Giorno dopo giorno, come un continuo reality sulle tv del pomeriggio, emergono nuovi sviluppi sul caso di Denise Pipitone, scomparsa 17 anni fa da Mazara del Vallo.
Lettere anonime, “super testimoni”, ex pm che se le dicono a distanza. Il caso della piccola Denise negli ultimi mesi è tornato sotto i riflettori e sulla scrivania della Procura di Marsala.
E proprio sulla scrivania del Procuratore di Marsala Vincenzo Pantaleo c'è una lettera anonima arrivata nei giorni scorsi anche all’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera MAggio, mamma di Denise, e Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?”.
"Sono diciassette anni che so e sono serissimo – scrive l'anonimo in una lettera indirizzata inizialmente a Frazzitta -. Non ho parlato per paura. Mi trovavo a bordo della mia auto a Mazara del Vallo e sono stato affiancato da un'altra vettura. Ho guardato all'interno dell'abitacolo e ho visto Denise con altre tre persone. Ne sono assolutamente sicuro. Con lei c'erano tre uomini. La bambina piangeva e chiamava la mamma".
L'autore della missiva per il momento non ha un nome. Federica Sciarelli ha invitato il misterioso testimone a farsi avanti. "Lo faccia nelle formule che ritiene più opportune – sottolinea durante la trasmissione "Chi l'ha visto?", andata in onda nella serata di mercoledì -. Una lettera se non si abbina a un volto o a un nome resta una lettera". Anche Piera Maggio si è unita all'appello fatto dalla giornalista, chiedendo che eventuali testimoni escano allo scoperto.
Intanto sono tornati a parlare davanti alle telecamere due magistrati che seguirono il caso della scomparsa di Denise quando erano alla Procura di Marsala
L’ex Pm Maria Angioni in tv ha chiesto di riaprire il caso poichè, secondo le carte in suo possesso, fu lei ad indagare nella fase iniziale della sparizione della piccola Denise: “Più persone hanno collaborato al sequestro. Sottolineando come la cittadina di Mazara Del Vallo fosse piena di “sentinelle” in grado di coprire il misfatto.
E’ durissima la replica di Alberto Di Pisa, ex procuratore di Marsala oggi in pensione, nei confronti della collega. “Rimango basito dalle dichiarazioni della collega Angioni – sottolinea in diretta l’ex Procuratore – qui si parla di buoni, di cattivi, tutte cose che non risultano dagli atti del processo”.
Secondo Di Pisa quelle di Angioni sono “dichiarazioni un po’ fantastiche del tutto prive di fondamento”. “Io credo – aggiunge in diretta Alberto Di Pisa – che bisogna attenersi ai fatti concreti alla realtà. Non fare supposizioni fantasiose come quella della Angioni che secondo me non hanno nulla a che fare con la verità”.
Quindi Di Pisa ha proseguito: “Non so da cosa l’Angioni tragga conclusioni su presenze sulla scena del crimine della famiglia allargata, siamo sempre nel campo delle supposizioni. Io parlo di dati concreti, un’intercettazione telefonica fra la Corona e la figlia Jessica, in cui dice che ha portato la bimba a casa di qualcuno. Quelle due donne sarebbero state capaci di tutto. La bimba sarebbe stata poi consegnata ad un accampamento dei nomadi poi sarebbe sparita. Poi c’è la foto di Milano della bambina insieme alla rom che a mio avviso al 90% era lei, per via della cicatrice sulla guancia e poi per l’accento siciliana. Questi sono dati certi, tutto il resto sono fantasie, ipotesi che non hanno aggancio con la realtà”.
Intanto un’ex investigatore parla di uno strano giro di schede telefoniche in uso alla famiglia Corona e a suoi conoscenti.
«Il telefono era spento, ma sull'utenza telefonica è arrivato lo stesso un messaggio. La Sim però, nel frattempo era stata tolta. Quindi il sistema non riusciva a consegnare il messaggio, che continuava a cercare la rete, anche se il telefono era spento. Per questo, durante la notte ci sono le celle agganciate».
Ha detto Francesco Lombardo, l’ex maresciallo dei carabinieri in servizio alla Polizia giudiziaria di Marsala, che ha indagato sulla scomparsa di Denise Pipitone, intervenendo in diretta a "Mattino Cinque" a proposito delle celle telefoniche che sono state agganciate all’epoca della scomparsa, vicino al magazzino dove si pensava fosse tenuta in ostaggio la bambina. Alla domanda sulla possibilità che Anna Corona avesse dato in uso il suo telefono a qualcun altro o che, eventualmente, questo altro si sia spostato, l’ex maresciallo aggiunge: «O un’altra persona o lei stessa ha messo la sua scheda su un altro cellulare».