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19/11/2021 06:00:00

 Le associazioni ambientaliste chiedono un Pool contro gli incendi boschivi in Sicilia

Dopo il tempo delle manifestazioni, il confronto, i dibattiti, e i sit-in, deve sempre arrivare quello delle proposte concrete. E’ quanto stanno facendo le associazioni ambientaliste siciliane, avanzando una richiesta concreta alle istituzioni.

Si tratta di una proposta operativa e non di richieste generiche. Il fine e’ quello di ottenere un serio intervento per l’individuazione e la repressione degli incendi.

Fenomeno in continua progressione divenuto ormai intollerabile agevolato dalla certezza della sostanziale impunità di cui godono ormai gli autori del misfatto.

A mettere nero su bianco ufficialmente sono stati congiuntamente il Coordinamento Salviamo i Boschi, WWF, Italia Nostra, Legambiente, LIPU e FLAI CGIL.

In una lettera le organizzazioni chiedono “alle Massime Autorità della Repubblica Italiana l’istituzione di Sezioni di Magistrati inquirenti e nuclei investigativi interforze, specializzati nelle indagini relative al fenomeno degli incendi boschivi e di vegetazione e la costituzione di un coordinamento investigativo tra i vari Uffici inquirenti presenti nel territorio della Regione Siciliana.”

Questo anno che sta per chiudersi e’ stato un inferno. Il peggiore in assoluto rispetto a un’evoluzione storica degli incendi e delle superfici divorate dal fuoco nella nostra isola.

Un primato negativo consolidato che la Sicilia già deteneva rispetto alle altre regioni d’Italia.

Pia illusione quando si pensò che la catastrofe del 2020 non si sarebbe più verificata.

Molto superiore allo stesso 2020 che sembrava un apice non più raggiungibile.
Tra maggio e agosto di questo anno, gli incendi sono stati ben 7000, 78.000 ettari (ha) aggrediti dal fuoco (sui 160.000 nell’intera nazione) secondo le fonti istituzionali (EFFIS).
Un numero così alto di incendi non si erano mai verificati.

E tuttavia si contano in una mano il numero degli arresti. E quasi sempre puniti con pene lievi.

“La nostra è la voce dei cittadini siciliani che partecipano attivamente e con interesse alla salvaguardia dell’ambiente, attraverso il fenomeno associativo – dicono i firmatari - e che negli ultimi anni hanno organizzato svariate iniziative di natura sociale per contrastare il terribile fenomeno degli incendi boschivi, ma anche denunciato illeciti in sede giudiziaria constatando la lentezza e la scarsa efficacia delle operazioni di indagine e di repressione messe in atto fino ad ora.”

La consapevolezza che non si tratta di autocombustioni, come prima veniva sempre colpevolmente sostenuto, ma che le cause sono quasi sempre dolose si va facendo sempre più diffusa.

Con una grossa novità.

Alle cause di sempre come la rinnovazione dei pascoli, il recupero dei terreni agricoli a spese del bosco per la coltivazione o per attivare contributi comunitari, la speculazione edilizia, le ritorsioni contro la Pubblica Amministrazione, i conflitti o le vendette tra proprietari, oggi se ne aggiungono altre più specifiche, come quelle legate agli interessi che ruotano intorno agli investimenti nella repressione incendi da terra e soprattutto dal cielo.

Le associazioni ambientaliste sottolineano che lotta aerea della Protezione Civile è gestita dalla multinazionale Babcock con un contratto rinnovato nel 2017 per 4 anni con un importo di circa 45 milioni all’anno, più il pagamento delle ore di volo eccedenti le 3.500 previste dal contratto.

O ancora: l’attivazione di contributi comunitari per la ricostituzione boschiva o la distruzione a mezzo del fuoco di opere forestali non ben eseguite.

Ultimamente anche la Commissione Regionale Antimafia, che ha avviato una sua indagine sul tema specifico, ha fatto emergere una nuova ipotesi, quella per cui in alcune zone gli incendi verrebbero appiccati per liberare i terreni dalla vegetazione e renderli così disponibili per l’installazione di impianti fotovoltaici.

Alla luce di questi dati che mostrano la preoccupante progressione del fenomeno, accelerato anche dal cambiamento climatico, dall’abbandono dei terreni agricoli e dalla mancata prevenzione, le associazioni sottolineano “le difficoltà operative di coloro che sono istituzionalmente chiamati a svolgere l’attività repressiva di tali reati. Ciò è anche dovuto, a nostro parere, all’assenza di magistrati inquirenti specializzati negli incendi boschivi all’interno delle Procure della Repubblica siciliane ed al mancato coordinamento fra le stesse”.

Per questo motivo le Associazioni hanno deciso di unire le loro forze insieme a quella della FLAI CGIL per chiedere che venga istituito nell’ambito di ciascun Ufficio della Procura presso i Tribunali della Regione Siciliana un “Pool” di Magistrati con particolari competenze nell’ambito della repressione di tutti i delitti connessi al fenomeno degli incendi boschivi.

L’auspicio e’ che si costituisca un Nucleo Interforze (Corpo Forestale della Regione, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza) altrettanto specializzato nel compimento dei relativi atti di indagine volti all’acquisizione delle prove dei suddetti delitti.

L’obiettivo, già attuato con eccellenti risultati in altri ambiti, è quello di mettere in sinergia investigatori, competenze, professionalità, tecnologie per effettuare un autentico salto di qualità per il contrasto a questo odioso fenomeno, dagli effetti devastanti non solo per l’ambiente, ma anche per il contesto economico e sociale dell’Isola.

Si tratta in definitiva di anteporre l’interesse collettivo a quelli meschini di alcuni speculatori. Prima che si troppo tardi.

Franco Ciro Lo Re

 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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