Chi non si ricorda del passaggio a livello che nel film -non ci resta che piangere- convinse Troisi e Benigni a cambiare strada catapultandoli nel medioevo!?
È proprio così che ci si sente quando ci si imbatte in uno di questi dispositivi posti in pieno centro urbano, abbassati, poi, per lasciar passare treni vecchi come il cucco tanto da bruciare nafta per avanzare!
In verità, la problematica dei passaggi a livello a Marsala è molto più profonda di quello che ci raccontano gli amministratori della Città.
Ma veramente il problema sono i maledetti passaggi a livello?
Ma veramente bypassandoli otterremmo benefici tali da giustificare gli enormi costi?
Ma veramente pensiamo che la sostenibilità ambientale la si raggiunga velocizzando il traffico automobilistico?
Dov’è in tutto ciò la Città di domani, quella che guarda alla transizione ecologica alle nuove e possibili connessioni urbane. In poche parole dov’è la tanto attesa rigenerazione urbana?
E se il problema fosse proprio la strada ferrata? Così come nel resto del paese ha depauperato centri urbani e interi litorali impedendone di fatto un più naturale sviluppo sociale ed economico!!!
Ma veramente pensiamo che scavalcando un passaggio a livello o nel peggiore dei casi passandogli sotto, con opere esageratamente discutibili dal puto di vista paesaggistico, si otterrebbe il miglior risultato per il futuro della nostra Città?
E quali sarebbero i concreti benefici urbanistici derivanti da questa scelta?
In verità, la soluzione maestra, unica e coraggiosa, sarebbe quella di rivedere l’intero impianto ferroviario che va da Trapani a Mazara. Più che rivederlo andrebbe completamente rivoluzionato con percorsi alternativi, infrastrutture e tecnologie nuove veloci ed efficienti.
Del resto la Missione 3 del corposo PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) prevede, guarda caso, le -infrastrutture per una mobilità sostenibile- Ma non credo, purtroppo, siano maturi i tempi per operazioni del genere nella palude politica che ci affligge. Gli enti locali hanno il compito e il dovere nei confronti della collettività, di spendere e bene 1/3 del valore dell’intero piano, tanti miliardi una enorme opportunità un treno appunto da non perdere. Ma dove sono i progetti? Per ora assistiamo a piagnistei collettivi, da nord a sud, che a parer mio tendono a nascondere le incapacità progettuali.
L’Europa, leggevo, e non ci azzecca niente il pnrr, ha dotato di 165milioni la regione Sicilia per l’acquisto di nuovi treni da destinare alle tratte con maggiore domanda potenziale. Capite cosa significa? Che oltre ad avere le strade ferrate non elettrificate non esprimiamo nemmeno un potenziale tale da giustificare un minimo di attenzione!
Ma tornando ai nostri passaggi a livello…Ci sono alcune domande a cui non ho saputo dare risposta:
1) Perché si vogliono spendere 21milioni per stuprare il territorio?
2) Come mai questa eventuale dotazione economica non la si investe per un reale progetto risolutivo e di sicura rigenerazione urbana. Questa domanda pecca di ingenuità ma di fatto è provocatoria lo ammetto!
Anch’io non sopporto i bastian contrari, quelli che hanno sempre da ridire ma senza uno straccio di soluzioni. Allora ecco la mia proposta o se preferite la mia sega mentale. Sono l’unico che la pensa così? Sarebbe interessante capirlo!
Per cominciare allego un quadro d’insieme dove è possibile vedere l’intero intervento e le aree coinvolte, cercando via via di spiegare cosa indicano.
La proposta prevede, rullo di tamburi, l’interramento della linea ferrata dal punto A al punto B.
Niente paura non è una follia, piuttosto la valuterei come un’ovvietà. Infatti, sono molti i Comuni che lavorano in tal senso, un esempio per tutti è il recentissimo progetto di interramento della ferrovia a Trento, cittadina di circa 117mila anime. Sono opere importanti e impegnative ma sono l’unica soluzione al problema che affligge, come accennavo, moltissime citta che altrimenti non potrebbero sviluppare la propria maglia urbana sbarrata dalla linea ferrata di antica concezione.
Ed è proprio questo il fine che si pone la proposta, liberare interi quartieri dalla alienazione dando nuovo input all’intera rete viaria cittadina generando, di fatto, una serie di benefici diretti e indiretti.
Vi spiego di seguito quali, come e perché;
Nella prima tavola (quadro d’insieme) ci sono 3 quadranti denominati con i numeri 1-2-3 attraversati da Nord a Sud dalla linea ferrata, ecco cosa accadrebbe in ognuno di essi in seguito all’interramento della ferrovia.
Il punto A, posto a nord (chiamiamolo di entrata), si trova più o meno in prossimità dei capannoni Nervi, mentre Il punto B, posto a sud (chiamiamolo di uscita), si trova più o meno nella zona della villa Araba, sede della stazione dei Carabinieri. La lunghezza totale dal punto A al punto B è di circa 4.000 metri.
Da una rapida verifica altimetrica ho constatato che non ci dovrebbero essere problemi di quote, infatti la stazione ferroviaria è sufficientemente più alta rispetto ai due punti A e B.
Quindi, quali sarebbero i benefici –diretti e indiretti- che l’interramento della linea ferrata genererebbe, oltre ovviamente al nuovo asse viario che verrebbe a crearsi?
Beh, il primo è proprio l’eliminazione di tutti i passaggi a livello, un vero e proprio colpo di spugna, la si potrebbe definire -un’operazione pulita- che non massacra il territorio, per intenderci!
Ma non è l’unico beneficio che si otterrebbe e nemmeno il principale o il più significativo!
I benefici sostanziali sono altri e legati alle nuove connessioni e/o riconnessioni tranciate dalla ferrovia. Vediamole nel particolare:
Quadrante (1) - È sicuramente l’intervento più complesso dal punto di vista progettuale, infatti l’eliminazione del sottopasso di via Ugdulena che innesta la via Trapani con la via Gramsci, per intenderci, può sembrare arduo da risolvere ma non impossibile, a renderlo possibile è proprio il beneficio che l’area urbana ne trarrebbe!!!
Dall’infografica relativa lo si intuisce immediatamente. La riconfigurazione viaria è concreta e di sicuro beneficio per l’intera zona e non solo. La via Paceco si innesterebbe con la via A. De Gasperi, così come la via Castelvetrano, per quanto riguarda quest’ultima, ad ostacolare il naturale raccordo con la via A. De Gasperi è un manufatto all’apparenza abbandonato e riconquistato dalla vegetazione. A seguire a cascata tutte le altre vie minori, via Gibellina, via Caduti di Superga, via Degli Sportivi, via Dei Campioni, c’è via Dei Calciatori che giungerebbe fino a via Del Fante, incredibile, poi, ancora, via Siracusa e non ultima la bellissima via Archimede, tutte finalmente libere dallo strozzamento.
Ed eccoci all’eliminazione della gobba del cavalcavia della via Giovanni Amendola, i benefici sono tanti e tali che non ritengo necessario elencarli. Finanche La via Giulio Anca Omodei potrebbe raccordarsi con il nuovo asse viario nel punto di tangente.
Quadrante (2) quest’area contempla la bellissima Chiesa di Santa Maria della Grotta che si troverebbe così in una posizione favorevole al nuovo asse viario a cui si lega tramite l’antistante area verde, il tutto, opportunamente riqualificato, diventerebbe parte integrante dell’intero progetto conferendogli un forte carattere artistico culturale e magari si potrebbero contabilizzare i fondi necessari per il recupero del magnifico monumento da troppo tempo abbandonato!
Ed eccoci giunti nel grande slargo antistante un'altra testimonianza storico-culturale, la Chiesa dell’Itria, in questo punto il nuovo asse viario sfocerebbe in un contesto ampio dove la progettualità è incredibile. Siamo così giunti nel nodo di via Libertà e via Francesco Gambini, finalmente le due vie si ricongiungerebbero. Questa naturale riconnessione potrebbe dare il via alla definitiva pedonalizzazione di via Roma, effetto indiretto.
Quadrante (3) cuore del progetto. Che dire, qui siamo nel quadrante caldo, andando in ordine, la prima operazione consiste nello spostamento della Stazione ferroviaria nell’area di smistamento dove ci sono alcuni magazzini di cui uno in particolare è architettonicamente molto interessante e lo si potrebbe annoverare nella così detta archeologia industriale, adeguato per accogliere la nuova stazione.
La strada ferrata, per tutta la lunghezza dell’area in questione e fino alla via Sebastiano Lipari, sarebbe a cielo aperto se pur ad una quota inferiore rispetto al piano attuale. Il raccordo pedonale tra la strada ferrata, in basso, e la nuova stazione potrebbe essere risolto con una scalinata larga quanto il fronte dell’immobile o con soluzioni da escogitare in fase progettuale tenendo conto anche dei portatori di handicap.
Di seguito uno schema concettuale per aiutare le mie parole.
Un altro effetto positivo “indiretto” lo si otterrebbe spostando la stazione degli autobus da Piazza del Popolo nella nuova e naturale location. Otterremmo due benefici, treno e autobus finalmente insieme e la reale riqualificazione di Piazza del Popolo dove ci vedo un parcheggio interrato a 2 livelli con la riconfigurazione in superficie del vecchio giardino, convinto che le soluzioni migliori spesso si trovino nel passato. Nel bel mezzo ricollocherei la fontana di Fiume perché ritengo sia la posizione ideale per ridarle dignità anche dal punto di vista turistico culturale e turistico.
Prima di chiudere e nell’augurio che qualcuno sia giunto fin qui, manca l’ultimo tassello, un’operazione che accorcerebbe il gap urbanistico che separa Piazza Caprera dal centro cittadino. Per far ciò: sul lato Nord di Corso Calatafimi, ogni 4 posti auto, realizzerei delle aiuole nelle quali piantare alberi per un totale di circa 25 piante.
Nel punto esatto dove l’asse viario del corso Calatafimi incontra il giardino di piazza Caprera, lancerei un concorso internazionale per la progettazione di una fontana.
Non credo sia opportuno continuare la narrazione delle varie possibilità e dei molteplici aspetti del progetto come per esempio il completamento della Circumvallazione dalla via Lipari fino a via Grotta del Toro, le parti mancanti sono visibili nel quadro d’insieme cerchiate in rosso.
Comunque e per concludere…Una cosa è certa, il PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) ci aspetta, le Amministrazioni locali sono chiamate a partecipare per un ammontare economico pari ad 1/3 dell’intero valore del piano.
È il momento di osare altrimenti continueremo -vita natural durante- a dare la colpa a chi non ce l’ha!
Cordialmente
Alfredo Sparano