D’estate la politica va in ferie solo qualche giorno ma i telefoni continuano ad essere roventi. Ci sono le amministrative nei vari Comuni della Sicilia ma soprattutto il tema centrale è legato alle regionali del prossimo anno.
L’attuale governatore, Nello Musumeci, a cui quasi tutte le parti politiche riconoscono un grande sforzo ma non sufficiente per tornare a candidarsi, di passi azzardati ne ha fatti tanti: la riconferma di Ruggero Razza, l’avere affrontato la pandemia senza una mano ferma, e le ultime ordinanze ne sono una chiara spiegazione, ma anche in ultimo l’ampliamento, adesso, solo adesso, delle Terapie Intensive in altri ospedali no Covid, è dato unicamente dalla necessità di presentare a Roma un numero elevato di posti letto e quindi evitare la zona gialla. La domanda poi dovrebbe essere: più posti letto ma con quale personale?
E’ l’estate di una politica che non è andata in ferie per capire quali saranno le prossime mosse degli alleati, Musumeci non ha più la copertura della Lega e di Fratelli d’Italia, i due leader, Matteo Salvini da una parte e Giorgia Meloni dall’altra, hanno ringraziato per l’impegno il presidente ma guardano ad altri candidati.
La pattuglia della Lega all’ARS adesso è numerosa, tra i nuovi ingressi Luca Sammartino che con Musumeci non ha alcun rapporto, né umano né politico. Difficile che la coalizione si possa presentare compatta come cinque anni fa, lo stesso Gianfranco Miccichè tace ma è pronto a guardare altrove, e la sua vecchia amicizia con Nino Minardo, attuale coordinatore regionale della Lega, non è mai venuta meno. Una Lega che si sposta verso il centro, visto gli ultimi ingressi.
Da Catania torna a parlare di politica Pippo Castiglione, già sottosegretario di Forza Italia. Castiglione, come tanti altri, vira verso il Centro ma quello vero e non fatto da una somma di persone ( fa riferimento al Grande Centro e al famoso patto dei paccheri), non esclude una sua candidatura a presidente della Regione, dialoga con tutte le forze politiche, la sua componente caratteriale potrebbe fare la differenza.
Del resto al momento è l’unico uomo politico che ha parlato di cose concrete per una Sicilia che annaspa nel mare dei rifiuti abbandonati, delle discariche che invadono le strade della città, di una regione che non ha un sistema sanitario adeguato, che non sa utilizzare tutti i fondi dell’Unione Europea.
Tempi duri per Musumeci, ci sono tutte le condizioni a che la sua candidatura venga stoppata. Tuttavia l’Isola non è decisamente pronta a farsi governare da un leghista o da un sovranista, il modello a cui si aspira è quello di Roma, “Modello Draghi”, che non è un insieme di sigle ma una coalizione con dei punti programmatici per far ripartire la Sicilia.