Le manovre per le prossime elezioni regionali in Sicilia sono tante.
Una folla di personaggi politici che tentano la riesumazione. Accanto a queste riunioni c’è un grande caos, nulla è dato per scontato, non lo è neanche la candidatura di Nello Musumeci.
La coalizione è tutta da costruire, primi movimenti si registrano all’ARS dove il gruppo parlamentare di Attiva Sicilia, nato dall’abbandono dei Cinque Stelle da parte di Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, subisce la perdita della Palmeri che continua da indipendente dei Verdi al gruppo misto. Il parlamentare mazarese, Tancredi, invece si affianca all’attuale governo regionale.
Gianfranco Miccichè, attuale commissario di Forza Italia in Sicilia e presidente dell’ARS, lo ha dichiarato: al momento non c’è un candidato alla presidenza della Regione. Potrebbe essere Musumeci ma non è detto che sia lui, ha dialogato poco con la maggioranza parlamentare, ha condiviso ancora meno, si è fidato unicamente del suo cerchio magico e ha commesso più errori del previsto. Miccichè non è tenero con il presidente uscente, potrebbe anche averlo già mollato e pensare a candidature alternative. Il nodo sta nel rientro in giunta di Ruggero Razza, Musumeci voleva fare il colpaccio: Marco Falcone alla Sanità e Razza alle Infrastrutture. La mossa non è andata a segno, Forza Italia non ha concesso il cambio di deleghe e ha quindi stoppato la manovra.
Miccichè, inoltre, ha un patto di ferro sulla città di Palermo, che andrà al voto qualche mese prima delle elezioni regionali, con Roberto Lagalla. L’assessore regionale è pronto a fare il sindaco di Palermo e avrebbe chiuso il quadro delle alleanze, sarebbe pure servito a questo il famoso pranzo che si è consumato a Mondello la settimana scorsa. Paccheri o meno, quella del Grande Centro è una operazione roboante che è destinata a consumarsi proprio in un pasto e a non avere seguito. E’ l’ubriacatura del momento che ha però avuto delle conseguenze.
Il patto federativo, che è stato comunicato alla stampa senza che alcuni partiti e coordinatori regionali ne sapessero niente, punta a spostare il baricentro su posizioni marcate dagli uomini di Sicilia Futura, che ogni tanto si ricordano di far parte di un partito, quello di Italia Viva.
E allora cosa è questo patto dei paccheri? Che qualcuno ai piani alti della politica ha definito “Il pacco”?
A parte la retorica del comunicato su quello che si vorrebbe fare, ma in politica vale il come fare le cose, non c’è nessun elemento di novità. La domanda che l’elettore medio dovrebbe farsi è: perché votare un surrogato di sigle e non un partito che è strutturato?
Si legge, nel comunicato che porta la firma di Nicola D’Agostino di Italia Viva, Decio Terrana dell’Udc, Massimo Dell’Utri di Noi per l’Italia-Cantiere Popolare e Angelo Bellina di Idea Sicilia: “Si realizza quindi una federazione tra le forze che hanno aderito alla Carta, che dia voce unica a partiti e movimenti politici simili e lanci un nuovo progetto in grado di affrontare le emergenze attuali e di scommettere su un futuro sostenibile dove venga premiata la competenza e ritorni ad essere un valore la solidarietà. Sarà presto fissata la data per la sottoscrizione del patto federativo, cui parteciperanno gli organi dirigenti dei partiti e dei movimenti aderenti”.
Al documento sono seguite una serie di malumori interni, alcuni coordinatori e classe dirigente di Italia Viva è pronta a non avallare percorsi che non sono stati condivisi e direttamente appresi dalla stampa. Il partito renziano in Sicilia potrebbe essere forte ma a Catania a breve subiranno la prima vera emorragia elettorale: pronti all’abbandono sono sia Valeria Sudano che Luca Sammartino. Gli uomini di Sicilia Futura, lo racconta la loro storia, non sono mai fermi, si spostano in base alla meno sofferenza elettorale. Sui territori i coordinatori di IV che sono stati indicati, già quasi due anni, non hanno aggregato nessuno, non ci sono amministratori, né consiglieri, difficile che faranno una lista di partito, al contrario confluiranno in altre liste, del resto hanno sempre lavorato per le proprie legittime mire elettorali e mai al servizio del partito che li ospita.
E chi sono le sigle attorno ai paccheri? L’UDC di Terrana, a parte il trapanese con Mimmo Turano, avrebbe difficoltà a mettere su una lista competitiva in ogni provincia. Idea Sicilia è una sigla che si riconduce unicamente a Lagalla, Noi con l’Italia alle ultime nazionali non ha superato il quorum, alle Europee Saverio Romano non ce l’ha fatta, il suo braccio destro Toto Cordaro si è adagiato sulle posizioni del governo regionale e la sua azione non è arrivata.
A quel tavolo mancava Totò Cuffaro, che seppure fosse stato invitato mai si sarebbe seduto con Turano, lo stesso Cuffaro ha rimesso in piedi la Dc e se anche non si potrà candidare, per la condanna subita e l’interdizione, ha comunque la capacità a rendere fluido il voto.
Si tratta di manovre, fragili, come i grissini che avevano sul tavolo.