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23/06/2021 06:57:00

Sicilia 2022: Musumeci vuole il bis, il centrodestra no. Il bluff del "grande centro" 

 L’appuntamento è quello del 26 giugno a Palermo, il presidente della Regione Nello Musumeci presenterà il bilancio delle cose fatte dall’elezione del 2017 fino ad oggi. A questo si aggiungeranno tutte le cose da completare fino alla fine del mandato, cioè fino al 2022.

Se si ricandiderà è una grande incognita, a stoppare la fase dell’autocandidatura è lo stesso Gianfranco Miccichè: nessuna investitura ma sarà la coalizione a decidere chi sarà il prossimo candidato alla Regione, nessuna preclusione al nome di Musumeci ma è evidente che ci sono parecchie cose da chiarire a cominciare dal dialogo che il governatore ha solo con pochi eletti.

Il rientro in giunta poi di Ruggero Razza ha agitato la compagine, era nell’era la nomina ma non così in fretta e senza comunicarla ad alcuno. I fedelissimi di Musumeci hanno gioito, gli altri, seppure di maggioranza, hanno storto il naso.

A questo si aggiunga il fatto che spesso il presidente non si presenta in Aula per un confronto, che fa parte della dialettica politica.

Cosa farà il centrodestra? Arriva da Roma una chiara indicazione, si va uniti per vincere e non lasciare margini al centrosinistra ma allo stesso tempo si allarga la coalizione alle forze moderate e riformiste, compresa Italia Viva.

Il Grande Centro è stato un grande bluff, morto prima ancora di nascere, le sigle che si sono sedute in quel ristorante, a parte consumare un buon piatto siculo, non hanno creato l’effetto sperato. Peraltro, Lorenzo Cesa ha richiamato i suoi e indicato un’unica strada: l’UDC farà le liste con il simbolo di partito, niente biciclette o unioni che confondano l’elettorato.

Miccichè ci va cauto con la federazione con la Lega, da una parte è pronto ad aprire dall’altra parte pensa che sia un azzardo per la storia della Sicilia che non guarda di buon occhio al Carroccio. Insomma, ancora la fusione non avviene.

Sui nomi dei candidati, Musumeci a parte, in ballo ci sono quelli di Nino Minardo, attuale coordinatore regionale della Lega, ma dovrebbe lavorare tantissimo su una comunicazione moderata e su una politica più a portata di territorio. Minardo proviene da Forza Italia, quindi non gli verrebbe difficile fare questa operazione di marketing politico.

Altro nome in ballo è quello di Raffaele Stancanelli, catanese, attuale eurodeputato per Fratelli d’Italia, legato a Giorgia Meloni da anni di militanza e di amicizia, amico di Musumeci ma soprattutto legato, anche qui da rapporti di vecchia amicizia, con Miccichè, che non troverebbe alcun ostacolo nel sostenerlo.

L’operazione delle regionali del 2022 passano dalle amministrative di Palermo, e qui ci potrebbero essere delle sorprese. A lasciare il partito berlusconiano è Giuseppe Milazzo, attuale deputato a Bruxelles, che mira a diventare il sindaco di Palermo, lasciando lo scranno europeo al primo dei non eletti, cioè a Saverio Romano, che a questo punto avrebbe più di una ragione per appoggiare Milazzo e non Roberto Lagalla.

La partita è aperta e i giochi non sono chiusi. 

E a livello locale cosa si muove? Ne parliamo domani.