L’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio aveva annunciato di aver fornito alla Procura di Marsala dei segnali importanti sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone e si era detto fiducioso nell’operato degli inquirenti. Invece è finito intercettato anche lui, mentre è al telefono con una nuova testimone, Antonella Allegrini, la cui testimonianza era stata segnalata alla Procura dallo stesso Frazzitta.
Una testimonianza rivelatasi però completamente falsa, per ammissione stessa della testimone, che costituisce l’ossatura principale della recente richiesta di archiviazione che ha riguardato anche Anna Corona, di nuovo indagata per il sequestro della bambina scomparsa da Mazara del Vallo l'1 settembre 2004, quando aveva 4 anni. Corona, madre di Jessica Pulizzi ed ex moglie del padre naturale di Denise, era stata già processata ed assolta.
L’archiviazione è stata chiesta anche per altre tre persone: Giuseppe Della Chiave che lo zio Battista, sordomuto, aveva testimoniato di aver visto con Denise su uno scooter lo stesso giorno della scomparsa, la Allegrini (di cui si diceva) ed il marito Paolo Erba.
Corona e Della Chiave erano stati indagati per sequestro di persona, mentre Allegrini ed Erba per false informazioni al pubblico ministero.
La Allegrini si è inventata tutto perché suggestionata dalla tv. “Sono stata martellata da trasmissioni televisive che non fanno altro che parlare del sequestro della bambina – ha detto agli inquirenti davanti ai numerosi elementi probatori che la smentivano - e ho ritenuto che fosse giusto fare quello che ho fatto”.
Ad una domanda del proprio difensore ha invece risposto: “Sono dispiaciuta per quello che è successo e andrò da uno psicologo per verificare le cause di quanto accaduto”.
La storia di questa singolare testimonianza inizia lo scorso 22 maggio, quando l’avvocato di Piera Maggio, Giacomo Frazzitta deposita in procura una segnalazione su delle rivelazioni a lui fatte da una donna di Roma, Antonella Allegrini. Il difensore comunica che il primo settembre (giorno in cui sparì Denise) la donna si trovava in vacanza in Sicilia, soggiornando presso l’hotel Ruggero II di Mazara del Vallo insieme al marito Paolo Erba e ai figli.
Essendosi accorta che nel bagno della loro camera mancavano gli asciugamani, sarebbe scesa nella hall, dove non avrebbe trovato nessuno al bancone, sentendo invece provenire delle grida in cui qualcuno diceva in dialetto, “Perché l’hai portata qui?” e contemporaneamente il pianto di una bambina.
La donna avrebbe quindi detto ad alta voce: “Ma insomma, cosa sta succedendo?”.
“A quel punto una signora ha aperto una tenda e con gli occhi molto arrabbiati ha chiesto cosa voleva – si legge nella segnalazione depositata dall’avvocato – in quel frangente la signora scorgeva oltre la tenda una bambina che piangeva”.
“Ne riferì al marito – prosegue la segnalazione dell’avvocato – soprattutto dopo che aveva avuto in quella giornata la notizia del fatto che una bimba era scomparsa, ma il marito le disse che sicuramente quell’episodio non c’entrava, per cui non si recarono in commissariato”.
Sul perché la signora avesse deciso di parlare dopo 17 anni, Frazzitta lo spiega così:
“In questo mese è venuta a sapere dalla stampa che l’hotel Ruggero II era al centro della vicenda e, pertanto, ha deciso di riferire il fatto, anche perché ha riconosciuto sicuramente Anna Corona e la piccola Denise Pipitone”.
Gli investigatori, per verificare la fondatezza di queste dichiarazioni, dopo aver delegato i carabinieri ad escutere urgentemente la donna a Roma, intercettano la Allegrini. E nello stesso tempo dispongono tutta una serie di accertamenti a riscontro, sentendo a sommarie informazioni il direttore e i receptionist dell’hotel, verificando le disponibilità di autovetture, controllando i movimenti dei conti della signora e del marito… perfino l’aggancio a Mazara del Vallo dei loro cellulari.
Risultato? Le rivelazioni della Allegrini si rivelano “prive di qualsiasi fondamento – si legge nella richiesta di archiviazione – non essendo la donna mai stata a Mazara del Vallo”.
E tra i riscontri negativi di maggiore portata, emerge che le utenze telefoniche intestate alla coppia “non risultavano tra quelle agganciate in Mazara del Vallo il giorno del rapimento ed i successivi”.
Ma anche i prelievi e i pagamenti col bancomat da loro effettuati in Sicilia, vanno dall’11 al 25 agosto 2004 (dei quali nessuno a Mazara del Vallo). Dal 26 agosto in poi, tutte le operazioni avvengono invece a Roma.
Al primo settembre, data in cui avrebbero dovuto trovarsi a Mazara del Vallo, risultano addirittura un prelievo da uno sportello di una banca ed un acquisto con carta di credito presso un supermercato, entrambi effettuati a Roma.
Poi ci sono le intercettazioni.
Il 24 giugno la Allegrini viene a conoscenza della propria convocazione a Marsala per il successivo 29 giugno e chiama l’avvocato Frazzitta che, scrivono gli inquirenti, reagiva alla notizia esprimendo giudizi pesanti sui magistrati: “… Sono Puerili! Perché i magistrati fanno schifo cara signora! I magistrati fanno schifo in Italia lo dobbiamo dire e sta succedendo anche nel caso di Denise se ne stanno andando ad indagare la collega (la dott.ssa Angioni, ndr)… qual è l’urgenza di andare ad indagare la collega in questo momento”.
E quando la donna dubitava della reale volontà degli investigatori di arrivare alla verità, l’avvocato aggiungeva di aver cominciato a pensarla così anche lui, alla luce del fatto che “la dottoressa Angioni era quella che aveva inquisito tutti” e che “in questa maniera si potenzia la reticenza”.
Un’altra telefonata tra la Allegrini e l’avvocato Frazzitta avviene quando la donna viene a sapere che il motivo della citazione, più che per acquisire ulteriori informazioni, era per essere interrogata insieme al marito in qualità di indagati per false informazioni al P.M.
Il legale manifesta la propria incredulità (“Sono impazziti tutti”, “Bestiale questa cosa”, “Sono scioccato”) ed il proprio dispiacere (“Io sono scioccato in questo momento, signora. Mi sta crollando tutto il mondo addosso…”, “Io sono dispiaciuto per voi, signora, lei non immagina, da sentirmi male… da sentirmi male… signora…”).
Se la richiesta di archiviazione dovesse essere accettata dal giudice, il rinnovato interesse per il ruolo di Anna Corona nel sequestro di Denise arriverebbe al capolinea. E quest’ultimo procedimento si configurerebbe come un colpo di coda causato da un cortocircuito mediatico.
Certo, nel periodo oggetto di intercettazioni (dal 26 maggio al 10 luglio) non sarebbero però emersi passaggi significativi dai quali si possa dedurre una qualche consapevolezza della donna di aver ordito un inganno. Così come la sua ammissione di essersi inventata tutto, appare poco sensata quando collegata all’aver “ritenuto che fosse giusto fare quello che ho fatto” (così si legge nella richiesta di archiviazione).
Una stranezza che però viene equilibrata dall’annuncio della Allegrini di ricorrere all’aiuto di uno psicologo per capirne di più.
Inoltre, se non avesse ritrattato, la donna avrebbe rischiato la condanna per falsa testimonianza.
Punto e a capo. Dopo 17 anni, la domanda rimane sempre la stessa: dov’è Denise?
Egidio Morici