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23/05/2021 06:00:00

Castelvetrano, Lo Sciuto “cercava voti”. Il suo legale: “Nessuna superloggia"

 Dopo il rinvio a giudizio nell’inchiesta Artemisia, è intervenuto il legale di Giovanni Lo Sciuto.

In una nota, l’avvocato Franco Messina ha voluto precisare che il suo assistito non è mai stato un massone. E sulla relativa violazione della Legge Anselmi ricorda che per i giudici cautelari i suoi rapporti di amicizia “spesso attengono alla sua precisa strategia clientelare tesa ad allargare il suo consenso elettorale e non appaiono attingere profili di illiceità penale”. Emergerebbero inoltre “una serie di iniziative individuali di Lo Sciuto non attratte nell’orbita dell’attività di un’associazione, bensì … in funzione del suo consenso elettorale, che costituisce l’unico obiettivo concretamente perseguito dall’odierno indagato.”.

Insomma, la massoneria segreta per l’avvocato di Lo Sciuto non c’entra nulla. Il motore principale sarebbe “soltanto” la ricerca di voti. E cita anche le conclusioni della Suprema Corte su un interesse di esclusiva matrice elettorale.

Nella sua nota, fa sapere anche che il suo assistito “esprime la propria fiducia nel futuro esito del processo penale e ribadisce la correttezza del suo operato”.

 

Di diverso avviso ovviamente sono gli inquirenti che invece hanno identificato un “cerchio magico” fatto da un sistema di potere che utilizza le regole simili alla massoneria segreta, con una vera e propria loggia e con un tempio massonico in un palazzo di Castelvetrano. E Lo Sciuto, secondo gli investigatori, sarebbe stato “l’ispiratore di ogni cosa”, creando con il presidente dell'ente di formazione professionale Anfe (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati), Paolo Genco, anch’egli tra gli arrestati, "uno stabile accordo corruttivo" riuscendo ad ottenere assunzioni per persone da lui segnalate, appoggio elettorale e finanziario, in cambio di finanziamenti a favore dell'Anfe. Inoltre, nel corso di alcune telefonate intercettate si parla della presentazione di una lista unica per le elezioni comunali, facendo riferimento “alla promessa di posti di lavoro in seno all’ANFE in cambio di consensi elettorali”.

 

Pur ammettendo che quella non fosse stata una vera e propria loggia segreta, si trattava comunque di un gruppo di politici, funzionari pubblici dell'Inps, soggetti legati a Cosa nostra e massoneria e professionisti che riuscivano ad orientare le scelte del Comune, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale.

Dall’indagine Artemisia è emerso che erano in grado di ottenere persino notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura.

E se la violazione della Legge Anselmi ha la sua decisiva rilevanza in ambito penale, l’ipotesi di non averla violata non è certo sufficiente a restituirci un operato politico specchiato.

Anche se probabilmente l’avvocato Messina non poteva saperlo quando, nel 2017, aveva accettato la designazione ad assessore da parte del candidato sindaco Luciano Perricone, in un gruppo sponsorizzato politicamente proprio da Errante e Lo Sciuto.

Elezioni amministrative che però furono abortite dallo scioglimento per mafia.

 

Egidio Morici



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