Enzo Massimo Farinella, infettivologo e professore dell’università di Palermo. E’ importante in questo momento fare il punto sulle vaccinazioni e sulla variante che sta mettendo in ginocchio un po’ tutta l’Europa.
Purtroppo non sono foriero di buone notizie, è ormai chiaro che c’è una ripresa della pressione pandemica, per il momento risparmia il nostro Paese e la nostra Regione, ma siamo circondati da realtà in Europa in cui i casi sono in ascesa e anche i casi di variante Omicron hanno percentuali abbastanza alte e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità prevede una ulteriore impennata dei contagi.
Professore la variante Omicron è più contagiosa, si diffonde più rapidamente?
Quello che si sa, al momento, è che è una variante del virus molto più veloce della Delta che già era più veloce dal ceppo iniziale a Wuhan. Significa che contagia un maggior numero di persone più velocemente delle altre varianti. Sembra che la malattia non sia più grave, ma chiaramente se aumenta il numero di persone che acquisiscono l'infezione, all'interno di questo numero aumentato potrebbero esserci delle persone fragili, con altre patologie, e potrebbero esserci più malati di Covid.
I numeri dei ricoveri sono in aumento, sia in terapia intensiva che in degenza ordinaria. Sono numeri che mettono pressione agli ospedali. Il dato più importante che emerge è però che la maggior parte delle persone ricoverate non sono vaccinate.
Sono numeri inequivocabili, che sarebbe bene che tenessero a mente le persone non ancora vaccinate, perchè temono, sono perplesse o non lo desiderano, o sono demagogicamente no-vax. I numeri dei Paesi che hanno un'alta percentuale di vaccinati, intorno all'85% come l'Italia, dicono che i malati gravi è molto più basso, sia rispetto alle prime ondate nostre, che rispetto ad altri paesi con bassa percentuale di vaccinati. Questo ci dice che la vaccinazione protegge. Nessuno ha detto che ci rende vulnerabili, ma è l'unico strumento che abbiamo per fronteggiare il virus. In assenza di una vaccinazione siamo assolutamente disarmati.
Sono tante le domande che si fanno i cittadini in questa fase così delicata della vaccinazione. Intanto, il mix. Se ho fatto le prime due dosi con Pfizer e arrivato all'hub vaccinale c'è il vaccino Moderna, lo posso fare? E poi c'è chi ha paura a fare la terza dose a soli 5 mesi dalla seconda.
E' un virus che conosciamo da due anni, quindi è evidente che molte acquisizioni si osservano man mano che si osservano gli effetti della vaccinzione. Gli effetti sono soprattutto sulla risposta del sistema sanitario. Osservando milioni di persone vaccinate si è visto che a fronte di un ciclo completo, di due somministrazioni, dopo alcuni mesi il potere anticorpale comincia a diminuire. Per questo si è resa necessaria una terza dose, che serve a ristimolare la produzione del nostro sistema immunologico, che mette in essere un'ulteriore produzione di anticorpi per prevenire le infezioni. Questo è il motivo per cui serve una terza dose. Il tempo stimato della perdita di efficacia della seconda dose è di 5-6 mesi. Quindi l'Oms ha inequivocabilmente suggerito che bisogna anticipare la vaccinazione a 5 mesi, 150 giorni. Sul mix, intanto si tratta di due vaccini uguali dal punto di vista della costruzione. Pfizer e Moderna sono vaccini con mRna. Sono simili, sovrapponibili. Si è visto che con Moderna l'efficacia è molto positiva, quindi attualmente si vaccina con Moderna, perchè è un vaccino validissimo. Bisogna essere assolutamente tranquilli.
Perchè c'è poca fiducia nella scienza?
C'è stata un'eccessiva comunicazione, non sempre controllata, e non sempre neutrale. Molti, anche in buona fede, hanno messo anche la propria opinione, nel messaggio che comunicavano. E questo si può fare se parliamo di arte, di musica, di letteratura, dando la propria opinione critica. Ma quando si comunicano dati che attengono alla salute e che discendono da fonti certificate, validate e condivise dalla comunità scientifica, solo allora ci si dovrebbe limitare a comunicare ciò che più si avvicina alla certezza. Quando, anche in buona fede, si dicono frasi del tipo “sì, però anche i vaccinati si infettano...” è la verità ma bisogna spiegare perchè si infettano, e che se si infettano non vanno in rianimazione, che sono contagiosi per un brevissimo intervallo di tempo e con una carica virale molto bassa. Ragioniamo in una riduzione del rischio di ammalarsi e di ammalare, questo è il messaggio vero, tutto il resto sono opinioni che poi vengono filtrate dalle persone in base alle proprie paure, alle perplessità, al livello di conoscenza, e lì si fanno i pasticci.
Questa pandemia ci ha insegnato a frontaggiare l'emergenza anche per eventuali pandemie future.
Certamente. Noi a questa pandemia possiamo assimilare, nel nostro secolo, l'Aids, che aveva delle caratteristiche di diffusione talmente precise che effettivamente il contagio si poteva evitare. Il Covid è molto più insidioso con nuove varianti ad ogni ondata. La variante è sostanzialmente un altro virus che il nostro sistema immunitario potrebbe non riconoscere o riconoscere parzialmente. Dobbiamo considerare che il vaccino non può escludere le altre cose che diciamo da sempre, mascherina, distanziamento, e lavarsi le mani. Le due cose insieme aumentano il livello di sicurezza, ma mai pensare che chi è vaccinato non deve usare precauzioni.
E' partita la vaccinazione per i bambini 5-11 anni. Anche qui ci sono tante perplessità.
C'è un fatto emozionale, il senso di protezione che tutti hanno nei confronti dei propri piccoli. Ci sono oltre un milione di bambini vaccinati negli Stati Uniti, e non è stato segnalato nessun evento avverso importante, soltanto piccoli effetti collaterali che avvengono anche con gli altri vaccini che normalmente i nostri bambini fanno. Su questo bisognerebbe essere sicuri. Non bisogna avere timore delle conseguenze del vaccino, ma del Covid. Si sa ancora poco su quello che accadrà nel futuro alle persone che hanno avuto il Covid, gli effetti del long Covid, un insieme di patologie che si trascinano dopo il Covid. Proteggersi dall'infezione con il vaccino è essenziale soprattutto per i bambini che hanno una vita davanti e che il rischio di contrarre il Covid potrebbe portarli a fronteggiare gli strasichi della malattia.
C'è una parte di mondo che non è vaccinata. I paesi più poveri, l'Africa, sconta una bassissima percentuale di vaccinati. Si può sconfiggere questa pandemia se questi Paesi hanno queste difficoltà?
No. Proprio perchè è una pandemia, che interessa tutto il pianeta, si dovrebbe intervenire in tutto il pianeta, e possibilmente contemporaneamente, ma comprendiamo che ci sono tutta una serie di difficoltà di tipo sociale, economico. La cosa essenziale su cui tutti devono avere attenzione è che bisogna inviare aiuti sanitari, non i soldi, serve esportare la tecnologia per realizzare i vaccini in quei paesi. Se noi non chiudiamo quella finestra aperta, lì si replica all'infinito e circola in tutto il mondo.