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08/06/2021 06:00:00

Rifiuti, Musumeci punta sul termovalorizzatore. Per le opposizioni prende in giro i Siciliani

 Ha un nome diverso, adesso si chiama termoutilizzatore (il “vecchio” termovalorizzatore) e secondo il presidente della Regione, Nello Musumeci, servirà a liberare l’Isola dalla schiavitù delle discariche. E’ questo l’obiettivo fissato con l’aumento della raccolta differenziata e con la costruzione, appunto, del termoutilizzatore, annunciato nei giorni scorsi e inserito nel Piano regionale dei rifiuti, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 9 aprile.

Non mancano però le polemiche e le reazioni come quella del Movimento Cinque Stelle che attacca Musumeci dicendo che continua a prendere in giro i siciliani e di voler costruire in realtà un inceneritore.

«Dobbiamo porre rimedio a 30 anni di guasti e di opacità politiche in tema di rifiuti e per non essere più prigionieri dell’oligopolio dei privati sugli impianti di smaltimento». Così il presidente della Regione, Nello Musumeci, presentando a Catania il programma del governo regionale per la politica dei rifiuti, assieme all’assessore all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, Daniela Baglieri, al dirigente generale Calogero Foti, e al consulente Giuseppe Pollicino.



Musumeci e i numeri sui rifiuti in Sicilia - «Nel 2035, secondo quanto stabiliscono le norme nazionali che recepiscono la Direttiva europea - ha detto Musumeci - i flussi di rifiuti devono prevedere il 65 per cento di riciclo e il 30 per cento da inviare al termoutilizzatore, perché l’indifferenziato non potrà più andare in discarica. Ecco perché in Sicilia, entro 10 anni, dobbiamo cancellare la cultura delle discariche. La soluzione per la parte non recuperabile rimane il termoutilizzatore, come avviene in tanti Paesi civili. In Italia - ha aggiunto il governatore - ne sono presenti ben 37 e il governo Conte 1 ci chiedeva di realizzarne almeno due. Nei prossimi giorni sarà pubblicato l’avviso per raccogliere eventuali manifestazioni di interesse. Nel frattempo - ha sottolineato Musumeci - non ci stancheremo di lavorare per incrementare l'impiantistica pubblica, a cui abbiamo destinato 250 milioni di euro per i prossimi anni. Alcune Srr hanno risposto alle nostre sollecitazioni, altre non hanno ritenuto di farlo e, per questo, abbiamo dovuto nominare un Commissario, il direttore generale del Dipartimento tecnico regionale, Salvatore Lizzio. Sono stati già aperti impianti pubblici, altri lo saranno l’anno prossimo, altri ancora ne progetteremo nelle prossime settimane, tutto con poteri ordinari. Il nostro piano si allinea alle migliori prospettive della politica ambientale europea». Nel gennaio 2018 la raccolta differenziata nei Comuni siciliani era ferma al 22 per cento, a fronte di un obiettivo minimo previsto dalla legge del 65 per cento. «In tre anni - ha spiegato Musumeci - siamo arrivati al 42 per cento grazie all'impegno dei sindaci e al senso civico dei cittadini. Oggi saremmo oltre il 60 per cento se le tre Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) non orbitassero su percentuali ben inferiori al 35 per cento, vanificando lo sforzo di quelle realtà in cui si arriva anche al 75 per cento. Sono 162 i Comuni siciliani ad avere raddoppiato la raccolta differenziata arrivando a oltre il 65 per cento, enti virtuosi che ci hanno permesso di ridurre del 30 per cento il conferimento dei rifiuti in discarica, ovvero 1 milione e 200 mila tonnellate in meno. In Sicilia abbiamo conteggiato 511 discariche esauste o non classificate, su cui abbiamo avviato un’indagine per la “caratterizzazione” affidata all’INGV per capire se sono potenzialmente inquinanti: stiamo avviando la procedura per la chiusura delle prime 250».

L'assessore Baglieri - «Io e il mio dipartimento - ha aggiunto l’assessore Daniela Baglieri - stiamo lavorando senza sosta per uscire dall'emergenza rifiuti e consentire di far risparmiare i siciliani. Ogni anno un cittadino dell’Unione europea genera in media 500 chili di rifiuti, di cui più della metà viene smaltita in discarica. Numeri impressionanti che non possiamo più sostenere, sia dal punto di vista ambientale che economico. Non è – ha concluso l’assessore all’Energia - un obiettivo utopistico ma lo raggiungeremo solo con la collaborazione dei vari soggetti istituzionali coinvolti».

M5S, Musumeci ha perso la bussola. Vuole costruire un inceneritore - “Un termoutilizzatore per risolvere l’emergenza rifiuti? Dite a Musumeci che non è giocando con le parole che risolve un problema che gli è chiaramente sfuggito di mano da tempo. Chiami le cose col proprio nome e dica chiaramente che vuole costruire un inceneritore: i siciliani ne hanno abbastanza di essere presi in giro da lui”. Lo affermano i deputati regionali del M5S, componenti della commissione Ambiente dell’Ars: Giampiero Trizzino, Stefania Campo e Stefano Zito. L’unica certezza – dicono - è che sui rifiuti, e non solo, Musumeci ha fallito completamente e ora cerca di buttarla in caciara. Ha appena affermato che i rifiuti in Sicilia sono in mano ad un oligopolio di aziende private. E poi, contraddicendo se stesso, annuncia un bando per costruire un inceneritore, da affidare a chi? Ovviamene ad un privato, col risultato che se oggi abbiamo 3, 4 aziende che si spartiscono ‘la torta’, domani ce ne rimarrà solo una”. “Ormai è del tutto evidente – aggiunge Trizzino – che Musumeci non ha idea di come si risolva l’emergenza, perché chi conosce la materia sa che nella gestione dei rifiuti prima si parte dalla riduzione, poi si passa al recupero, poi al riciclo e solo alla fine (per quel poco che resta) allo smaltimento (in discarica, o dentro al forno di un inceneritore). Invertire questo percorso serve esclusivamente a favorire le aziende private, le stesse che Musumeci dice di voler combattere”. “A completare il quadro delle contraddizioni di Musumeci – concludono i deputati 5 stelle - c’è la sua dichiarazione contro la burocrazia regionale. Qualcuno farebbe bene a ricordargli che è lui che la dirige da quasi quattro anni”.

Legambiente Sicilia - L’idea di un termoutilizzatore da realizzare per chiudere il ciclo dei rifiuti fa scattare gli allarmi per opposizioni e associazioni ambientaliste che temevano da tempo che la situazione di crisi avrebbe portato ad una possibilità del genere. «Proporre, come sta facendo Musumeci, la soluzione degli inceneritori per risolvere il problema della gestione del secco residuo e dell’emergenza rifiuti è solo illusorio, o, meglio, una fuga dalla realtà, poiché, oltre a essere un investimento oneroso sia per il pubblico che per il privato, che verrebbe pagato comunque dalle tasse dei siciliani con costi di conferimento di 200 euro/t, ci vorranno non meno di 7-10 anni, e non tre, per la loro realizzazione e, di fatto, impedirebbe il raggiungimento degli obiettivi selettivi e sfidanti di riciclo previsti dalle direttive europee sull’economia circolare», dice Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, che continua: «Musumeci fa finta di non sapere che gli inceneritori sono, e lo saranno sempre di più nei prossimi anni, un problema e non la soluzione per gestire la chiusura del ciclo dei rifiuti. Eppure sono trascorsi 4 anni di promesse buttate al vento durante i quali non si è riusciti a realizzare nemmeno un impianto pubblico per il recupero e il riciclo neanche ad autorizzare quelli già esistenti». «L'Ue - sottolinea Tommaso Castronovo, coordinatore della campagna Sicilia Munnizza Free e responsabile rifiuti di Legambiente Sicilia - incoraggia e finanzia soluzioni di gestione dei rifiuti a prestazioni ambientali più elevate che abbracciano l’obiettivo zero rifiuti, come la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti. Nell’isola, grazie ad una precisa strategia, la raccolta differenziata rimane bassissima e le discariche sono pericolosamente colme. È da anni, ormai, che lo denunciamo: l’unica via per uscire dall’emergenza (voluta) è la raccolta differenziata e la realizzazione di impianti per gestire i rifiuti, ma l’attuale governo regionale e le Srr non sono stati in grado di imprimere una svolta su questo aspetto fondamentale».

Italia Nostra Sicilia, no ad un megainceneritore per la gestione dei rifiuti in Sicilia - Dopo avere individuato tre siti per lo stoccaggio dell’amianto in territorio nisseno (nelle ex miniere), adesso intende far costruire un megainceneritore (termovalorizzatore – termoutilizzatore) al centro della Sicilia. Ciò che non era riuscito a Cuffaro nel 2002 intende farlo Musumeci nel 2021? Questo è il suo peculiare piano regionale per la gestione dei materiali post-consumo – chiamati impropriamente “rifiuti” - scrive Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia -. Insomma: proporre, come sta facendo Musumeci, la soluzione degli inceneritori per risolvere il problema della gestione del secco residuo e dell’emergenza rifiuti è solo illusorio. Oltre che fuorviante e pericoloso. Infatti, oltre ad essere un investimento oneroso, sia per il pubblico sia per il privato, che verrebbe pagato comunque dalle tasse dei siciliani con costi di conferimento di duecento euro a tonnellata, ci vorranno non meno di sette-dieci anni, e non tre come Egli sostiene, per la loro realizzazione. Inoltre, impedirebbe di fatto il raggiungimento degli obiettivi di riciclo previsti dalle direttive europee. E poi, l’attuale Presidente della Regione fa finta di non sapere che i megainceneritori sono, e lo saranno sempre di più nei prossimi anni, un problema e non la soluzione per gestire la chiusura del ciclo dei rifiuti. Eppure sono trascorsi quattro anni. Invano. Quattro anni durante i quali, nell’Isola, non si è riusciti a realizzare nemmeno un impianto pubblico per il recupero e il riciclo e neanche ad autorizzare quelli già esistenti. Un fatto sconcertante. Giorni fa, l’ineffabile presidente Musumeci - convlude Janni -  aveva incontrato le associazioni di SOS Sicilia Centrale (tra cui Italia Nostra Sicilia), promettendo loro tutela e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio nel cuore dell’Isola. A distanza di pochi giorni, Egli propone un megainceneritore per l’area centrale della Sicilia. Che altro dire?". 

 

 

 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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