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19/05/2021 10:00:00

Scrive Alfredo sul futuro della spiaggetta di San Teodoro

Carissimo Direttore, aspettavo si tornasse a parlare della pagliuzza, ops - spiaggetta - di San Teodoro, era una questione di tempo! Mi sono detto, aspetto e poi speriamo di trovare la forza, anzi la Volontà di scrivere queste confuse righe.

Parto dal suo virgolettato che giustamente utilizza per segnalare il brutto aggettivo che bolla persone che - bene o male - hanno comunque impedito tutto quanto lei - purtroppo - racconta.

Non a lei Direttore, ma a tutti coloro che hanno lasciato che ciò accadesse, specialmente ai coloro che con tenacia hanno demolito quel minimo di equilibrio e di decoro…A tutti loro voglio dire: -Perché non lo sapevate che finiva così? - Pensate forse di vivere in Svizzera? Piacerebbe anche a me, ma siamo in Italia, dove la buona educazione è carente e il mancato rispetto dell’ambiente è una mera conseguenza. Ma veramente ci illudiamo di arginare il prevedibile fenomeno con una sgridata al parcheggiatore e una sculacciata allo spensierato noleggiatore di ombrelloni? Certo che no…sappiamo tutti ch’è giunta l’ora di mettere a sistema tutta l’area. Innescare la giusta condotta per una moderna gestione dei luoghi che rappresentano l’offerta turistica di cui questo territorio dispone!

Si continua a discutere della pagliuzza di San Teodoro e come al solito si perde di vista l’insieme. La spiaggetta della “discordia” è, piuttosto, parte integrante e non la più importante, di un’area più ampia che se vista nel suo insieme contiene un formidabile potenziale che non chiede altro che di essere svelato.

Non manca nulla per attivare il sistema, anzi c’è qualcosa di troppo! È come la proverbiale trave nell’occhio!
Con molta probabilità, la <<trave>>, di cui parlerò più avanti, nacque per consentire il transito degli autocarri che solo da qualche anno, (grazie, guarda caso, alla battaglia legale vinta dal brutto aggettivo di cui sopra), non trasportano più il sale proveniente dall’impianto di Isola Lunga. Visto dalla mia prospettiva, non tutti i mali vengono per nuocere, specialmente quando a guadagnarci è il territorio e non solo perché si è messo fine allo stupro ambientale a cui era sottoposta puntualmente la spiaggetta. Gli autocarri, pesanti del loro carico di sale, dopo l’attraversamento del guado marino che divide isola lunga dalla terra ferma, devastavano longitudinalmente la indifesa spiaggetta aprendo un varco nel precario recinto che la divide dalla confinante, e in vendita, salina di San Teodoro. Lo sa Direttore qual è stato l’effetto di questa battaglia? Finalmente possiamo ammirare le classiche imbarcazioni che come un tempo hanno ripreso a trasferire il sale lungo l’antica rotta marina aggiungendo un ingrediente in più al fascino turistico della zona.
Ma veniamo al punto, a supporto allego una mappa che ho scovato in un cassetto elettronico qui da qualche parte dietro il monitor del computer, risale a qualche anno fa, già in quel periodo immaginavo come, con poche mosse, si potrebbe rivoluzionare la zona restituendole la dignità che mostra.

Decarbonizzazione - Transizione ecologica - Resilienza, paroloni che incutono timore.
Viviamo in una transizione epocale e globale, siamo tutti dentro, nessuno escluso, ogni azione in quella direzione, se pur piccola che sia, rappresenta un passo avanti verso quel rispetto smarrito per l’ospite che ci accoglie nel breve viaggio della vita. La natura ci parla e di certo non lesina ottimi motivi per darle ascolto.
Pur non avendo letto le recenti ricerche di mercato relative alle tendenze della domanda turistica, sono convinto contengono una consistente richiesta di luoghi incontaminati. Luoghi dove si può godere del paesaggio senza sentirsi in un parcheggio, per esempio. Luoghi dove si circola in bicicletta ed i percorsi pedonali sono piacevoli passeggiate.
Direttore, se lei ancora mi legge le svelo l’identità della <<trave>>, assolutamente da eliminare se si vuole tornare a vedere un paesaggio incontaminato ed equivalente alla richiesta turistica di qualità che bussa alla porta.

La Trave rappresenta la innaturale striscia di asfalto che, occupando una consistente fetta di arenile della -spiaggia grande-, ha contaminato la natura del luogo. In verità, non è l’unica infrastruttura, di umana concezione a contaminarlo, ma di questo mi riservo di parlarne qualche altra volta per adesso mi limito al primo Step di una possibile trasformazione di tutto il comprensorio che corre dalla foce alla spiaggetta.
Parliamo di un primo step semplice ma rivoluzionario, uno step che in corsa potrebbe catalizzare tutte le forze giovanili attive intorno ad un progetto di gestione-ecologica-intelligente di un luogo specifico. I giovani ci sono, gli esempi di dedizione alla cosa pubblica sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo bisogni noi di loro come loro di noi, potremmo impedirgli di cascare nei nostri errori, magari! Bisogna coinvolgerli sempre più in iniziative che vanno nel verso del loro futuro, che, parafrasando, -non ci appartiene-.
Il tutto lo immagino gestito da questi meravigliosi giovani magari dotati di un buon uso della lingua inglese e che in un turn over si occupano della cosa.

MA VENIAMO AL PROGETTO:
Tutto sommato, e al netto della zavorra burocratica, i passaggi sono semplici.
Per fortuna il parcheggio c’è, abbandonato a se stesso ma c’è, non essendo obbligatorio tanti preferiscono portare le loro inseparabili autovetture quanto più vicine all’ombrellone. Da prima affollano il margine della strada (la trave) che copre l’arenile maggiore, trasformandolo in un volgare parcheggio, poi tocca al parcheggio sotto le torri che dominano la piccola -spiaggetta- rampa di lancio per intraprendere il guado marino che porta sotto lo sbarramento che impedisce di accedere all’isola lunga, limite quest’ultimo che va rivisto e gestito, come il discriminato uso degli “atolli” che affiorano lungo il cammino marino.
Bonificata la fascia di sabbia contaminata dal manto stradale. (è prevedibile che per motivi di sicurezza si debba garantire il passaggio ad eventuali macchine di soccorso, passaggio che non necessariamente deve realizzarsi con asfalto e comunque temporaneo fino all’acquisizione di una fascia di salina necessaria alla realizzazione di un passaggio carrabile da dedicare solo ed esclusivamente al transito di mezzi di soccorso e per chi dal parcheggio si vuole recare alla spiaggetta con i mezzi alternativi offerto loro. In sostanza si tratta di:

1) Efficientamento del parcheggio rendendolo obbligatorio e a pagamento. Dotazione di Biciclette e/o monopattini elettrici, per cominciare 2 vetturine elettriche alla stregua di quelle che siamo abituati a vedere sul green. Queste ultime servirebbero al trasferimento dei turisti fino alla spiaggetta quando questi non preferiscono i mezzi alternativi messi loro a disposizione come biciclette e monopattini.
2) Eliminazione della fascia di asfalto e posa in opera, per una fascia larga almeno 4mt, di manufatti posti a debita distanza tra loro e annegati nella sabbia che tenderà a nasconderli dalla vista garantendo comunque un fondo capace di sopportare il passaggio di mezzi di soccorso o quant’altro necessario.
3) Ripulitura del percorso che conduce dalla -spiaggia grande- alla -spiaggetta- tanto da renderlo piacevolmente pedonabile e ciclabile!
4) Realizzazione, con adeguate segnalazioni, di un corridoio pedonale marino che impedisca il transito sulla -spiaggetta- ai turisti e/o ospiti che intendono raggiungere l’isola lunga.
5) Ripristino delle attrezzature necessarie e affido della -spiaggetta- ai giovani di cui sopra che stagionalmente potrebbero dedicarsi alla sua corretta conduzione.

Come vede, caro Direttore, 5 azioni che, a mio avviso, aprirebbero la strada ad un nuovo futuro per l’area turistica di San Teodoro. Che dice, sapeva che quello è il punto di terra ferma più vicino a Favignana? Le piacerebbe fermarsi sulla nuova -spiaggia grande- da dove godere del meraviglioso sfondo che le isole creano e di tanto in tanto scattare qualche fotografia al carico di sale che leggero sull’acqua fa bella mostra di se?
 

Alfredo Sparano



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