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12/05/2021 06:00:00

  Covid. Leggero rialzo in Sicilia, ma la zona gialla è vicina. “Imprese al collasso”

La Sicilia è destinata a diventare zona gialla dalla prossima settimana. Ma gli ultimi dati fanno registrare un aumento dei positivi, con la regione che ieri è stata seconda in Italia per numero di contagi giornalieri. Lieve aumento anche in provincia di Trapani.


Si parla di zona gialla, ma i dati sull’economia dopo un inverno di forti restrizioni sono molto pesanti, con 40 mila imprese in seria crisi. Intanto si profila un nuovo cambio di marcia nella definizione degli indicatori che verranno utilizzati per decidere le misure restrittive.

 

I dati siciliani
Sono 894 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia, su 27.362 tamponi processati, con una incidenza del 3,3%, in leggero aumento rispetto a lunedì. La Regione è seconda per numero di contagi giornalieri dietro la Campania.
Le vittime sono state 26 e portano il totale a 5.592.
Il numero degli attuali positivi è di 22.162 con un decremento di 68 casi. I guariti ieri sono stati 936. Negli ospedali i ricoverati sono 1.092, 27 in meno rispetto a lunedi, quelli nelle terapie intensive sono 133, due in più. La distribuzione tra le province vede Palermo con 131 nuovi casi, Catania 392, Messina 88, Siracusa 17, Trapani 57, Ragusa 62, Caltanissetta 47, Agrigento 86, Enna 14.

 

 

 


La situazione in provincia di Trapani
Piccolo aumento dei casi di coronavirus in provincia di Trapani. I positivi sono 717 (11 in più rispetto a lunedì). Ci sono 47 guariti e un ricoverato in meno in regime ordinario. Leggero aumento dei casi a Marsala, che conta 215 positivi. In terapia intensiva ci sono 4 persone, 37 invece nel reparto Covid. Questo il dettaglio:
Alcamo 147 (-11); Buseto Palizzolo 4; Calatafimi-Segesta 18; Campobello di Mazara 10; Castellammare del Golfo 55; Castelvetrano 45; Custonaci 1; Erice 47; Favignana 0; Gibellina 9; Marsala 215 (+7); Mazara del Vallo 14; Paceco 17; Pantelleria 6; Partanna 3 ; Petrosino 7; Poggioreale 1; Salaparuta 0; Salemi 26; San Vito Lo Capo 13; Santa Ninfa 1; Trapani 68; Valderice 10; Vita 0.
Totale casi attuali positivi 717 (ieri erano 706)
Deceduti in totale 322 (uguale)
Guariti in totale 12.328 (+47 )
Ricoverati in Terapia intensiva attuali 4 (+0)
Ricoverati del territorio in Terapia non intensiva attuali 37 (-1)
Totale tamponi, dato parziale: 342
Tamponi per ricerca antigene: 309

40 mila aziende a rischio chiusura
“Non riusciamo ad essere ottimisti. Moltissime aziende, oltre 40mila, rischiano la chiusura in Sicilia. Si stima la perdita di almeno 30 miliardi di fatturato e di circa 30mila unità lavorative. Se non si interviene immediatamente, sarà una catastrofe senza precedenti”. Così il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, al quinto giorno di sciopero della fame, audito in commissione Attività produttive all’Ars, presieduta dall’on. Orazio Ragusa. Alla presenza dell’assessore regionale Mimmo Turano, Manenti ha ribadito che “occorre potenziare la misura straordinaria di liquidità gestita dall’Irfis, anche in termini di celerità istruttoria con tempi di deliberazione certi”.
“E’ indispensabile – ha aggiunto – agevolare e accelerare il contributo a fronte di finanziamenti concessi alle imprese con sede in Sicilia danneggiate dall’emergenza epidemiologica da Covid-19. Ci riferiamo specificatamente al cosiddetto Fondo Sicilia che occorre rifinanziare il prima possibile e non più con l’8% a fondo perduto ma almeno con il 10%, sempre a fondo perduto”.
Manenti ha anche sollecitato “una terza misura che deve essere modulata per le aziende con maggiori esigenze con un finanziamento sino a 350mila euro da dividersi tra il sistema bancario e l’Irfis, in cui l’Irfis si deve impegnare a coprire tutti gli interessi maturati anche per la parte da corrispondere al sistema bancario”. Il riferimento è alla prevista rimodulazione dei fondi europei e nazionali extra finanziaria (250 milioni di euro), da utilizzare per i ristori alle imprese colpite dalla crisi dovuta alla pandemia, rimodulazione che, secondo Confcommercio Sicilia, deve essere immediata così come altrettanto immediata deve essere la scelta dei criteri e delle modalità per l’erogazione dei contributi che deve avvenire sempre attraverso l’Irfis come soggetto attuatore e l’assessorato alle Attività produttive come centro di responsabilità.
Chiesti ristori, altresì, sia per le utenze che per gli affitti. Risorse in più che devono essere stanziate direttamente ai proprietari degli immobili che dimostrano, attraverso i contratti registrati, il loro credito. In questo modo, i fondi arriveranno direttamente ai proprietari e non incideranno sui ristori previsti, anche se, di fatto, i benefici ricadranno positivamente su tutti. L’assessore regionale Turano, di concerto con l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, che seppur non presente ha delegato il collega a pronunciarsi, si è detto disponibile, anche grazie all’opera di sensibilizzazione attuata dall’on. Ragusa, che ha presieduto la commissione, alla presenza, tra gli altri, dei deputati regionali Stefania Campo e Nello Dipasquale, a illustrare il contenuto delle richieste al governatore Musumeci e già mercoledì 19 maggio sarà convocato un tavolo ristretto per verificare come dare attuazione alle procedure sopra descritte.
L’assessore Turano, poi, facendosi portavoce assieme al collega Armao di tale istanza, ha chiesto a Manenti, e agli altri vertici di Confcommercio Sicilia che la stanno portando avanti, di sospendere la protesta. Manenti ha ringraziato per l’attenzione respingendo, però, la richiesta e sottolineando che si proseguirà con lo sciopero della fame sino a quando non si avranno i primi risultati concreti a sostegno delle categorie più duramente colpite.
“Il ritardo di vaccinazioni toglie sprint alla ripresa. Accelerare il passo è un primo elemento indispensabile per far fronte alle diverse conseguenze negative derivanti dallo shock pandemico che si è riversato su famiglie e imprese, aggravando la condizione generale del contesto economico e sociale. Il mercato del lavoro, ad esempio, sconta l’effetto-Covid con una perdita nel 2020 di 15 mila posti di lavoro in Sicilia, pari ad una contrazione dell’1,1%.O ancora, la Sicilia nel 2020 ha registrato un calo a doppia cifra dell’export di prodotti manifatturieri (-26,7%) e per l’export di micro piccola impresa – alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altra manifattura – che segna una riduzione dell’11,1%”. È questa la fotografia scattata dall’Osservatorio economico di Confartigianato Sicilia, nel suo nuovo report “Prove di ripresa – Terza ondata e prospettive post pandemia per imprese e territori”.
“La ripartenza sarà comunque condizionata anche da fattori meno legati al contesto contingente. Tra questi la scarsa digitalizzazione della Pubblica amministrazione. In Sicilia l’87,7% dei Comuni non offre almeno un servizio per i cittadini interamente in modalità online. Ci sono anche i ritardi dei pagamenti della P.A., con l’88,7% dei comuni che pagano le fatture oltre il limite di legge dei 30 giorni e con il 52,2% di questi che paga dopo i 60 giorni. A questi due dati siciliani si aggiunge l’eccessiva burocrazia fiscale misurabile a livello nazionale e che vede l’Italia occupare il 128esimo posto nel mondo e l’ultimo in Europa per complessità e tempi necessari alle imprese per pagare le imposte e la durata insostenibile dei procedimenti civili – nel nostro Paese per risolvere una disputa commerciale servono 1.120 giorni, tempi dilatati che ci collocano al 122° posto nel mondo e al terz’ultimo nell’Unione europea”, prosegue la nota. “Dobbiamo imparare a guardare avanti, ad analizzare la nuova realtà, le nuove esigenze, dobbiamo studiare i cambiamenti del mercato – dice Giuseppe Pezzati, presidente di Confartigianato Sicilia -. È certo che se analizziamo i numeri, le perdite dei posti di lavoro, il calo dell’export, non possiamo tirare un sospiro di sollievo. Ma è bene rimboccarci le maniche e investire. Investire in tutto ciò che può salvare la nostra economia. E guardare quindi alla formazione, alla digitalizzazione, al green. Le nostre imprese sono ancora strette nella morsa della crisi di liquidità”

 


I dati italiani
Sono 6.946 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Lunedì erano stati 5.080.
Sono invece 251 le vittime in un giorno, in aumento rispetto alle 198 di lunedì.

Sono 286.428 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del ministero della Salute. Lunedì i test erano stati 130.000. Il tasso di positività è del 2,4%, in calo di un punto e mezzo rispetto al 3,9% di lunedì.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva per il Covid in Italia sono 2.056, in calo di 102 unità nel saldo quotidiano tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono stati 100 (lunedì80). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 14.937 persone (490 in meno).

 

 

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Nuovi parametri per le aree di rischio
Istituto superiore della Sanità (Iss) e tecnici delle Regioni al lavoro sul possibile nuovo modello di valutazione del rischio del contagio, che oggi dovrebbe essere esaminato nell'incontro tra Governo e Regioni. Sul tavolo ci sarebbe la revisione di due indicatori: l'Rt ospedaliero e l'incidenza dei casi di infezione da Covid.Il passaggio in zona ad alto rischio avverrebbe se il livello di occupazione di area medica ospedaliera e area intensiva arrivasse rispettivamente al 30% e al 20% (ora al 40 e al 30). Tre le fasce di incidenza: quella a maggior rischio sarebbe fissata a partire da 150 casi su 100mila persone.
Finora l'indicatore di rischio relativo all'occupazione ospedaliera era stato definito al 40% e al 30% (rispettivamente area medica e area intensiva), quindi rispetto ai dati su cui stanno decidendo Iss e tecnici delle Regioni, in accordo con il gruppo di lavoro voluto dal ministero della Salute, vi sarebbe un abbassamento della soglia del 10% in entrambe le aree.



Native | 2024-12-28 08:00:00
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