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14/12/2021 06:00:00

Veleni di Trapani, libri e querele

 E’ uscito in libreria da appena un mese e già ha “all’attivo” una minaccia di querela, ed una “precisazione” di cui abbiamo già scritto.

Si tratta del libro del giornalista Marco Bova, “Matteo Messina Denaro, latitante di Stato”, che affronta il tema del decennale fallimento nella caccia al boss più ricercato d’Italia.

C’è però un’altra minaccia di querela di cui non si è ancora parlato, arrivata alla casa editrice Ponte alle Grazie il giorno della prima presentazione alla Feltrinelli di Palermo, lo scorso 24 novembre, a nome dell’avvocato Roberto De Mari e della moglie, la pm Rossana Penna. Attraverso il loro legale avevano inviato due pagine fitte di contestazioni (che potete leggere qui), con l’espresso invito di darne lettura nella presentazione stessa.

 

Marco Bova ne aveva letto le conclusioni: “Per tali motivi, i coniugi De Mari Penna, lungi dal voler ostacolare la presentazione del libro, programmata per il 24.11.2021, si limitano a comunicare che la casa editrice e l’autore saranno chiamati a rispondere civilmente della propria superficiale ed illecita condotta, che ha oltremodo aggravato il danno, per l’assoluta mancanza di qualsiasi preventiva, doverosa e congrua verifica dei fatti narrati”.

 

Avevamo scritto su Tp24 dell’avvocato De Mari, quando aveva querelato per diffamazione il pm antimafia Andrea Tarondo con l’accusa di aver diffuso sul suo conto notizie che aveva ritenuto false e lesive della propria immagine.

Tarondo, avendo ricevuto la confidenza da un altro magistrato (Anna Biondolillo), era stato accusato di aver raccontato del coinvolgimento di Roberto De Mari in una vicenda giudiziaria, poi archiviata.

Secondo la tesi accusatoria, attraverso Tarondo, questa confidenza avrebbe fatto il giro del Palazzo di giustizia di Trapani. Il magistrato però alla fine era stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

 

Tra i principali protagonisti del capitolo in questione, c’è il notaio Francesco Di Natale. “Dal suo studio passavano i principali affari della città e tra i suoi clienti c’è anche una folta schiera di personaggi borderline, compresi alcuni da tempo in odor di mafia – scrive Bova nel suo libro - Il suo profilo è emerso ai margini di alcuni blitz antimafia, per essersi occupato di operazioni immobiliari fittizie pilotate dai boss della mafia trapanese”.

L’autore racconta che il nome dell’avvocato De Mari sarebbe stato segnalato dalla polizia, monitorando gli affari del notaio. Al riguardo, i pm della dda di Milano avevano interrogato E. P. collaboratore di giustizia che, dopo gli arresti aveva confermato di essere venuto a conoscenza di atti d’indagine che lo riguardavano coperti da segreto, raccontando di appuntamenti con l’avvocato ai quali partecipava un suo complice, tornato “con una pen-drive al cui interno vi era salvato un fascicolo di circa 130 pagine relativo all’indagine che ci riguardava”. Anni dopo, precisa poi Bova, l’inchiesta su De Mari è stata archiviata.

 

Le contestazioni sollevate dall’avvocato dei coniugi De Mari Penna, sembrerebbero però trovare in buona parte risposta nel libro stesso.

Per esempio, il fatto che non siano state ricordate le indagini della Penna su Di Natale non trova riscontro nel testo, dove invece leggiamo da un verbale dell’ispettore Titone che “L’indagine affidata al dottor Tarondo, il cosiddetto fascicolo ‘Di Natale bis’ nasce da un’altra inchiesta, sempre a carico del notaio, di cui era titolare, quale sostituto procuratore, la dott.ssa Penna per reato di peculato”. E qualche pagina più avanti Bova scrive: “In quei giorni il notaio stava brigando per ottenere un patteggiamento, per il peculato contestato dalla pm Rossana Penna che, dopo l’incursione di Marino in Procura, aveva chiesto di essere revocata dal fascicolo”.

 

Nella diffida si legge anche che si sarebbe sorvolato sul fatto che “il collaboratore P. è stato arrestato nell’ambito di un procedimento iscritto nel 2005 ed assegnato alla medesima dott.ssa Penna”, ma sempre nello stesso capitolo sui veleni di Trapani leggiamo che “La vicenda in cui era stato coinvolto l’avvocato Roberto De Mari riguardava gli sviluppi di un blitz della dda di Milano sul narcotraffico benedetto dalla ‘ndrangheta con 49 arresti, coordinato dalla pm Rossana Penna, in quegli anni in servizio alla Procura meneghina, ed eseguito l’11 dicembre del 2010 dai reparti speciali della Finanza”.

Inoltre il legale dei coniugi De Mari Penna, considera una verità parziale scrivere che il dottor Tarondo sia stato assolto dall’accusa di diffamazione, perché “avverso quella sentenza pende ricorso per Cassazione”. Il che è vero, ma non toglie che siamo di fronte ad un’assoluzione di primo grado, confermata dal secondo.

 

Al di là del merito delle contestazioni sollevate però, anche in questo caso si ha l’impressione che il libro non sia stato letto attentamente. E che “I veleni di Trapani” sia stato comunque per quel capitolo un titolo più che azzeccato.

 

Egidio Morici



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