Un “Patto d'acciaio” tra trapanesi, marsalesi e catanesi con quest'ultimi professionisti della “spaccata” - così vengono chiamati in gergo i furti delle casseforti Atm con l'utilizzo di escavatori o materiale esplosivo - che pianificavano gli assalti ai bancomat, contando, però, sul supporto logistico degli alleati che mettevano a disposizione uomini e mezzi per perpetrare i colpi ai danni di uffici postali e banche. Tre bande ben organizzate e collegate tra di loro sgominate, all'alba di oggi, dalla polizia, con 19 arresti e 22 denunce.
A Trapani operavano Massimiliano Gaspare Salafia, Antonino Anselmo, Giuseppe Di Dio, Pietro Maisano, Rosario Maisano, Gaetano Barbera, Maria Barbera, Francesco Mancuso, Domenico Salvatore Zerilli.
A Catania, Andrea Tropea, Alessandro Valentino Longo, Concetto Mannuccia e Antonino Viglianesi.
A Marsala, Isidoro Salvatore Rallo, Bartolomeo Rallo, Vincenzo Fabio Licari, Aldo Cosimo Vinci, Fabrizio Stabile, Domenico Savalla,
Tutti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, furto, danneggiamento aggravato e simulazione di reato. Cinque i “colpi” messi a segno: tre a Marsala, uno a Trapani e uno a Catania, per un bottino complessivo di 225 mila euro.
Per realizzare i furti “professionisti della spaccata”, ossia i catanesi, sono entrati in contatto con il gruppo trapanese capeggiato da Massimiliano Salafia e con quello marsalese guidato da Isidoro Rallo, promettendo lauti guadagni in cambio di supporto logistico, uomini e mezzi.
Dice Salafia, ignorando di essere intercettato: “Quelli vengono e ti dicono: tu metti a disposizione? Metti queste? Ed io ti do la parte per questo”.
Un patto tra bande che si evince anche dalla conversazione, registrata dagli investigatori, tra Francesco Mancuso e Antonino Anselmo che fanno riferimento a quando detto da Andrea Tropea nel corso di un incontro: “Se faccio soldi io, fate soldi anche voi. Dalla bocca sua fu detto, quella volta alla saletta”.
I quattro “colpi” nel Trapanese sono stati messi a segno sempre con la presenza della componente catanese. In una circostanza, quest'ultimi, esclusero i marsalesi e in altra “fecero fuori” i trapanesi, a testimonianza della loro egemonia da imputare allo loro abilità. Agivano, infatti, in tempi rapidi e con grande coordinazione a tal punto che parlando con suoi complici Salafia disse: “Sembrano telecomandanti”.
Alla guida dell'escavatore, Andrea Tropea impiegava appena cinque minuti a scardinare un bancomat. Il resto lo facevano i suoi complici.