Egregio direttore di Tp24,
per ragioni personali sto frequentando spesso il canile municipale di Marsala, per raggiungere il quale è obbligatorio percorrere una stradina nascosta da un viadotto che si trova a circa 50 metri dall’azienda che si occupa della raccolta rifiuti nella nostra “sarà bellissima” città.
Questa stradina, a senso unico, è una cloaca a cielo aperto. È una discarica, regolarmente abusiva, nella quale si trova, letteralmente, di tutto. Ma io, da buon italiano, come dice Corrado Guzzanti, sono come un Bagarozzo: “siamo così tanto abituati a vivere nella m...da che non solo non ci facciamo più caso ma ci siamo fortificati ed irrobustiti il sistema immunitario. Come i bagarozzi neanche un’esplosione nucleare può ammazzarci”. Ciò che tuttavia mi ha turbato l’animo, al punto da non riuscire in alcun modo a fare ironia sulla collettività alla quale appartengo e quindi su me stesso, è stata la visione di una povera prostituta di colore, seduta su una sedia di plastica in mezzo a questa cloaca, sotto la pioggia, che con la manina cercava di attirare la mia attenzione
La mia attenzione l’ha certamente attirata e qui arriva il punto dolente.
Vedendo quella povera donna mi sono venute in mente tutte le magnifiche e lodevoli attività che, nella nostra città, si sono tenute per manifestare contro la violenza sulle donne: scarpine rosse, panchine rosse, nastrini rossi, riunioni e consessi ostentando l’ultima borsetta di Louis Vuitton e poi, quando vediamo una povera donna sfruttata come neanche si sfrutta una bestia da soma, cosa facciamo? Ci giriamo dall’altra parte facendo finta di nulla.
Eppure non penso sia difficile appostarsi un paio d’ore per vedere chi la porti in quel luogo e poi la riprenda. Non penso sia difficile dedicare le proprie energie ad azioni concrete in luogo dei soliti proclami che provocano tanti applausi fra chi “se la canta e se la suona” ma lasciano le vere vittime nello status quo costante ed imperituro.
Ricordo ancora i paroloni usati per la povera avvocatessa turca Ebru Timtik, morta dopo 238 giorni di sciopero della fame. Ricordo coloro che vestendosi di massicce dosi di perbenismo, dopo avere condannato le donne che non si sposano vergini e, quindi, vivono nel peccato, finiscono per sposarsi in chiesa col “pancione”. Ricordo ancora questi membri dell’alta società, che ricoprono incarichi importanti, che, spacciandosi per angeli su un cammino di santità, hanno “intestato” al marito il figlio dell’amante il quale, con orgoglio, mostra le foto della figlia il cui cognome non è il proprio bensì del povero “becco”, anch’egli vittima di una forma di inaudita violenza.
Si badi bene che, per quanto mi riguarda, ogni essere umano è libero di accoppiarsi con chi vuole e come vuole e l’unica condizione che io richieda per non urtare i miei sentimenti è il consenso. Aggiungo anche che trovo stupido ed ipocrita dare un colore alla violenza. La violenza è violenza e come tale va punita. La violenza di un uomo su una donna non è più grave della violenza di una donna su un uomo. La violenza va punita a prescindere dal sesso, dal colore, dalla nazionalità di colui che la compie.
Ma a prescindere da ciò, io ODIO chi usa la morale per vendere un prodotto, per vendere, di se stessi, un’immagine che non risponde alla realtà. Soprattutto se questa truffa finisce per provocare delle vittime. Quelle vittime che, a parole, questi soggetti dicono di voler proteggere e difendere. Tutto ciò è ancor più grave se proviene da rappresentanti delle Istituzioni.
Dove sono le associazioni, dov’è la chiesa, dove sono coloro che, a parole, soffrono se vedono un gattino schiacciato e poi rimangono indifferenti nel vedere una povera donna sotto la pioggia in mezzo ad una discarica che tenta di sopravvivere vendendo il proprio corpo per pochi Euro facendo arricchire i lenoni di turno.
“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali (Gandhi)”, ma di che grandezza eo progresso morale parliamo noi se trattiamo gli umani peggio dei cani randagi?
L’errore, in realtà, lo commetto io: avere aspettative nei confronti dell’umanità è sintomo di stupidità e follia ed evidentemente io possiedo entrambe queste caratteristiche.
Grazie per lo spazio concesso.
Vincenzo Forti