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19/06/2021 06:00:00

Sicilia, elezioni e voto di scambio. Dopo gli scandali, tutti (o quasi) assolti

 Dopo gli scandali tutti, o quasi, assolti. Con tante accuse. E' l'esito di due inchieste sul voto di scambio alle elezioni regionali e amministrative in Sicilia. 

ASSOLTI CUFFARO E CORDARO. Solo 18 degli 87 indagati per voto di scambio dalla Procura di Termini Imerese sono stati rinviati a giudizio dal gup Valeria Gioeli. Escono dal procedimento denominato "Caputo Salvatore + 86" Mario Caputo, fratello di Salvino attuale parlamentare di Forza Italia, l'assessore regionale al Territorio Toto Cordaro e il deputato nazionale della Lega Alessandro Pagano, oltre all'ex presidente della Regione Totò Cuffaro.

Erano tutti accusati di avere cercato di condizionare il voto comunale nel paese a 30 chilometri da Palermo e le elezioni regionali che si sono svolte nel 2017. A queste ultime consultazioni era candidato Mario Caputo. Secondo la procura di Termini, il fratello Salvino, ex sindaco di Monreale e molto più noto come politico, avrebbe fatto credere di essere lui il candidato, per raccogliere più voti. Cosa che, secondo la procura, avrebbe costituito un inganno ai danni degli elettori, condizionando la loro libertà di voto. Tra i 18 rinviati a giudizio c'è anche Salvino Caputo, andato a processo però per un solo capo di imputazione relativo a una turbativa d'asta, e l'ex sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta, anche lui solo per un capo di imputazione. Le accuse di voto di scambio sono cadute. "La Corte di Cassazione e la Cedu - dice l'avvocato Salvino Caputo - hanno stabilito che non possono essere utilizzate le intercettazioni disposte in un'altra inchiesta. In questo caso le intercettazioni erano state richieste per l'inchiesta sui furbetti del cartellino. Il giudice le ha dichiarate inutilizzabili".

"La mia ostinata fiducia nella giustizia è stata ripagata". L'ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, commenta la sua uscita di scena  con queste parole che ha scritto a caldo su Twitter.

 "Mi dichiaro socraticamente contento", dice Cuffaro che è medico radiologo ma durante la detenzione per una condanna per favoreggiamento della mafia si è laureato anche in scienze giuridiche. E aggiunge: "Il gip ha fatto il suo lavoro in modo ineccepibile: ha studiato il caso, guardato le carte e ha assunto una decisione ineccepibile. Mi resta l'amarezza di essere stato per quattro anni e mezzo sotto indagine. Ma sono soddisfatto dell'esito del procedimento che ho affrontato con serenità e con il rispetto dovuto alla giustizia". Cuffaro sottolinea ancora gli effetti della decisione del gip: "Ha evitato di incrementare con un dibattimento infondato l'ingorgo della giustizia".
"Ne esco - conclude - più ricco di speranza e di umanità: quelle che ho vissuto nell'altra esperienza che mi è costata cinque anni di carcere".

MATASSA. La corte di Appello di Messina ha inflitto 22 condanne e 16 tra assoluzioni e prescrizioni nel processo nato nell'inchiesta "Matassa" sulle commistioni tra mafia, politica e criminalità organizzata con al centro tre campagne elettorali tra il 2012 e il 2013. Assoluzioni dall'accusa di associazione a delinquere per gli ex parlamentari Francantonio Genovese e Franco Rinaldi e per gli ex consiglieri comunali Paolo David, e Giuseppe Capurro.

Per loro sono stati dichiarati prescritti tutti i reati elettorali. Assoluzioni e prescrizioni anche per Rocco Richici, Giuseppe Picarella, Baldassarre Giunti, Paola Guerrera, Gaetano Freni, Francesco Zuccarello, Lorenzo Papale, Antonino Lombardo e Pietro Santapaola. Condanne invece per gli esponenti delle associazioni mafiose. In alcuni casi i giudici hanno poi riqualificato dei reati, giudicandoli meno gravi di quanto aveva fatto in primo grado escludendo le aggravanti mafiose e quelle legate all'associazione per molti episodi contestati In primo grado il verdetto era stato di 39 condanne, 6 assoluzioni e 2 dichiarazioni di prescrizione.

L'inchiesta su Genovese, Rinaldi, David e Capurro riguarda le campagne elettorali per regionali del 2012, le politiche del 2013 e le amministrative per il rinnovo del consiglio comunale del giugno 2013. Secondo l'accusa i voti venivano comprati con pacchi di pasta, scatole di riso, biglietti da cinquanta euro, buoni-benzina, assunzioni trimestrali in cliniche private convenzionate con la Regione. Per l'accusa tuttavia tutti i reati elettorali erano da considerarsi prescritti, e poi c'era il "nodo intercettazioni", ovvero la loro eventuale utilizzabilità o meno secondo le ultime sentenze della Cassazione. Condannati i boss Carmelo Ventura a 13 anni; Antonio Chillè, 1 anno e 6 mesi; Andrea De Francesco, 7 anni; Lorenzo Guarnera, Salvatore Mangano, Adelfio Perticari, Giuseppe Cambria Scimone, Domenico Trentin, Giovanni Ventura e Salvatore Pulio, Fortunato Cirillo a 10 anni; Francesco Comandè, 6 anni a 10 mesi; Gaetano Nostro, 16 anni e 6 mesi; Raimondo Messina, 22 anni; Giovanni Celona, 11 anni e 10 mesi; Francesco Celona, 4 anni e 6 mesi; Francesco Foti, 7 anni; Giuseppe Pernicone, 7 anni e 4 mesi; Luca Siracusano e Francesco Tamburella, 7 anni e 6 mesi. Vincenza Celona, Massimiliano Milo E Rocco Milo a 3 anni e 6 mesi; Gaetano Nostro, 16 anni e sei mesi; Concetta Terranova, 1 anno e 10 mesi.



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