di Dorotea Rizzo
Siamo a Piazza Leoni a Palermo, da un lato si vede un bel palazzo grande costruito nel 92, dall’altro spiccano delle palazzine diroccate e malconce. Sono le palazzine di due sorelle palermitane di origini sarde, Maria Rosa e Savina Pilliu, che posseggono un negozio di generi alimentari in via del Bersagliere.
Due donne tenaci e coraggiose perché hanno resistito alla sopraffazione mafiosa che vuole a tutti i costi il terreno accanto alle loro case, per abbatterle e costruire. La mafia riesce a comprare molti dei terreni, e convince gli abitanti delle case circostanti a vendere. Ma le sorelle Pilliu rifiutano. Da qui inizia una Odissea, una battaglia nei tribunali durata trenta lunghi anni. Un periodo di minacce e intimidazioni.
Il terreno dove le casette delle sorelle sono state edificate ha suscitato l’interesse di un costruttore legato alla mafia ma le sorelle, in tutti questi anni, non si sono mai perse d’animo e hanno sempre affrontano tutto con determinazione, “non hanno mai avuto una minima esitazione, non sono mai scese a compromessi”. Sono testarde e probabilmente questa caratteristica deriva dalle loro origini sarde ereditate dai genitori e, poi, sono donne che la mentalità maschilista mafiosa ha sempre sottovalutato. Donne che, invece, hanno dato filo da torcere perfino a cosa nostra. La storia è raccontata in un libro da Pif, insieme al giornalista Marco Lillo. I proventi del libro andranno alle due sorelle per il pagamento di una cartella esattoriale di 22 mila e 842 euro, pari al 3% di un risarcimento che non hanno mai ottenuto. Si … perché lo Stato non solo non ha premiato la loro tenacia, ma chiede le tasse sulla causa vinta.
Le due sorelle hanno sfidato la mafia e hanno avuto ragione ma sono state ulteriormente penalizzate, pur avendo cercato di combattere un sistema mafioso che affonda le radici ai tempi del “sacco di Palermo,” quando si fece scempio di una intera città stravolgendone in maniera selvaggia la fisionomia. Le sorelle Pilliu, tirando le somme, non sono vittime della mafia ma dello Stato. Da un lato c’è un sistema corrotto che ha cercato di travolgerle, dall’altro lo Stato che non le ha sostenute in maniera adeguata. E’ quello che si evince, palesemente, da tutta la vicenda a cui si è prestata poca attenzione, facendo eccezione per il magistrato Paolo Borsellino, lui sì che “perdeva tempo” per ascoltarle e avrebbe agito se la sua vita non fosse stata spezzata da lì a breve.
Guardando le casette diroccate a Piazza Leoni un palermitano ignaro, si spera, di tutta la storia potrebbe domandarsi: Ma perché non le abbattono? In realtà il brutto, in questo caso, ha un significato simbolico di lotta e resistenza a un sistema marcio e corrotto e quindi così brutto, poi, non è… Dovrebbero saperlo tutti. E’, anche, lo scopo del libro.