di Katia Regina
Tanta roba questa settimana e comincerò col dire di cosa non mi occuperò. La morte del principe consorte Filippo: con tutto il rispetto dovuto a un evento luttuoso, diciamo che non si può certo parlare di scomparsa prematura a pochi mesi dal compiere 100 anni. Il principe era una persona estremamente ironica e gioviale, il solo uomo, a parte il marito della regina Grimilde, che ha vissuto sempre un passo dietro a una donna, stiamo parlando della regina Elisabetta, donna forte e coraggiosa, e ce ne vuole di coraggio per indossare quei completini fluorescenti color evidenziatore. Filippo verrà ricordato anche per le sue battute/gaffes, un vero e proprio cultore della nota ironia inglese; a lui dedico una freddura che gli sarebbe piaciuta:
- è morto il principe Filippo D'Edimburgo
- Filippo chi?
Non intendo parlare dello scandalo provocato dal prete che ha confessato, durante la messa e in presenza del vescovo, di abbandonare l'abito talare, perché si è innamorato di una donna. La Curia ha incassato il colpo rispondendo che non si può certo parlare di un eroe, ne convengo, non è un eroe, è una persona autentica e leale che ha scelto di rompere la tradizione consolidata tra numerosi uomini di chiesa che mantengono l'abito e le amanti.
Non entrerò nel merito della vicenda giudiziaria di Fabrizio Corona, non doveva stare in carcere, una persona malata va curata in una struttura attrezzata, è altrettanto crudele lasciarlo ai domiciliari senza assistenza medica 24h. E visto che ci siamo aggiungo che non dovrebbe esistere l'ergastolo ostativo, tanto vale ripristinare la pena di morte, anziché infliggerla lentamente.
Non voglio esprimermi sull'astensione della Meloni durante il voto alla Camera per riconoscere a Patrik Zaki la cittadinanza italiana, un ficcanaso che va cercando le ingiustizie in paesi stranieri, e poi non è neppure nipote di Mubarak.
Proverò invece a spendere due parole per la studentessa che è stata costretta a bendarsi durante un esame in Dad, un sistema nuovo che, ragionevolmente, deve essere ancora perfezionato sia dagli insegnanti che dagli studenti. Ebbene, le difficoltà sono evidenti a tutti: trattandosi di un esame a distanza è lecito che si cerchino soluzioni per evitare furberie da parte dei ragazzi, cosa peraltro già consueta anche durante le lezioni in presenza. Ma davvero qualcuno può avvalorare una simile soluzione? Ma davvero un esame scolastico può arrivare a valere più della dignità di un adolescente? Eppure esistono altre soluzioni, sicuramente meno lesive, per ovviare al problema, come ad esempio quella di riprendere con un telefonino lo schermo del computer degli studenti interrogati, per dirne una. È chiaro ormai che servono delle linee guida, un regolamento che sia valido per tutti senza lasciare spazio a professori creativi, per usare un eufemismo. La domanda che vorrei porre personalmente alla docente in questione è semplice: a quale approccio pedagogico si è ispirata pensando a questo metodo?
Consigli per la lettura: Così parlò Zarathustra di Nietzsche, anche qui c'è tanta roba.