Grazie al vaccino in Italia crollano i morti e i ricoveri per Covid.
Trentacinque giorni dopo la prima dose di vaccino, il rischio decesso per Covid-19 cala del 95%; il rischio di ricovero del 90%; quello di contrarre l’infezione dell’80%.
L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato con il ministero della Salute, e in collaborazione con i referenti regionali della sorveglianza integrata Covid-19 e dell’anagrafe nazionale dei vaccini, il primo studio nazionale sull’impatto della vaccinazione anti Covid-19 da cui emerge l’efficacia altissima del preparato già a due settimane dalla prima inoculazione, efficacia che cresce fino all’80% contro il rischio di contrarre l’infezione già a 35 giorni e prima della seconda dose. «Si confermano l’efficacia delle vaccinazioni e della campagna vaccinale - dice il presidente dell’istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro - e la necessità di raggiungere presto le coperture in tutta la popolazione per uscire dall’emergenza grazie a questo strumento fondamentale».
Lo studio raccoglie i dati dal 27 dicembre 2020 (giorno di avvio della campagna vaccinale in Italia) al 3 maggio 2021, su 13,7 milioni di persone vaccinate con i 4 preparati autorizzati: Pfizer-Biontech (dal 27 dicembre 2020); Moderna (dal 14 gennaio); AstraZeneca (dal primo febbraio); Johnson&Johnson (dal 22 aprile). Non viene specificata però l’efficacia di ogni singolo vaccino, «poiché sono stati introdotti in fasi successive e somministrati a popolazioni con diverso profilo di rischio: è necessario attendere un tempo di follow-up più lungo per poter ottenere risultati più solidi e confrontabili».
Nello studio italiano sono stati analizzati i casi di infezione, ricovero e morte avvenuti dopo la somministrazione della prima dose, entro i 14 giorni e dai 15 giorni in poi, e si evidenzia come il rischio diminuisca progressivamente dopo le prime due settimane.
Si arriva così, tra il 35mo e il 42mo giorno dopo la prima vaccinazione, ad un indice del rischio di infezione, ricovero e decesso rispettivamente dello 0,20, dello 0,10 e dello 0,5, senza differenze tra generi e classi di età, pari ad una riduzione del rischio dell’80%, del 90% e del 95% per i casi di morte.