«Maledetta la guerra, maledetto chi la pensò, maledetto chi pel primo la gridò. Sono stanco di questa schiavitù militare, di questa obbedienza umiliante e misera, stomacato dagli abusi che si commettono sotto l’ipocrita spoglia della disciplina. Avevo un altro concetto della vita militare prima della guerra, credevo vi fosse tutta gente compita, invece c’è la feccia, la melma, il fior fiore dell’imbecillaggine, il rifiuto della società civile, gente che non ha coscienza che non può avere larghe vedute… Il militare deve sottoporre tutto se stesso ad un altro individuo che si chiama superiore, fosse anche l’essenza della guerra e dell’ignoranza».
Con queste parole il soldato C.A., ventiseienne della provincia di Avellino, descriveva in data 11 settembre 1917 alla signorina M.D.M i suoi sentimenti verso la guerra e l’esercito dopo aver vissuto l’esperienza della trincea.
Per questa missiva, considerata denigratoria, sarà processato da un tribunale militare e condannato ad otto mesi di carcere.
Il soldato C.A. è uno dei 350.000 soldati italiani processati durante la Grande Guerra.
Con 870.000 denunce, di cui 470.000 riferite ai renitenti alla chiamata militare, e 400.000 per reati commessi sotto le armi (tra cui numerosissimi i casi di diserzione), gli italiani, dentro e fuori dai confini, dimostrarono quali erano i sentimenti predominanti verso la guerra.
Duecentodiecimila soldati saranno condannati a varie pene, sedicimila all’ergastolo, quasi ottocento a morte (a cui vanno sommati i fucilati al fronte, di cui è impossibile fare una stima attendibile).
Rinnovare la memoria di questi uomini, e di tutti quelli che al fronte e dietro le linee, in ogni paese soffrirono e lottarono contro la guerra dovrebbe essere un dovere per tutti noi.
Non osiamo dire che avremmo voluto che la lettera del soldato C.A. fosse letta oggi nei luoghi delle Istituzioni, dove si continua a celebrare il massacro di intere generazioni. Sappiamo bene quanto non c’è posto per questa memoria in certi ambienti.
Ma vorremmo che la lettera del soldato C.A. fosse letta in ogni casa, in ogni strada, in ogni scuola, in ogni luogo di lavoro perché il suo giudizio categorico sulla guerra, lo stesso di altri milioni di uomini, continui a vivere e ad alimentare il rifiuto totale di ogni conflitto tra poveri, per il presente e per il futuro.
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Il testo, che sottoscriviamo per intero, è tratto da: https://it-it.facebook.com/cannibaliere/
La lettera è tratta da: E. Forcella A. Monticone, Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale, Laterza, Bari, 2014
La foto è tratta da: https://www.raicultura.it/webdoc/grande-guerra/giustizia-militare/index.html#Intro
Coordinamento per la Pace – Trapani
4 Novembre 2021