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13/05/2021 06:00:00

Al Cup di Castelvetrano ci si prenota ... per prenotare e aumentano gli assembramenti

 A Castelvetrano, oltre agli assembramenti per i vaccini (ve ne avevamo parlato qui), ci sono quelli per le prenotazioni di visite ed esami medici. Il fallimento dell’Asp nella gestione dei comportamenti anti Covid dell’utenza ha forse superato il limite della decenza, sfiorando ormai la farsa.

Il Centro Unico Prenotazioni, sembra davvero “unico” nel suo genere.

Sì, perché per evitare assembramenti, si è lanciato in una maldestra imitazione della prenotazione on line di Poste Italiane. Con una macroscopica differenza: mentre il codice ottenuto on line per l’operazione alle poste, comparirà sui display dell’eliminacode esattamente nell’orario indicato dall’App al cliente, quello ottenuto dall’Asp avrà lo stesso orario di almeno una decina di persone.

 

Ecco come, fino ad oggi, “funziona” il servizio di prenotazione visite ed esami presso il Cup dell’ospedale di Castelvetrano.

I pazienti che hanno l’impegnativa del medico curante non devono presentarsi senza prima aver prenotato on line.

Attenzione, la prenotazione non riguarda affatto la prestazione, ma lo sportello. Cioè, ci si prenota per poi fare la prenotazione della visita specialistica vera e propria.

Quelli con poca dimestichezza col web e con la fortuna di avere un parente “smart” in grado di capirci qualcosa, dopo un primo viaggio a vuoto, tornano il giorno dopo con il loro bravo foglio dove è stampato un codice alfanumerico ed un orario.

Chi arriva trova il solito capannello di persone accalcate davanti la porta dell’ufficio e, dopo aver sventolato la propria stampa, orgoglioso della sua prenotazione on line, si rende subito conto che ce l’hanno anche gli altri.

 

E allora come funziona?

Chiamano loro. Ma bisogna consegnare qualcosa, ti devono prima scrivere da qualche parte?

No, c’è un tizio che ogni tanto spunta fuori con un elenco su un foglio e chiama per nome e cognome.

Ecco, non c’è alcun display che all’esterno indica i codici: chiama lui. E nemmeno a voce tanto alta, per cui le persone tendono ad accalcarsi per capire quando toccherà a loro.

 

Una volta dentro, occorrerà infilare la tessera sanitaria nel totem dopo l’ingresso e prendere un numero, aspettando il proprio turno all’interno del centro. Sì, perché ci saranno almeno un paio di persone prima di te.

Finito di svolgere l’operazione, si esce.

E qui viene il bello: la porta di uscita è diversa da quella dell’entrata. Ottimo, si dirà, percorsi separati. Peccato che si tratti della porta a fianco e chi ha finito deve chiedere permesso per poter uscire, ripercorrendo poi la rampa per disabili dove tanti altri aspettano ancora di entrare.  

Assembramenti che a volte impediscono perfino l’apertura delle porte (verso l’esterno).

 

In quest’odissea, da tanti percepita ormai con fisiologica rassegnazione, non si escludono le amare sorprese.

C’è anche chi, con un’impegnativa per esami cardiologici e priorità indicata “entro dieci giorni”, si sente rispondere: “Va bene a settembre?”.

E no che non va bene, potrebbe essere troppo tardi. “Ma non è colpa mia – risponde piccato l’impiegato - il sistema non me lo dà, casomai può farli a pagamento”.

 

Com’era lo slogan? “Ne usciremo migliori”?

 

Egidio Morici