Nell’antico chiostro del Collegio dei Gesuiti presentazione del libro “La cala. Cento giorni nelle prigioni libiche”, scritto a quattro mani dagli autori mazaresi Peppe Ciulla e Catia Catania.
Ha dialogato con gli autori il giornalista Luca Telese. Il libro è in tutte le librerie e gli stores online dallo scorso primo settembre, data non causale, che coincide con il primo anniversario della cattura dei 18 pescatori di Mazara del Vallo da parte di vedette libiche. Un sequestro e conseguente prigionia, opera del generale libico Haftar, protrattisi per ben 108 giorni.
L'incontro si è aperto con l'intervento del sindaco Salvatore Quinci e si è concluso con le testimonianza di alcuni protagonisti che hanno vissuto sulla propria pelle l’incubo dei 108 di prigionia.
Attraverso la storia ed il coraggio delle donne dei pescatori, in particolare di Rosetta Ingargiola, mamma del capitano del Medinea Pietro Marrone, il libro ricostruisce la drammatica vicenda, con lo sfondo di una guerra del pesce che dura da 60 anni, raccontando anche la storia ed i luoghi simbolo della marineria mazarese.
Il libro, edito da Bompiani, fa parte della collana “Munizioni” diretta da Roberto Saviano, che ne ha curato le varie fasi della pubblicazione.
«Di questo sequestro - scrive Saviano - non si doveva parlare e invece questo libro svela la sua incredibile storia. Le vicende di pescatori disperati, di miliziani spietati, di trame politiche nascoste. Un libro da leggere per capire davvero a che punto siamo».
Peppe Ciulla, giornalista, scrittore ed autore televisivo de La 7, ha raccontato come è nata l'idea del libro "Da giornalista come altri - ha detto - ho seguito quelle drammatiche fasi del sequestro e da mazarese probabilmente con maggiore trasporto. Ne ho parlato con Catia Catania e l'idea di raccontare quei fatti si è man mano evoluta. Abbiamo scoperto dettagli inediti, non raccontati e per certi versi sconvolgenti di una prigionia che ha segnato nel profondo chi l'ha vissuta in prima persona".
Catia Catania si è occupata soprattutto del racconto del coraggio e delle sensazioni delle donne "forti e corazzate dei pescatori. Come Rosetta Ingargiola che ha già perso un figlio e che ha combattuto per non perderne un altro: il capitano Pietro Marrone del Medinea, non esitando a recarsi a Roma per 40 giorni per chiedere al Governo un intervento risolutore".
Sia gli autori che Luca Telese non hanno dubbi: "Se le donne con Rosetta Ingargiola in testa non avessero deciso di protestare dinanzi a Montecitorio e Palazzo Chigi, il 'Palazzo' probabilmente non si sarebbe sentito assediato e non avrebbe impresso un'accelerazione alle trattative con Haftar culminate con la visita lampo di Conte e Di Maio a Bengasi e la liberazione dei 18 pescatori".
Sullo sfondo una prigionia dura fatta di episodi di violenza psicologica e di umiliazioni gratuite. E ora? E' stata la domanda collettiva!
Come sottolineato nel corso della presentazione non si vedono svolte positive da Governo e Unione Europea in favore della pesca, per restituire ai pescatori la tranquillità di potere tornare serenamente in mare senza rischiare la vita al di là dei rischi insiti nella dura professione di marinaio. Infine un appello alla marineria di Mazara del Vallo a non mollare! Perché la Cala è la cosa più importante per un pescatore. Anche se è disposto a sacrificarla quando si tratta di salvare vite umane. E la marineria mazarese è esempio nel mondo per avere salvato in mare migliaia di persone!