C’è una parte dei commercianti di Castelvetrano che le tasse non le ha mai pagate: i chioschi.
650mila euro il debito complessivo di una sessantina di chioschi, tra bar e fruttivendoli. Alcuni devono oltre 50mila euro.
Il periodo in considerazione va dal 2016 al 2020, dal momento che i periodi precedenti sarebbero prescritti. Un “particolare” che con ogni probabilità impedirebbe al debito si superare il milione di euro.
E non si tratta soltanto delle concessioni sull’occupazione del suolo, perché la totalità dei chioschi, oltre alla Tosap, non avrebbe mai pagato nemmeno i rifiuti e le bollette dell’acqua.
Per alcuni addirittura non esiste nemmeno l’intestazione di un’utenza idrica. Non ne hanno bisogno? Oppure hanno un allaccio abusivo?
Giorni fa il comune ha inviato loro una nota in cui li si invitava a recarsi presso gli uffici amministrativi per visionare la loro posizione debitoria su Tosap, Tari e bollette idriche. E, nel caso si fossero trovati in difficoltà economica, era stata comunicata la possibilità di rateizzare l’importo dovuto.
Il sindaco si aspettava un assembramento, per questo aveva disposto delle precise giornate su appuntamento. Invece si sono presentati in quattro.
Cosa accadrà per coloro che continueranno a fare orecchie da mercante (letteralmente) è scritto nella nota stessa:
“… L’ufficio procederà ad emettere nei vostri confronti gli accertamenti esecutivi previsti dalla legge e, considerato il carattere oneroso della concessione del suolo pubblico, ne conseguirà l’automatica decadenza della concessione, con l’obbligo di rimuovere ogni manufatto presente nell’area a proprie cura e spese e, in caso di inadempienza, sarà l’amministrazione comunale che provvederà all’intervento sostitutivo di rimozione”.
Nella maggior parte dei casi, la rimozione dei manufatti corrisponderebbe alla sparizione dell’intero punto vendita.
Intanto, una squadra composta da un vigile urbano, un dipendente dello Sportello unico per le attività produttive ed uno dell’ufficio Tributi, sono andati avanti nelle verifiche, controllando circa un terzo dei chioschi. I controlli riguardano diversi aspetti, come la regolarità della concessione, la corrispondenza tra la metratura concessa e quella realmente occupata, ma anche la presenza di punti acqua o di scarichi a norma.
Al momento è difficile dire cosa ci sia dietro questa incredibile consuetudine, che non sembrerebbe però avere alcun collegamento con le difficoltà economiche legate alla pandemia. Le tasse mancate si riferiscono infatti anche agli anni precedenti. E in ogni caso, si tratta di categorie commerciali che in tempi di coronavirus non hanno avuto certo cali di fatturato.
Uno dei titolari di questi chioschi che non pagano, avendo ricevuto una contravvenzione da parte della polizia municipale, ha voluto mettere a verbale una propria dichiarazione: “Voi controllate sempre quelli che pagano le tasse”.
Una dichiarazione che apre ulteriori scenari, sull’esistenza di chioschi totalmente abusivi, senza alcun tipo di autorizzazione alla vendita.
La domanda però è: se non ci sono particolari difficoltà economiche, perché non pagano le tasse?
Che sia una questione di cultura? Un’ipotesi che l’ex commissario straordinario Salvatore Caccamo aveva avanzato nel 2018, proprio in un’intervista sulla voragine fiscale da 42 milioni di euro, che poi ha portato al dissesto finanziario del comune.
Una cultura che però, in questo caso, riguarderebbe i titolari dei chioschi. Almeno per ora.
Egidio Morici