Arrivano i rinvii a giudizio per 18 persone dell’inchiesta Artemisia, l’operazione che il 21 marzo 2019 smantellò a Castelvetrano una superloggia segreta dove c’erano politici, massoni, funzionari dell’Inps, professionisti e soggetti legati a Cosa nostra.
Una vicenda sullo sfondo del clientelismo nella sanità, fatto di finte pensioni di invalidità e di consenso elettorale per influire sulle scelte politiche della città, che oggi vede rinviata a giudizio
una parte della propria classe dirigente accusata a vario titolo di corruzione, induzione indebita, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione di segreti di ufficio e violazione della Legge Anselmi.
Oltre che per Lo Sciuto, ex deputato ed ex componente della commissione parlamentare antimafia regionale ed Errante, ex sindaco di Castelvetrano, è stato rinviato a giudizio anche Luciano Perricone, ex consigliere comunale ed ex candidato sindaco nel 2017 e 2019, quando le amministrative saltarono a causa del commissariamento per mafia del comune e quando, due anni dopo, ritirò la sua candidatura a sindaco proprio in seguito agli arresti dell’operazione Artemisia.
Lo rivela l’Agi, che spiega come siano state accolte le ragioni della Procura di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituti procuratori Sara Morri, Francesca Urbani e Andrea Tarondo, adesso trasferito ad altro incarico) che hanno chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio anche per l’ex vice sindaco di Castelvetrano, Vincenzo Chiofalo.
Tra le persone rinviate a giudizio ci sono anche i poliziotti Salvatore Giacobbe, Salvatore Passanante e Salvatore Virgilio, il commercialista Gaspare Magro e altre otto persone.
Inizialmente erano stati coinvolti anche altri indagati, le cui posizioni però sono state trasferite ad altre procure.
Condannato invece a 4 anni, con il rito abbreviato, Francesco Messina Denaro, procuratore speciale della Diaverum, una ditta sanitaria che avrebbe ricevuto l’aiuto del deputato Lo Sciuto per ottenere “l’approvazione di un progetto relativo al settore della condizione e gestione di laboratori di analisi, case di cura e strutture cliniche”.
Avevamo già scritto come le difficoltà di questo procedimento giudiziario siano state essenzialmente legate al liberi tutti che all’inizio aveva provocato la decisione del Tribunale del Riesame, avendo attribuito la competenza territoriale alla procura di Palermo.
La procura di Trapani aveva fatto ricorso in Cassazione. E dopo aver ottenuto ragione aveva chiesto (e oggi ottenuto) il rinvio a giudizio.
Passaggi che non hanno cancellato l’impianto accusatorio. Ma che avevano probabilmente indotto in confusione l’opinione pubblica, almeno quella poco avvezza alle procedure penali, ingenerando in alcuni l’errata convinzione che l’inchiesta si fosse “sgonfiata”.
Egidio Morici