I dati dei positivi al Coronavirus venivano falsificati per scongiurare che la Sicilia finisse in zona rossa. La pesante accusa mossa dalla Procura di Trapani nei confronti della dirigente del Dipartimento regionale per le attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico finita, all'alba di oggi, agli arresti domiciliari, assieme a due sue collaboratori. Indagato l'assessore regionale Ruggero Razza.
I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti dai carabinieri nel Nas di Palermo e del comando provinciale di Trapani. Ai “domiciliari”, con l'accusa di falso materiale e ideologico, sono finiti Maria Letizia Di Liberti "braccio destro" dell’assessore Razza; Salvatore Cusimano, funzionario regionale, ed Emilio Madonia, dipendente di una ditta che gestisce i flussi informatici dell’assessorato.
“Il presidente Nello Musumeci è stato ingannato”, scrive il Gip Caterina Brignone nell'ordinanza di custodia cautelare, dove parla di “un disegno politico scellerato”. Atti che poi sono stati trasmessi, per competenza, a Palermo.
Nell'inchiesta risultano indagati anche il vice capo di gabinetto dell’assessore Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti.
L’inchiesta è scaturita dopo il blitz dei carabinieri nel laboratorio di Alcamo che aveva falsificato il risultato dei tamponi: negativi invece che positivi. I pm hanno deciso di fare un approfondimento all’assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni. E sono emerse le prime conversazioni sospette in cui si parlava di modificare i dati giornalieri dei contagi e dei tamponi.