Cinque giorni su sette il Centro di permanenza per il rimpatrio di Bari sarebbe rimasto sprovvisto di assistenza medica per i migranti. Ma, aspetto ancora più grave, i nuovi arrivati non sarebbero stati sottoposti a visite medica con il rischio di diffusione di malattie infettive.
A finire nei guai la cooperativa trapanese Badia Grande e l'associazione Paceco Soccorso. Cinque gli indagati nell'ambito dell'inchiesta della locale Squadra mobile, coordinata dalla Procura di Bari.
Si tratta di Antonio Manca, presidente della cooperativa Badia Grande, aggiudicataria dell’appalto per la fornitura di beni e servizi relativi al funzionamento del Cpr; Marianna Bello, direttrice della struttura, Giovanni Cimino, referente dell’Associazione Paceco Soccorso affidataria del servizio di assistenza medica e sanitaria; Antonino Tartamella, medico responsabile del presidio sanitario della struttura per migranti.
Gli avvocati, Vincenzo Lo Re e Donatella Buscaino, legali della cooperativa Badia Grande, però, assicurano che “il capitolato d’appalto è stato rispettato in ogni suo punto e la cooperativa è in grado di darne dimostrazione documentale all’autorità giudiziaria titolare delle indagini”.