La stagione degli incendi è cominciata in provincia di Trapani, e il territorio si è fatto trovare impreparato.
Ad Erice domenica 6 giugno un vasto incendio si è sviluppato ai piedi della montagna. Un rogo che per fortuna e per l’attento intervento di vigili del fuoco, protezione civile e forestali, non è arrivato ad avere l’esito devastante di quello del 2016. Un incendio, quello di Erice, che arriva qualche giorno dopo il rogo di Monte Bonifato.
E in questi giorni molto si è parlato di salute del territorio della campagna antincendio che in Sicilia è partita in ritardo.
I viali tagliafuoco non sono stati realizzati in molte zone e sono quelli che permettono di, appunto, “tagliare” i roghi isolando la loro avanzata.
Un disastro annunciato ad Erice, dove i lavori sono partiti da qualche giorno. Non abbastanza presto per arginare l’incendio di domenica scorsa che ha creato molta preoccupazione.
Il fuoco è partito dallo stesso punto di ogni anno, alle spalle della cittadella della Salute. Lo stesso punto da cui è partito il devastante incendio del 2016.
“Lo scorso anno ad Erice la montagna era già stata pulita a maggio, per tempo erano stati preparati i viali tagliafuoco, e questo ha evitato incendi. Ai ritardi delle istituzioni si aggiunge il dolo dei criminali che appiccano gli incendi” ci racconta Mario Torrente, giornalista, profondo conoscitore della montagna di Erice.
L’autocombustione, in questi casi, è cosa praticamente impossibile, e anche se non ci sono prove non si può far altro che parlare di incendi dolosi. Il fuoco parte quasi sempre dagli stessi punti e spesso dove ci sono rifiuti.
Molti privati hanno subito gravi danni. Tra questi c’è l’agriturismo Tenute Pizzolungo. Non è la prima volta che un incendio raggiunge i terreni dell’agriturismo, ma questa volta i danni sono stati ingenti.
“Abbiamo perso il 50% del nostro storico giardino, e oltre un centinaio di ulivi secolari. Un enorme danno al nostro patrimonio naturalistico, oltre che un danno economico. Ci vorranno anni prima che tutto torni com’era”, ci dice Nicola Adragna, proprietario delle Tenute Pizzolungo. “E’ mancata la prevenzione, sia dal pubblico che dal privato. I vicini infatti non hanno pulito i terreni per tempo, e il fuoco è arrivato fin da noi. Anche l’intervento dei soccorsi è stato tardivo. Sono stati attimi di paura, anche perchè c’erano degli ospiti nel nostro agriturismo. Si è formata una catena umana per cercare di spegnere le fiamme”, racconta ancora Adragna. Adesso, però, aggiunge, ci sono problemi per smaltire tutta la potatura venuta fuori da questo disastro e i rifiuti prodotti dall’incendio.
“Evitate conseguenze peggiori”
Il Comune di Erice, secondo la sindaca Daniela Toscano, ha fatto “tutto ciò che avrebbe potuto fare, sia mediante apposite ordinanze con le quali è stata sollecitata ai privati la pulizia dei terreni e la realizzazione di appositi viali parafuoco, sia con una campagna antincendio e la diffusione di un video d’impatto, nella speranza che possa sensibilizzare al rispetto dell’ambiente. Ma anche con la predisposizione di uomini e mezzi, volontari delle associazioni di Protezione civile e personale comunale, capaci di prevenire e fronteggiare situazioni di emergenza; la vigilanza sul territorio da parte della Polizia Municipale; la pulizia delle strade e delle aree pubbliche di pertinenza comunale. Un mese fa, inoltre, in previsione della stagione estiva, abbiamo fortemente richiesto, con una lettera indirizzata al Presidente della Regione la realizzazione dei viali parafuoco da parte del Dipartimento Regionale delle Foreste. Inoltre, abbiamo scritto anche al Commissario Straordinario del Libero Consorzio ai fini della scerbatura delle strade di pertinenza provinciale”.
Sull’incendio di Erice l’associazione Codici ha depositato un esposto denuncia presso la Procura di Trapani, al fine di dare impulso alle indagini per individuare i piromani o il piromane, autore del vasto incendio che domenica scorsa ha messo in pericolo anche vite umane.
“Si tratta di ettari di macchia mediterranea bruciata e diverse cittadini che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni sfiorate delle fiamme. Uno scempio che è stato per fortuna fermato grazie agli uomini della Protezione civile, dei Vigili del Fuoco e dei volontari che si sono subito attivati e che ringraziamo”.
Meno vigili del fuoco più volontari
Intanto in Sicilia la lotta agli incendi cambia assetto. Verranno schierati più volontari e società civile e meno vigili del fuoco.
Ai forestali e ai 5700 operai del servizio antincendio si aggiungeranno oltre mille volontari della Protezione civile regionale, sotto il coordinamento dell’ingegnere Salvatore Cocina. Hanno a loro disposizione 200 pickup, di cui la gran parte con autobotti e schiuma ritardante.
Più volontari, ma neo vibili del fuoco. Non ci sono i fondi, infatti, per la convenzione tra la Regione ei pompieri. Secondo quanto emerso sarà limitato il loro intervento negli incendi boschivi e nei campi liberi solo alle situazioni eccezionali, roghi maestosi. I vigili del fuoco continueranno ad operare nei roghi che minacciano le abitazioni, parchi eolici, strutture produttive, obiettivi sensibili che mettono a rischio la collettività e nei pressi di strade.
In Sicilia ci sono 3300 vigili del fuoco, di cui circa 1100 unità operative di ruolo.
Negli anni passati una convenzione con la Regione metteva a disposizione, dal 15 giugno al 15 settembre, i vigili del fuoco nello spegnimento degli incendi nei boschi . Nel 2018 la convenzione portava un contributo di 2 milioni di euro, nel 2019 i vigili del fuoco hanno ricevuto 20 milioni per acquistare attrezzatura e occuparsi anche degli incendi boschivi. Poi cominciano le difficoltà economiche per sostenere queste spese. Nel 2020 infatti, “solo” 516 mila euro vengono destinati ai Vigili del fuoco per spegnere gli incendi nei boschi solo nel mese di agosto. Quest’anno si prevedeva una convenzione di tre mesi, più squadre antincendio, turni che coprivano le 24 ore, che sarebbe costata 4 milioni di euro. Ma dalla Regione non hanno fatto sapere più nulla.
I droni contro gli incendi in Sicilia
La “guerra” agli incendi nei boschi siciliani verrà combattuta per la prima volta anche con l’ausilio dei droni. L’appello alla collaborazione dei cittadini, per prevenire gli incendi e proteggere l’ambiente, è stato lanciato dall’assessore al Territorio e ambiente, Toto Cordaro, con il dirigente generale del Comando del Corpo forestale Giovanni Salerno e il capo di gabinetto dell’assessorato Dorotea Di Trapani, nel corso della presentazione a Palermo della campagna di comunicazione antincendio della Regione Siciliana. L'iniziativa è stata l'occasione anche per lanciare il video promozionale del 1515, il numero di emergenza attivo h24 attraverso cui ogni cittadino può segnalare i roghi, e fare il punto sugli strumenti messi in campo dal governo Musumeci. Cordaro insiste nella campagna antincendio attivata con 15 giorni d’anticipo, il 3 giugno, ma molti lamentano invece che bisogna partire prima. Che già a maggio, come successo in effetti, i nostri boschi vengono presi di mira dai piromani.
Sicilia. I droni contro gli incendi from Tp24 on Vimeo.
Un presidio dei vigili del fuoco a Favignana
A Favignana, dopo tante richieste, ci sarà un presidio stagionale dei vigili del fuoco. Ad annunciarlo, proprio dall’isola delle Egadi, il presidente della Regione Nello Musumeci che a giorni, terminati alcuni passaggi burocratici, firmerà una convenzione con il Comando nazionale dei vigili del fuoco e il sindaco dell’arcipelago. L’obiettivo è quello di “potenziare il dispositivo per il salvataggio e il soccorso alle persone, per il contrasto dei fenomeni di incendio e di eventi incidentali di altra natura” nelle isolette del Trapanese. L’onere finanziario sarà a carico della Regione, mentre il Comune provvederà a mettere a disposizione un edificio per ospitare la squadra dei vigili del fuoco e i relativi mezzi e attrezzature antincendio. Il presidio sarà operativo ogni giorno (dalle 8 alle 20) con 3 unità di personale.
Il Pd e Attiva Sicilia sull’emergenza incendi
“Avevamo avvertito il governo, durante i lavori della finanziaria, che la scelta di utilizzare fondi europei non era compatibile con i tempi d’avvio della campagna antincendio boschivo. Forse solo Musumeci non si era reso conto che i 77 milioni di euro di fondi europei non si sarebbero resi disponibili in tempo utile per l’avvio delle attività dei lavoratori forestali.”Lo dice Giuseppe Lupo capogruppo del Pd all’Ars. “La Regione avrebbe dovuto avviare già da tempo le attività di prevenzione degli incendi – aggiunge Lupo - predisponendo i viali tagliafuoco e le necessarie opere di manutenzione. Nonostante gli appelli delle organizzazioni sindacali di categoria il governo regionale si è ostinato a rinviare in attesa dei fondi comunitari. Musumeci si assuma la responsabilità del ritardo ed incontri subito le organizzazioni sindacali per garantire il tempestivo svolgimento del programma antincendio a tutela dei nostri boschi”.
Valentina Palmeri, deputata regionale di Attiva Sicilia e portavoce dei Verdi all’Ars, ha presentato sulla questione degli incendi un’interrogazione al governo regionale e agli assessorati competenti per chiedere chiarimenti in merito alle modalità con cui la regione intende affrontare l’apertura, quest’anno anticipata, della stagione antincendio. “Come ogni anno – afferma Palmeri - la Sicilia torna a bruciare e tornano a bruciare sempre gli stessi luoghi. Recentemente i roghi hanno interessato alcune zone del Catanese, del Palermitano, la zona di Erice, Alcamo e Monte Bonifato. In quest’ultimo caso, l’incendio è stato arrestato nella zona di pre-riserva, sottoposta agli stessi interventi di manutenzione e monitoraggio, che da quanto segnalato non verrebbero effettuati correttamente e periodicamente. Credo sia un sentimento comune l’impotenza, la rabbia che suscita questo triste spettacolo con interi ettari che bruciano e la biodiversità distrutta. Alla prima occasione utile si mette in moto quella che forse dovremmo chiamare una ‘regia’”. Palmeri si chiede se questi incendi potevano già essere evitati con interventi tempestivi: “L’anticipazione della stagione antincendio prevista dalla Regione Siciliana potrebbe essere una decisione corretta, ma se la zona dei boschi e le aree limitrofe non vengono messe in sicurezza e se non si attua un meticoloso e preventivo monitoraggio, ricorrendo anche a sistemi tecnologici e coinvolgendo i comuni, i boschi saranno puntualmente destinati a prendere fuoco. Senza considerare l’esiguità del personale e i mezzi vetusti. Sicuramente l’approvazione presso il Parlamento Nazionale del ddl voto, che ha recentemente avuto l’ok dal Parlamento siciliano e che prevede una modifica alla normativa esistente, può essere un deterrente, ma ciò non basta. Non è più accettabile questa situazione: ognuno per il proprio ruolo e competenza deve adoperarsi per contrastarla”.