I familiari di Cinzia Pennino, 44 anni, la docente di scienze morta a Palermo due settimane dopo avere ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca hanno depositato un esposto e un'istanza di accesso all'Aifa e all'Asp. I legali che assistono i familiari della donna, intendono verificare se ci siano profili di responsabilità ma anche criticità legate al consenso informato.
In particolare vogliono capire perché la docente era stata in un primo tempo rimandata indietro e poi invece vaccinata da un secondo medico, quattro giorni dopo, che non si è posto gli stessi problemi del primo.
Sulla vicenda il procuratore aggiunto Ennio Petrigni e il sostituto Giorgia Spiri hanno aperto un fascicolo. Secondo il parere dei familiari - riportato nell'esposto presentato con l'assistenza degli avvocati Raffaella Geraci e Alessandro Palmigiano - la professoressa Cinzia Pennino era in ottima salute fino alla data della somministrazione del vaccino AstraZeneca e risulterebbe, quindi, evidente un rapporto causa/effetto tra il vaccino e la trombosi mortale.
Il 7 marzo la prof si sarebbe presentata la prima volta alla Fiera di Palermo per sottoporsi alla vaccinazione. Il medico però, giudicandola probabilmente in sovrappeso, non avrebbe voluto somministrarle il vaccino Astrazeneca. Secondo la famiglia e i legali "senza spiegare le motivazioni, cosa che aveva reso Cinzia nervosa perché lo reputava probabilmente un abuso". La prof si sarebbe così riprenotata sul portale e sarebbe andata in Fiera nuovamente il 10 marzo, quattro giorno dopo il primo no, stavolta non ci sarebbe stato nessun problema e il secondo medico avrebbe deciso di iniettare la dose.
Secondo il parere dei familiari, riportato nell'esposto denuncia, la donna godeva di ottima salute.