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22/06/2021 07:31:00

Marsala: denuncia un'estorsione e finisce sotto processo. Ecco perché 

Esercizio abusivo del credito bancario e calunnia sono i reati contestati ad un marsalese di 42 anni, C.C., finito sotto processo, in Tribunale, dopo avere denunciato per estorsione delle persone dalle quali aveva ricevuto del denaro sulla base di un contratto con il quale si impegnava a versare loro cifre cospicue a fronte dell’acquisto, con il denaro incassato, di oro e altri metalli preziosi.

Un contratto che, però, secondo la difesa dell’imputato (avvocato Salvatore Luigi Sinatra), sarebbe “simulato”, in quanto celerebbe qualcos’altro. E cioè un banale prestito, a fronte di un tasso di interesse.

Ed è quanto sta tentando di dimostrare l’avvocato Sinatra nel processo in corso davanti al giudice monocratico di Marsala Massimiliano Alagna. Un processo che vede imputato anche un veneto di 50, A.B, che deve rispondere di violenza privata. Anche lui è difeso dal legale marsalese. Al centro della vicenda c’è una società che si occupava di comprare vecchi computer e altro materiale informatico per recuperarne le componenti metalliche di un certo valore. Operazione che avveniva in Campania. Ad un certo punto, però, il responsabile di questa società (C.C.) avrebbe avuto delle difficoltà economiche. E per questo avrebbe chiesto dei prestiti. Con scritture private che prevedevano versamenti di denaro da investire nell’acquisto di oro e altri metalli preziosi. In cambio di cospicui compensi mensili. Non è chiaro, però, se tali acquisti siano stati mai effettuati. In ogni caso, C.C., per diversi mesi, avrebbe versato i compensi promessi, anche se talvolta, a tassi minori rispetto a quanto inizialmente promesso. Intanto, a garanzia della somma versata, spesso in contanti, chi dava mandato per l’acquisto di preziosi riceveva un assegno di pari importo.

Il processo contro C.C. e A.B. è scattato dopo l’archiviazione della denuncia per estorsione presentata dal primo contro un suo finanziatore. Denuncia per estorsione presentata quando quest’ultimo mise all’incasso alcuni assegni che risultarono essere “scoperti”. Eppure, spiega l’avvocato Sinatra, “l’investitore, in aula, nel corso del processo, ha dichiarato di avere ricevuto somme superiori, circa il doppio, rispetto a quella investita”. A “scoraggiare” gli investitori dal portare gli assegni all’incasso sarebbe stato A.B. (che per questo è accusato di violenza privata), che avrebbe anche detto a chi voleva la restituzione di quelle somme che rischiavano, in caso di inchiesta giudiziaria, di essere accusati di usura.

Nell’ultima udienza del processo, è stato ascoltato il luogotenente Antonio Lubrano, che quando era a capo della sezione di pg della Guardia di finanza della Procura interrogò diverse persone che avevano stipulato i contratti con i quali si versava il denaro da investire nell’acquisto di oro. Almeno così era sulla carta.



Native | 2024-07-16 09:00:00
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