Approfittavano del grave stato di bisogno di diversi cittadini per prestare loro denaro a tasso usuraio fino al 140% e hanno continuato a farlo con il lockdown dovuto alla pandemia del Covid che ha causato ulteriori disagi economici.
Sono cinque le misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Palermo ed eseguite dalla Guardia di Finanza, che ha sequestrato beni per 500mila euro nel corso dell'operazione "Tonsor". Gli arrestati sono: Salvatore Cillari di 63 anni, finito in carcere, mentre agli arresti domiciliari sono finiti il 34enne Gabriele Cillari, Matteo Reina di 61 anni e Giovanni Cannatelladi 49. Ad Achille Cuccia di 61 anni è stata applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo.
Il gruppo criminale, secondo le indagini, almeno a partire dal 2016 ha prestato soldi a gente bisognosa, palermitani e romani, per circa 150mila euro. Tra i beni posti sotto sequestro, oltre a conti correnti e ad una moto, anche due immobili commerciali dove svolge la sua attività il ristorante L'Acerba nel quartiere "Capo" a Palermo.
Qui i i dettagli nel comunicato delle fiamme gialle:
Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i Finanzieri del locale Comando Provinciale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo nei confronti di 5 soggetti, di cui:
1 destinatario di custodia cautelare in carcere: Salvatore CILLARI (cl. 58);
3 sottoposti agli arresti domiciliari: Gabriele CILLARI (cl. 87), Matteo REINA (cl. 60) e Giovanni CANNATELLA (cl. 72).
a vario titolo indagati per associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Nei confronti di Achille CUCCIA (cl. 60) è stata invece applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo.
Con il medesimo provvedimento il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di beni nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo stimato in circa 500 mila euro.
Le investigazioni condotte dal Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo nel periodo novembre 2019/dicembre 2020, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti, videoriprese, esami dei flussi finanziari, allo stato delle indagini hanno consentito di delineare una consorteria criminale, capeggiata da CILLARI Salvatore, che, almeno a partire dal 2016, avrebbe erogato prestiti di denaro con l’applicazione di tassi di interesse anche di tipo usurario nei confronti di una vasta platea di soggetti, orbitanti nell’area palermitana e romana, per un ammontare complessivo pari a circa 150.000 euro.
Parte dei proventi illeciti sarebbero stati poi “autoriciclati” dal figlio Gabriele, attivo "collaboratore" del padre nelle azioni criminali, in un’attività economica nel settore della ristorazione nel pieno della “movida” palermitana.
Gli altri sodali avrebbero operato a vario titolo come intermediari nel meccanismo sotteso alla erogazione dei prestiti di denaro, entrando in contatto con le “vittime”, proponendo “piani di rientro”, nonché veicolando “messaggi” per il rispetto della scadenza delle rate concordate.
La progressione investigativa curata dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo ha consentito di raccogliere elementi circa: il grave stato di bisogno vissuto dai soggetti che hanno chiesto i prestiti di denaro, proseguiti anche nel periodo di c.d. lockdown causato dall’emergenza epidemiologica da Covid-19; l’esistenza di un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati, nonché su dazioni in contanti, prive di qualunque tipo di tracciabilità, con l’obiettivo di "schermare" i passaggi di denaro; l’applicazione di tassi di interesse che sarebbero arrivati fino al 140% annuo, per ottenere i quali gli indagati hanno esercitato anche minacce nei confronti delle vittime.
Parallelamente, i finanzieri hanno valorizzato in chiave patrimoniale gli elementi acquisiti, attraverso l’esame, il confronto e l’incrocio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso al Corpo – tra cui il noto applicativo “MOLECOLA” –, accertando l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati.
Sulla base di tali accertamenti, il G.I.P. ha emesso un provvedimento ablativo che ha consentito di sottoporre a sequestro:
due immobili costituiti da locali destinati a uso commerciale ove svolge la propria attività un noto ristorante ubicato nel quartiere “Capo” di Palermo; un motoveicolo e conti correnti.
L’odierna operazione testimonia il quotidiano impegno della Procura della Repubblica e della Guardia di Finanza di Palermo con l’obiettivo di: contrastare i sempre più insidiosi fenomeni di infiltrazione della criminalità nel locale tessuto economico, soprattutto durante il periodo di crisi pandemica; tutelare i cittadini in situazione di difficoltà e gli imprenditori onesti che operano nel rispetto delle norme.