Gentile Direttore,
ho letto le “vigorose” affermazioni dell’ex consigliere comunale Giovanni Sinacori, pubblicate dalla vostra redazione il 22 c.m., in merito al “registro dei bambini mai nati”. Tenterò di replicare con garbo e pacatezza, ritenendo che toni esasperati ed espressioni denigratorie non contribuiscano affatto ad un proficuo dibattito.
Prima di intraprendere l’iniziativa per l’annullamento della delibera che ha istituito quel registro, ho ritenuto doveroso documentarmi adeguatamente, come sempre dovrebbe fare chiunque intenda affrontare con serietà e consapevolezza tematiche di rilievo. Ho esaminato con attenzione la delibera, ho studiato le normative vigenti in materia ed ho analizzato i molteplici motivi posti a base del ricorso recentemente presentato al TAR da sindacati e associazioni per l’annullamento di quella delibera. Mi sono recato al cimitero per constatare di persona lo stato delle cose e avere delucidazioni su quel servizio. Mi sono, anche, rapportato con la Dirigente del Settore, con l’Ufficio Legale e con il Segretario Generale.
Ciò premesso, farò riferimento solo ad alcuni passaggi dell’intervento di Sinacori per smentire l’accusa di aver io fornito “notizie false e menzognere”, utilizzando “una narrazione distorta dei fatti”. Nella sua missiva l’ex consigliere esordisce affermando di volere “precisare alcune cose che sono state scritte” dall’Avv. Piero Cavasino “circa il Regolamento comunale noto come Registro dei Bambini mai nati”. Subito dopo ci informa di avere votato “a favore dell’approvazione di quel Regolamento”.
In realtà non ho scritto nulla “circa il Regolamento Comunale noto come registro dei Bambini mai nati”, per il semplice motivo che quel regolamento non esiste! Ciò che il consigliere Sinacori ha contribuito ad approvare è una modifica al vigente regolamento cimiteriale. Sarebbe facile ironia dire che egli utilizza “una narrazione distorta dei fatti”, ma resta comunque il fatto che il ripetuto lapsus fa dubitare che il suo voto favorevole sia stato l’epilogo di una compiuta e approfondita disamina dell’argomento oggetto della delibera.
Quanto all’intento del mio accusatore di volermi rassicurare <<che non si è trattato di una “iniziativa discutibile”>>, rilevo semplicemente che il significato dell’aggettivo “discutibile” è il seguente: “che può essere oggetto di discussione, che non va accettato senz’altro per certo o per valido” (basti consultare il dizionario della Treccani). Da anni in Italia si “discute” di tali argomenti e anche a Marsala sono tantissimi a dissentire dall’istituzione del registro dei bambini mai nati. Solo per questo ho utilizzato l’aggettivo “discutibile”.
E allora: o Sinacori ritiene che la sua sia una “verità rivelata”, certa ed incontrovertibile, non tollerando che qualcuno ne voglia discutere; oppure, avendo lui frainteso il significato del termine “discutibile”, è proprio lui autore di “una narrazione distorta dei fatti”. Mi si accusa a sproposito di avere distorto la realtà per avere sostenuto che quella delibera “indirettamente tenta di colpevolizzare le donne che fanno legittimamente ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza in base ad un diritto riconosciuto dallo Stato”.
Non capisco davvero dove stia la falsità: ho solo esternato un mio convincimento, che ribadisco anche in questa sede. Innanzitutto non ho mai sostenuto che qualcuno possa “essere schedato contro la propria volontà”: ho semplicemente criticato l’obbligatorietà del seppellimento di un prodotto abortivo e le altre connesse prescrizioni che, non tenendo conto della volontà della donna, non sono a mio avviso conformi ai dettami legislativi. Ed infatti una delle modifiche del regolamento cimiteriale approvate anche dall’ex consigliere così dispone: “In ogni caso, pur in mancanza di specifica richiesta dei genitori, il corpicino verrà sepolto nel campo di inumazione, in uno spazio a ciò destinato e ciascuna sepoltura sarà adeguatamente individuata da un cippo funerario, contrassegnato da un numero il quale troverà riscontro nell’istituito registro”.
Ritengo sia proprio questo il maggiore vulnus della delibera. Ricordo a Sinacori che il D.P.R. n°285 del 1990 stabilisce che solo su richiesta dei genitori, e quindi esclusivamente con il loro consenso, è possibile procedere all’eventuale seppellimento del prodotto abortivo di presunta età inferiore alle 20 settimane. Non è concepibile che un regolamento comunale possa derogare al dettato di norme statuali o anche solo violarne la ratio legis. Inoltre, se il legislatore riserva esclusivamente alla donna la decisione di ricorrere all’aborto, come può un mero organo amministrativo, qual è il consiglio comunale, imporle di subire relativamente al prodotto del suo concepimento qualcosa che ella non desidera per motivi che a nessuno è lecito sindacare? Sarebbe una costrizione illegale.
So bene che attualmente a Marsala non si può procedere ad interruzione volontaria di gravidanza, ma questo non ha nulla a che vedere con la legittimità della delibera da me criticata. Sappiamo bene che tutti i ginecologi che operano nel nostro ospedale sono obiettori di coscienza; ma ciò non esclude, ed è anzi auspicabile, che in futuro vi siano medici non obiettori, consentendo finalmente alle donne marsalesi di esercitare nella propria città un diritto ancora oggi ad esse ingiustamente negato.
Quanto all’invito dell’ex consigliere ad avere “il coraggio di chiamare con il nome proprio ciò che in maniera artefatta, viene annichilito da paroloni minimaliste come “prodotto del concepimento” o “prodotto abortivo”, è facile rispondere che “prodotto del concepimento” e “prodotto abortivo” sono esattamente i termini voluti dal Legislatore (non da Piero Cavasino). Ogni altra definizione sarebbe solamente suggestiva (“bambini mai nati”) e manifestazione di ideologie e convinzioni religiose rispettabilissime ma non certo imponibili – per regolamento! – alla generalità dei cittadini, specie in uno stato laico.
Nutro profondo rispetto verso chi ritiene che il prodotto del concepimento sia già un essere umano anche nelle prime settimane di gestazione. Ma mi si permetta di dissentire e pretendere lo stesso rispetto per chi la pensa diversamente (a maggior ragione se supportati dalla legge!). Respingo al mittente le accuse di volermi ergere “a tutela della collettività”, di dare “notizie false e menzognere” e di utilizzare “una narrazione distorta dei fatti”. Mi auguro che Sinacori – che ringrazio per aver contribuito al dibattito – sia andato oltre le proprie intenzioni, mosso unicamente dalle sue convinzioni, e spero che il dibattito tra la gente e in consiglio comunale, pur nella diversità delle opinioni, prosegua con serenità e rispetto reciproco.
Per quanto mi riguarda una cosa è certa: avendo come unico faro, oltre alla mia coscienza, il diritto e la legalità, in merito alla questione riguardante il registro dei bambini mai nati non indietreggerò di un solo millimetro!
Pietro Cavasino - Consigliere Comunale