“Gli accostamenti di antico e moderno nel mondo sono numerosi, possono piacere o meno, ma non stiamo scoprendo niente. Noi riteniamo che sia bello, che sia adeguato, che sia compatibilissimo con questa piazza”.
Queste sono le testuali parole che l’avvocato Salvatore Giacalone ha pronunciato durante la conferenza stampa dello scorso 02 aprile a favore dell’intervento di ricostruzione dell’edificio oggi denominato “Palazzaccio di via Garraffa”.
L’avvocato per giustificare il tanto criticato intervento mostra opere di Daniel Libeskind a Toronto e Norman Foster a Londra.
Libeskind e Foster sono due archistar le cui opere sono contese dalle più ricche capitali del mondo. Nella nostra immensa presunzione di provincia abbiamo l’ardire di paragonare il Palazzaccio di Marsala alle opere, in alcuni casi volutamente eversive, di due tra delle più importanti figure dell’architettura contemporanea internazionale. I loro lavori sono dettati ovviamente da diverse esigenze culturali ed economiche.
Siamo tutti concordi nell’affermare che i centri storici italiani hanno ancora una forte valenza storica e culturale. Molti turisti amano visitare le nostre città per il particolare fascino esercitato dai nostri centri urbani, i quali spesso sono stati oggetto di speculazione da parte di imprenditori senza scrupoli. Nel passato, infatti, ci siamo resi conto della fragile bellezza delle nostre città e per questo motivo sono stati messi a punto congrui strumenti urbanistici per tutelare quanto di bello ancora rimane.
Noi architetti dovremmo essere in grado di intervenire, anche con edifici di nuova costruzione, all’interno del delicato tessuto urbano dei centri storici in maniera adeguata e rispettosa dell’ambiente circostante. Non dovremmo disporre esclusivamente di competenze tecniche ma anche di profonde conoscenze culturali, sensibilità e qualità etiche.
A mio parere il Palazzaccio non si può annoverare tra i capolavori dell’architettura contemporanea fondamentalmente per due motivi.
Il primo riguarda l’incoerenza della forma dell’edificio con la tipologia della facciata. Ritengo che si sia cercato di applicare forzatamente alla forma della costruzione precedente un’impostazione simile a quella tipica degli edifici per uffici. Parlando del Palazzaccio con alcuni colleghi svizzeri e tedeschi, mi ha molto colpito il fatto che avessero subito inteso che si trattasse di una banca, piuttosto che di un edificio di appartamenti per vacanze.
Inoltre, la differenza di altezza, derivata appunto dall’originario edificio, toglie compattezza e regolarità alla facciata e di conseguenza smorza il carattere volutamente importante dato dai materiali ricercati e dal ritmo crescente delle aperture. In più il dettaglio della copertura che si protrae verso il terrazzo come una pensilina accentua a mio avviso la casuale asimmetria dell’insieme.
La seconda critica che muovo è quella della scelta, già molto discussa, dei colori e dei materiali che stride fortemente con un contesto architettonico caratterizzato da tonalità chiare e da materiali tipici del luogo. Sembra quasi che i tecnici durante il processo progettuale abbiano preso dei riferimenti poco adeguati. I colori e i materiali utilizzati si confanno maggiormente all’architettura di città come Zurigo o Francoforte, sicuramente meno solari di Marsala. Mi piacerebbe molto che gli architetti coinvolti nella progettazione spiegassero apertamente la loro idea e le loro motivazioni progettuali perché, come ben sappiamo, per realizzare un’opera di valore non basta solo utilizzare materiali e tinte alla moda.
A questo proposito vorrei citare uno degli esempi per me più calzanti di come si possa intervenire con l’architettura contemporanea all’interno di un centro storico: mi riferisco al progetto di Rafael Moneo per l’estensione del Municipio di Murcia, dove la facciata rivestita di pietra arenaria tipica della regione non si impone arrogantemente al contesto, ma ne diventa parte integrante.
Sono sicura che la Soprintendenza ai beni Culturali della Provincia di Trapani abbia ben chiari i criteri per valutare una simile costruzione e mi auguro che venga ristabilita una certa armonia in un punto meraviglioso e ricco di storia della nostra città.
Carla Josefa Alagna