Palazzaccio di via Garraffa. “Demolizione? Una sceneggiata. Ecco cos’è successo”
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“L’ordine di demolizione? Una sceneggiata”. Come previsto, non l’hanno presa in maniera serena i proprietari del “Palazzaccio” di via Garraffa, a Marsala, l’ordine di demolizione arrivato dal Comune.
E così, ieri, legali e progettisti della Fatima Srl, hanno cercato di chiarire la loro posizione.
La questione riguarda il prospetto della palazzina che si affaccia su Largo San Girolamo, nel centro storico di Marsala, a due passi dalla chiesa barocca di piazzetta del Purgatorio. Una facciata totalmente sconnessa dal contesto. Già dallo smantellamento dell’impalcatura tanti dubbi sono sorti su quella facciata troppo moderna per stare lì. Tant’è che prima un accertamento del Comune, poi un’indagine della procura della Repubblica hanno portato la questione ad un livello più serio della semplice polemica “bello-brutto”.
Nei giorni scorsi il Comune di Marsala ha notificato alla Fatima Srl un ordine di demolizione per il ripristino dei luoghi, cioè smantellare il prospetto, entro 90 giorni. Un atto che l’avvocato Salvatore Giacalone, legale della ditta amministrata da Paolo Laudicina, proprietario di supermercati a Marsala, non ha esitato a definire “sceneggiata”.
Perchè? “Il dirigente prima ci invia un avviso di avvio del procedimento, dandoci 10 giorni per presentare controdeduzioni. La ditta presenta una richiesta di accertamento di conformità, cioè la richiesta con la quale si chiede al Comune di accertare che l’opera sia regolare. Passano appena quattro giorni e lo stesso dirigente firma l’ordine di demolizione”. Una “sceneggiata” dice l’avvocato Giacalone, “forse perchè il dirigente era impaurito per l’inchiesta della procura della Repubblica, e perchè è un provvedimento già sospeso dalla nostra richiesta di accertamento di conformità”. In queste settimane, svelato il prospetto, dopo le polemiche, il Comune ha avviato un’indagine interna per capire come sia stato possibile permettere la realizzazione di una facciata così fuori contesto. Nel frattempo anche la Procura di Marsala indaga, con la nomina di un team di periti per l’esame di carte, progetti, permessi. I proprietari ce l’hanno con il Comune di Marsala: “se certi dirigenti sono condizionati, nelle loro decisioni, se ci sono o meno indagini della procura allora devono cambiare mestiere”, dice l’avvocato Giacalone.
Ma cos’è successo prima, quando il progetto di ristrutturazione era stato presentato al Comune? E’ mai stato dato un parere su quella facciata? No. “Inizialmente il Comune non aveva detto di chiedere un parere paesaggistico alla Soprintendenza, ma solo sugli scavi in quanto c'è un'area archeologica nei paraggi”.
La ditta, dopo aver comprato un vano adiacente allo stabile, presenta una richiesta di variante con un nuovo prospetto, quindi diverso dal primo progetto, al Comune. E’ il giugno 2019. “Abbiamo aspettato qualche mese, il Comune non ha mai risposto”. Così hanno rimesso in moto il cantiere e ripreso i lavori. “La nostra colpa? Non abbiamo aspettato una risposta da parte del Comune, ma abbiamo fatto tutto in conformità allo strumento urbanistico”. Il nuovo prospetto, quindi, inserito nella variante, non aveva ricevuto nessun parere, nè un via libera, nè uno stop, da un rimando alla Soprintendenza, da parte del Comune.
L’impresa non ha voluto più aspettare, dicono, e hanno continuato i lavori, con il nuovo prospetto. Potevano, però, forse, avere un minimo di sentore che quel prospetto potesse essere oggetto di attenzioni. “In tutto il mondo ci sono architetture moderne accanto ad edifici storici. Il nostro, comunque, non è un edificio storico. Abbiamo preso gli aspetti salienti del preesistente, non abbiamo fatto balconi, abbiamo cercato di salvaguardare l’aspetto esterno”, dice l’architetto Andrea Pellegrino che con il collega Giovanni Cammarata ha progettato l’edificio.
Cosa potrebbe succedere, adesso, dopo l’ordine di demolizione del Comune, e la replica con la richiesta d’accertamento di conformità della Fatima srl? Che il comune, chiederà alla ditta di farsi rilasciare un parere paesaggistico dalla Soprintendenza. E a quel punto, la Soprintendenza ai beni culturali dovrà esprimersi sul prospetto, se lo reputa (cosa difficile) in linea con il contesto. “Accetteremo la decisione della Soprintendenza. Vogliamo sfatare l’dea che siamo un gruppo di pazzi che ha fatto tutto questo senza progetti, e che è tutto frutto di follia”. Poi si azzarda un paragone. “Anche la statua di Fiume, a piazza Pizzo, non era piaciuta, e adesso è un bene tutelato”. Ma perchè restare così vicini? Anche la Tour Eiffel doveva essere smantellata…
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