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31/08/2021 06:00:00

Incendi, 158mila ettari bruciati in Italia. Sicilia a rischio desertificazione

 L’Italia brucia, la Sicilia brucia. I dati degli anni scorsi e di questo 2021 sono drammatici. Per tutta l’estate abbiamo raccontato di incendi su tutto il territorio isolano e dall’inizio dell’anno sono 78mila gli ettari di bosco bruciati in Sicilia.

Qui un nostro articolo su quanto accaduto all’interno della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco. Dopo l’allarme l’intervento dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e dei volontari delle associazioni Humanitas e Angeli del Soccorso hanno scongiurato il peggio.

In tutta Italia, invece, sono andati in fumo oltre 150 mila ettari di boschi e foreste. E purtroppo assieme ai boschi sono milioni tra ricci, scoiattoli, cervi, caprioli, volpi, ghiri, passeri, capinere, falchi, tartarughe, salamandre, lucertole, arsi vivi negli incendi. Sono questi, in sintesi, numeri raccolti dal dossier “incendi e desertificazione” di Europa Verde. Nonostante una situazione drammatica la cosa grave è che il 44% dei comuni italiani non ha fatto richiesta per il catasto degli incendi.

I numeri degli incendi in Italia - 158.000 ettari di bosco bruciati in totale. Per capire l’esatta estensione, è come se fosse andata a fuoco una superficie equivalente alle città di Roma, Napoli e Milano messe insieme. In Sicilia, come dicevamo sono 78mila gli ettari bruciati, pari al 3,05% della superficie della Regione. In Sardegna 20mila ettari sono bruciati causando l’evacuazione di centinaia di persone. Serviranno almeno 15 anni per ricostruire boschi e macchia mediterranea distrutti dalle fiamme che hanno coinvolto pascoli, ulivi, capannoni, fienili con le scorte di foraggio, ma anche mezzi agricoli ed ucciso animali, con danni incalcolabili all'agricoltura negli oltre 20 mila ettari andati a fuoco, come fa emergere il dato di Coldiretti.

Rischio desertificazione dell’Italia – Un quinto del territorio nazionale è a rischio desertificazione. La prolungata siccità alternata a intense precipitazioni e aumento della temperatura, sta divorando il territorio, innescando processi come l’erosione delle coste, la diminuzione della sostanza organica dei terreni (anche a seguito di pratiche agricole intensive) e la salinizzazione delle acque. L’elemento che rende la situazione ancor più grave è che uno strumento determinante per la salvaguardia del territorio come il catasto degli incendi non viene sufficientemente utilizzato, con i dati fermi e non aggiornati per anni.

Desertificazione – Il dato delle Regioni - In Italia il 10% del territorio è molto vulnerabile. La Sicilia è la regione più colpita (42,9% della superficie regionale), seguita da Molise, Basilicata (24,4%) e dalla Sardegna (19,1%). Secondo il C.N.R. (Consiglio Nazionale delle Ricerche), le aree a rischio sono il 70% in Sicilia, il 58% in Molise, il 57% in Puglia, il 55% in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%», dati che indicano che «il 20% del territorio italiano in pericolo di desertificazione».

Sicilia ad alto rischio desertificazione - È la Sicilia, la regione italiana a maggiore rischio di desertificazione: secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), questa eventualità incombe sul 70% dell’Isola e tale dato è ora confermato dall’analisi dei dati diffusi dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. Ad accentuare il pericolo, infatti, non sono solo i quantitativi pluviometrici, ma l’andamento delle piogge con forti differenziazioni territoriali.

Il 44% dei comuni non presenta richiesta catasto incendi – Nonostante le fiamme sempre in crescendo in questi anni, in molte regioni il dato del catasto non è aggiornato da anni. Secondo i dati forniti dall’Arma dei Carabinieri, solo nel 2020, il 44% dei comuni non ha presentato la richiesta del catasto degli incendi. Considerando che nello stesso anno 53mila ettari sono andati in fumo nel territorio italiano per via degli incendi, quasi 25mila ettari non hanno ricevuto la tutela che la legge gli avrebbe garantito. Con i catasti fermi da anni significa che ci sono centinaia di migliaia di ettari che non sono sotto tutela, e dove paradossalmente è consentita l’attività venatoria, è consentita l’attività di pascolo e, cosa ancor peggiore, sono consentite le attività di trasformazione urbanistica. In un quadro estremamente negativo per il nostro Paese, uno strumento determinante nell’analisi dei dati per la promozione di politiche di salvaguardia del territorio è rappresentato dal catasto degli incendi. La legge quadro in materia di incendi boschivi n. 353/2000 definisce divieti, prescrizioni e sanzioni sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco prevedendo la possibilità da parte dei comuni di apporre, a seconda dei casi, vincoli di diversa natura sulle zone interessate. La legge stabilisce vincoli temporali che regolano l’utilizzo dell’area interessata ad incendio: un vincolo quindicennale, un vincolo decennale ed un ulteriore vincolo di cinque anni. Inoltre, sulle zone boschive e sui pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco, è vietata per dieci anni la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive.