Quantcast
×
 
 
20/09/2021 06:00:00

"Super Green Pass" obbligatorio da metà ottobre, domande e risposte

 Il “Super Green Pass”, così come è stato definito quello che riguarda quasi tutto il mondo del lavoro, entrerà in vigore il 15 di ottobre. Come si svolgeranno e chi farà i controlli, quali le sanzioni nel privato? Ecco le domande e le risposte sulle principali questioni.

Chi potrà controllare il green pass?
I medici aziendali, attraverso l’Anma, la loro associazione di categoria, hanno fatto sapere che non possono essere coinvolti in questo controllo. Secondo i medici competenti, qualora uno di loro dovesse esprimere una non idoneità nei lavoratori non in possesso di certificazione verde o di vaccinazione «il lavoratore interessato potrebbe adire ad un ricorso avverso il giudizio ed è facile immaginare che gli organi competenti accoglierebbero il ricorso annullando il giudizio del medico competente e potrebbero nondimeno sanzionarlo». Certo tutto cambierebbe dove il green pass fosse reso obbligatorio da un decreto. In questo caso a fare i controlli potrebbe essere un addetto dell’azienda all’ingresso. La privacy sarebbe garantita nel senso che l’azienda non saprebbe se quel green pass è stato ottenuto tramite tampone negativo, superamento della malattia o vaccino.

Che succede a chi rifiuta di esibire il green pass?

La sospensione dal lavoro senza retribuzione finché continuerà lo stato di emergenza. Ma il posto di lavoro non si può perdere.

Che succede se il lavoratore entra in azienda anche senza green pass?

In questo caso potrebbero esserci delle sanzioni a carico del lavoratore ma anche a carico del datore di lavoro, se fosse consapevole dell’ingresso fuori regola. Bisogna dire che da una parte i sindacati temono che il green pass obbligatorio sia usato dalle imprese per allontanare dipendenti considerati “fannulloni”, dall’altra non mancano le imprese preoccupate per il fatto che da un giorno all’altro potrebbero trovarsi senza personale in ruoli chiave e difficili da sostituire.

Lo smart working può essere una via d’uscita per permettere ai no vax di continuare a lavorare?

In linea teorica sì. Siemens introdurrà il green pass obbligatorio già dal 27 settembre nei suoi uffici consentendo a chi vuole di lavorare da casa. «Il percorso attuato da Siemens è certamente un ottimo contemperamento tra le esigenze di riservatezza imposte dal Garante della privacy del 14 maggio scorso, le esigenze produttive -assicurate dalla smart working – e le esigenze dei lavoratori di lavorare, di percepire la retribuzione ma anche per chi lo volesse, di non vaccinarsi». L’utilizzo dello smart working, quando possibile potrebbe essere una soluzione che attenua il problema. Tra l’altro anche un eventuale no vax potrebbe rientrare in azienda uno o due giorni alla settimana accollandosi il costo di un tampone soltanto.

Quanto può costare garantirsi il green pass tramite i tamponi?

Il tampone al momento si può fare a costi molto diversi. Si va dai 20 euro dei tamponi più a buon mercato ai 40. Se consideriamo un costo medio di 30 euro e tre tamponi alla settimana si verrebbero a spendere poco meno di 400 euro al mese. A questo bisogna aggiungere i costi legati al tempo perso per portare a termine il controllo. Si parla della possibilità di introdurre tamponi a prezzi calmierati ma non è ancora chiaro se questa via sia praticabile e quali sarebbero i prezzi. «Per chi non può vaccinarsi per ragioni di salute il tampone deve essere gratuito e garantito. Viceversa, una norma che ponesse a carico della collettività i costi del rifiuto immotivato a vaccinarsi presterebbe il fianco a dubbi di illegittimità costituzionale», dice il giuslavorista ed ex presidente Anpal Maurizio Del Conte. «Un intervento legislativo sul green pass è diventato urgente, oltre che necessario -aggiunge Del Conte -. Imprese e lavoratori non possono essere lasciati nella incertezza di una autoregolazione che sta diventando anarchica e spesso contraddittoria. Le misure di tutela della salute devono essere uniformi per tutti i lavoratori».

Con il green pass servono ancora i protocolli di salute e sicurezza in azienda?

Sì. Scrivono i medici competenti dell’Anma in una loro nota: «Il protocollo condiviso del 6 aprile dello scorso anno tra le parti sociali resta ad oggi l’arma istituzionale efficace per contrastare il contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e nelle occasioni di lavoro. È bene ricordare - e il medico competente lo deve richiamare in azienda - che, allo stato attuale, la possibilità di contagiare e di contagiarsi sussiste indipendentemente dalla condizione vaccinale e/o dal possesso del green pass». Morale: i protocolli servono, e andrebbero aggiornati, cosa che anche a livello nazionale non è stata fatta.

Se in ufficio tutti avranno il green pass si potrà togliere la mascherina? Ed eliminare il distanziamento?

Non ci sono per ora esistono provvedimenti in merito ma è indicativo il fatto che si sia parlato della possibilità di togliere la mascherina nelle classi dove tutti gli studenti e i docenti sono vaccinati ma questa misura non è stata adottata. E’ ragionevole pensare che molto dipenderà anche dall’andamento del contagio una volta che il green pass obbligatorio sarà adottato.

Sarà mantenuta una quota massimo di riempimento degli uffici?

Oggi nella maggioranza degli uffici lavorano in presenza quote di dipendenti che oscillano tra il 30 e il 40%. L’obbligo del green pass potrebbe consentire di alzare questa soglia ma è tutto da vedere che si possa tornare al 100%. Per ora una cosa è certa: lo smart working resta raccomandato fino alla fine di dicembre.