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18/11/2021 06:00:00

Il figlio realizza la struttura, il padre la autorizza. Il caso al Cinque Palme di Marsala 

 Il figlio, imprenditore, realizza la struttura, sul mare. Il padre, che deve fare i controlli, l'autorizza.

E' la vicenda che emerge nel processo che riguarda il caso di presunto abusivismo per il locale Cinque Palme, che sta proprio nel centro del lungomare di Marsala, al "ferro di cavallo". 

Il processo si concluso in un quasi nulla di fatto. Il piccolo cancello posto all’ingresso è l’unica irregolarità sanzionata dal giudice monocratico Annalisa Amato. Il locale a metà aprile 2019 fu sequestrato dall’ufficio circondariale marittimo (per essere dissequestrato un anno dopo) per una presunta difformità rispetto al progetto approvato. Furono contestate “irregolarità in ambito demaniale marittimo”. Adesso, però, Rosa Letizia Saladino (figlia dell’ex consigliere comunale Gregorio Saladino), amministratore unico della “Classis a.r.l.”, proprietaria del “Cinque Palme”, è stata assolta dal giudice Annalisa Amato dalle principali contestazioni. E’ stata condannata soltanto per avere realizzato un piccolo cancello in legno che impediva l’accesso al molo. Per questo gli sono stati inflitti due mesi di reclusione, pena sospesa, con 1200 euro di multa e pagamento delle spese processuali.

Ma veniamo a quanto emerge dal processo, Il procedimento, infatti,  prese le mosse da un controllo effettuato dall’ufficio circondariale marittimo ai primi di dicembre 2018. L’imprenditrice è stata accusata di abusivismo per avere realizzato una struttura non conforme al progetto autorizzato. Ma il suo tecnico, l’ingegnere Salvatore Capizzo, nel corso del processo, in aula, ha fatto notare (e ha messo per iscritto nella sua relazione) che a realizzare la struttura è stato un altro imprenditore. Si tratta di Benedetto Maggio, classe 1990, che è figlio del geometra del Genio Civile Cristoforo Maggio, funzionario che ha dato l’ok dell’ente ai calcoli strutturali. E' stato lo stesso ingegnere Capizzo a sottolineare il  “palese conflitto d’interesse”.

Come si vede da questo documento, del 2015, il Genio Civile di Trapani dà il parere tecnico per la realizzazione del lido della Classis Srl, di Benedetto Maggio, in una nota firmata anche dal padre Cristoforo.

 

Maggio  ha poi ceduto l’attività e la struttura alla Saladino, che era sua socia (Benedetto Maggio oggi risulta proprietario al 100% e amministratore unico della Ge.mon. di Fanny Montalto, srls che fa riferimento all'ex consigliera comunale, e che gestisce un wine bar)

Torniamo alla vicenda delle Cinque Palme. A far scattare il controllo, aveva spiegato in una precedente udienza un sottufficiale della Capitaneria (Tommaso Rallo), furono alcune telefonate di protesta di cittadini che lamentavano la realizzazione del cancello all’ingresso del molo. In Tribunale, l’ingegnere Capizzo, che ha anche consegnato una relazione, ha ribadito: “Le opere realizzate sono state autorizzate dagli enti competenti e l’area demaniale occupata è addirittura inferiore a quella concessa. Quindi, nessuna occupazione abusiva”. L’imprenditrice è stata difesa dall’avvocato Carlo Ferracane. “Alla struttura in legno già realizzata – ha spiegato ancora l’ingegnere Capizzo – noi abbiamo aggiunto soltanto le vetrate e il telo di copertura, completando impianti e servizi e ripristinando il muro a secco eroso dal mare. La struttura realizzata non presenta variazioni essenziali rispetto ai provvedimenti rilasciati dal Suap di Marsala. Inoltre, il 7 dicembre 2018, è stato presentato al Demanio Marittimo il progetto di variante con incluso la collocazione del cancello”. Il controllo della Capitaneria è del 6 dicembre 2018.

Infine, un tema introdotto in aula dall’ingegnere Capizzo è stato quello dei calcoli relativi alla struttura presentati dalla gestione precedente a quella di Rosa Letizia Saladino. Calcoli che il tecnico, testimoniando come consulente della difesa, ha affermato essere stati disconosciuti dall’architetto che ufficialmente, sulla carta, li avrebbe redatti e firmati. Questo architetto, affermò Capizzo, scrivendolo anche nella relazione consegnata al giudice Amato, “nel mio ufficio, in presenza di altre due persone, mi ha detto di non sapere nulla di quei calcoli, di non averli eseguiti lui e che la firma in calce non era la sua”. Eppure c’è il suo timbro. Qualcuno gliel’ha sottratto? O falsificato? 



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