Paghiamo il conto dei no vax. Ecco quanto costa la zona gialla ai siciliani
La maggioranza dei siciliani da domani pagherà il conto di una minoranza che non si vuole vaccinare e che non riesce a rispettare le regole su distanza e igiene.
La Sicilia infatti, a causa dell'alto numero dei ricoveri in ospedale per Covid (per l'80% si tratta di persone non vaccinate) sarà "zona gialla", con prime, blande, restrizioni, che però hanno un impatto psicologico importante per la popolazione e un impatto non indifferente per l'economia. La riduzione di feste e di ricevimenti, le restrizioni ai ristoranti porteranno, infatti, secondo le organizzazioni di categoria, anche al 30% di perdite.
Nella Sicilia zona gialla a partire da lunedì le preoccupazioni dei titolari dei pubblici esercizi crescono di pari passo ai contagi. “Il timore – spiega Carmelo Picciotto presidente di Confcommercio Messina e di Fipe Confcommercio - è che il peso delle nuove restrizioni possa ricadere sempre sulle stesse categorie, in primis i pubblici esercizi, che in questi mesi sono stati quelli che maggiormente hanno sopportato il peso della pandemia.”
“Comprendiamo di certo la necessità di contenere i contagi ed accelerare sulla campagna vaccinale, a tal proposito ci siamo fatti anche promotori di campagne esclusive dedicate agli associati e alle loro famiglie – prosegue Picciotto – ma dobbiamo assolutamente evitare che la categoria dei pubblici esercizi si trovi nuovamente ad essere la sola a sostenere il peso economico delle nuove regole imposte dalla zona gialla, specie in un momento in cui la categoria sta cominciando ad intravedere alcuni segnali di ripresa.”
“L’estate 2021, infatti, con l’Italia in zona bianca e nonostante l’introduzione del vincolo del green pass, ha visto un incremento degli incassi per i pubblici esercizi pari a tre miliardi di euro rispetto a un anno fa, ma ancora non basta” spiega Picciotto. “Secondo l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, rispetto all’estate 2019, l’ultima prima del Covid, la ristorazione ha incassato circa 2 miliardi di euro in meno. Un dato sul quale pesa in particolare la troppo lenta ripresa dei flussi turistici internazionali che incide negativamente sulle performance delle città d’arte. Anche per questo – conclude il presidente di Fipe e Confcommercio Messina - è necessario stabilizzare la ripartenza, scongiurando in ogni modo nuove chiusure e misure restrittive ai danni delle imprese”.
Le compagini siciliane di Confcommercio e Fipe chiedono di utilizzare in maniera "intelligente" il green pass collegandolo all’andamento della situazione epidemiologica. La proposta arriva dalle due associazioni, guidate rispettivamente dai presidenti Gianluca Manenti e Dario Pistorio, i quali ipotizzano che "il cambio di colore delle regioni debba essere accompagnato a un uso più estensivo del certificato" con l’obiettivo di scongiurare "il ritorno alla stagione delle misure più restrittive".
E’ quanto evidenziato in una nota inviata al governatore siciliano, Nello Musumeci, all’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, e ai prefetti siciliani. "In questo modo - spiegano Manenti e Pistorio - si raggiungono tre risultati: si incentiva la campagna di vaccinazione; non si penalizza la stragrande maggioranza dei siciliani che hanno scelto responsabilmente di vaccinarsi; non si ferma neppure una sola impresa".
Secondo i vertici delle due associazioni di categoria serve un cambio di passo per fare in modo che la massiccia campagna vaccinale non solo prosegua speditamente ma serva proprio a coniugare la tutela della salute con la salvaguardia dell’economia. "Ancora oggi - proseguono Manenti e Pistorio - se peggiora il quadro sanitario si interviene con misure restrittive sulle imprese. Ora, considerato il congruo numero di persone vaccinate con doppia dose, anche se, a tal riguardo, si può e si deve fare sempre di più, è possibile cambiare approccio".
"La nostra proposta - chiariscono - è quella di estendere progressivamente l’uso del green pass, collegando i livelli di rischio con cui si classificano le regioni all’utilizzo progressivo della certificazione verde: man mano che peggiora il quadro sanitario, si amplia la platea di attività e servizi nei quali si accede con il green pass. Ci sembra il modo migliore per incoraggiare la campagna di vaccinazione, tutelare la libertà di chi ha scelto responsabilmente di vaccinarsi e superare definitivamente la faticosissima stagione delle chiusure o limitazioni alle attività, in particolare proprio dei pubblici esercizi”.
Per Confcommercio e Fipe è anche una “questione di equità: dopo molti mesi di sacrifici - concludono - sarebbe infatti incomprensibile ricadere nelle maglie di nuove chiusure e restrizioni per causa di chi, dopo nove mesi di campagna vaccinale, sceglie ancora oggi liberamente di non vaccinarsi, aumentando con questa scelta individuale il rischio collettivo di assumere nuovi costosissimi provvedimenti, in termini sanitari, economici e sociali”.
Barbagallo (Pd): "Triste film già visto, ora evitare restrizioni" "I dati dicono - afferma il segretario del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo - che la Sicilia rischia la zona arancione. E’ il momento di agire per evitare ulteriori e più gravi restrizioni, questo è un fm che abbiamo già visto l’anno scorso. Il presidente Musumeci e l’assessore alla Salute la smettano di fare propaganda, di andare in giro per sagre, fiere equine e cene varie. E’ il momento di coinvolgere i medici di famiglia, aumentare sensibilmente il numero di vaccinati, riattivare i posti di terapia intensiva veri e non quelli cartacei che servono per fare campagna elettorale. Il Pd per il vaccino, riteniamo che debba essere obbligatorio e se, come pare lo è anche Musumeci, allora consiglio al governatore di allontanare dalla Giunta chi invece, si discosta da questo principio e si dimostra un ‘ni vax’".
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