E dopo le ‘supercazzole’ relative al dragaggio, mai iniziato, del porto canale, dopo qualche settimana arrivano anche quelle sull’eccessiva proliferazione dei Cinghiali in Sicilia ed anche nel territorio mazarese.
Protagonista assoluto è, anche questa volta, l’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, il mazarese Toni Scilla. Se però, nel caso dei proclami del politico locale, il settore dragaggio dei porti non è specificatamente suo terreno operativo diretto – e dunque potrebbe scattare una presunzione di ignoranza – questa volta, l’ultima uscita del nostro è veramente clamorosa.
‘COME SE FOSSE ANTANICA’ – “Ci stiamo attivando – ha dichiarato Scilla nel corso della riunione promossa dal Comune di Mazara sabato scorso 17 luglio ‘Emergenza cinghiali’ – con tutti gli altri assessori delle diverse regioni interessate alla questione e alla relativa Commissione parlamentare per apportare delle modifiche alla Legge quadro 157/92 (legge nazionale) che disciplina la caccia per trovare soluzioni alla problematica. Bisogna però rispondere subito all’emergenza per salvaguardare l’incolumità dei cittadini e gli agricoltori”.
LA REGIONE HA LA COMPETENZA ESCLUSIVA SULLA CACCIA (E PESCA) – Qualcuno dovrebbe far sapere che lo Statuto siciliano – che lo ricordiamo fu redatto ancor prima della Costituzione ed ha valore di pari rango della stessa – all’articolo 14 lettera L, così recita: “L'Assemblea, nell'ambito della Regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, (…) ha la legislazione esclusiva sulle seguenti materie: l) pesca e caccia”. E di che assessorato regionale è titolare Toni Scilla? Pesca, Agricoltura (e Caccia), per l’appunto, assieme a tante altre competenze che potete leggere qui. Il nostro non dovrebbe, quindi, elargire fesserie ai suoi corregionali che si aspettano invece risposte serie, documentate e competenti per la soluzione dei mille problemi che gravano sui settori di sua competenza. Non c’è, infatti, bisogno di nessun altro assessore di ‘diverse regioni’, né tantomeno di modificare alcuna legge quadro nazionale (sulla quale il nostro non ha alcuna competenza, né responsabilità politica) e sul cui iter nessun impegno serio potrà mai prendere Scilla. Se vuole, se ne è capace, se ne è a conoscenza, può spingere sì, questa volta, l’Assemblea regionale siciliana – la cui maggioranza parlamentare dovrebbe essere a sostegno del Governo Musumeci – a legiferare rapidissimamente in materia di ‘cinghiali’ e rischi connessi: altro che ‘supercazzole’.
CON SCAPPELLAMENTO AL ‘PURTROPPO’ – La verità arriva, infatti, poco dopo. E arriva sempre dalle dichiarazioni del mazarese assessore regionale. Nascosta tra mille altre parole, ma arriva: “Purtroppo in Finanziaria regionale non è passata la proposta di un fondo per la caccia di selezione. Pertanto insieme all’assessorato Territorio e Ambiente – ha annunciato Scilla – abbiamo costituito un coordinamento regionale per la gestione della fauna problematica con la possibilità di trovare, considerato il rischio serio, misure finalizzate all’abbattimento”.
NON CI SONO I SOLDI: È QUESTA L’UNICA VERITÀ – I soldi per promuovere l’abbattimento programmato da parte dei cacciatori siciliani non ci sono: nero su bianco. Come al solito, al di là delle chiacchiere inutili e fumo connesso, torna di moda il vecchio adagio: “senza soldi non si canta messa”. Detto ciò, continuando le sue dichiarazioni nel corso della riunione di sabato mattina scorso, Scilla ha aggiunto: “Inoltre in vista del calendario venatorio 2021/22 abbiamo previsto sia di aumentare le giornate del prelievo del cinghiale in forma collettiva, aggiungendo in tutto il territorio regionale quella di sabato, che di autorizzare un maggiore numero di squadre di caccia”.
Per aumentare gli abbattimenti e le squadre di cacciatori, per fortuna degli agricoltori colpiti, non ‘dovrebbe’ (il condizionale è sempre più d’obbligo n .d .a.) esserci bisogno di alcuna ‘modifica legislativa’, né di fantomatiche ‘commissioni parlamentari’, né di assemblee di assessori regionali. Bisognerà vedere se questi futuri, ipotetici, interventi saranno appetibili, senza appostare alcuna risorsa economica tale da renderli interessanti a chi dovrà materialmente operare sul campo.
Alessandro Accardo Palumbo
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