20,10 - "Non si è ancora asciugato il bianchetto!" potremmo dire, per fare un po' di ironia, citando una famosa battuta di Forattini. Oggi non arrivano i dati dalla Regione Siciliana sull'epidemia. Proprio quei dati che sono stati forniti falsi, nel tempo, e "aggiustati", secondo quando ha rivelato un'inchiesta che oggi ha portato alle dimissioni dell'assessore Razza.
Come mai niente dati? Semplice. Il caos generato dagli arresti ha portato a fare saltare la macchina che rivela i dati. E quindi la Sicilia è "in attesa di riorganizzare la struttura", fa sapere il Ministero della Salute.
I dati verranno integrati nella giornata di domani.
17.00 - Il governatore Nello Musumeci ha accettato le dimissioni dell'assessore alla Salute, Ruggero Razza, indagato dalla Procura di Trapani nell'inchiesta sui presunti dati falsi sui positivi al Covid trasmessi dalla Sicilia all'Istituto superiore di sanità.
Il presidente terrà l'interim. È quanto emerge dalla giunta convocata in seduta straordinaria. Alla fine della giunta di governo, Musumeci si è recato in Assemblea siciliana, dove è in corso l'esame della manovra finanziaria.
"Terrò l'interim alla Sanità fin quando lo riterrò opportuno e necessario - ha detto Musumeci - Andremo avanti dritto senza la tregua di un minuto, lo impone la pandemia, la volontà dei siciliani e il ruolo istituzionale". Musumeci ha chiesto al Parlamento di proseguire l'esame della manovra e ha dato la propria disponibilità a riferire in aula, come chiesto dalle opposizioni, sulla vicenda che ha coinvolto Ruggero Razza e alcuni dirigenti e funzionari della Sanità, subito dopo l'approvazione della legge di stabilità.
13,00 - Non casi isolati, ma una vera e propria azione sistematica per ingannare il Ministero della Salute. Dalle indagini, condotte dalla Procura di Trapani, è emerso uno spaccato inquietante.
Il Dipartimento regionale per le attività sanitarie, guidato da Letizia Di Liberti, all'Istituto superiore della Sanità forniva dati falsi non soltanto relativi ai contagi (più negativi che positivi), ma anche sui tamponi effettuati e sui ricoveri.
Il numero dei tamponi veniva gonfiato, mentre il numero dei ricoveri era sempre inferiore a quello reale.
Di Liberti, assieme ai suoi collaboratori, con cadenza quotidiana elaborava i dati numerici relativi alla “curva del contagio”. Da alcune intercettazioni sarebbe emerso che il rapporto percentuale derivante dai nuovi soggetti contagiati con il numero di tamponi eseguiti, veniva artificiosamente modificato in modo da mantenere tale valore, tra tamponi effettuati e numero di soggetti positivi, al di sotto della soglia percentuale che nel tempo è variata dal 15% al 10 %.
La manipolazione dei dati, secondo la tesi accusatoria, veniva effettuata per incidere sull’indice RT tenuto conto anche degli altri dati regionali, tra i quali il numero di decessi, i ricoveri ospedalieri ordinari ed in terapia intensiva.
Il meccanismo era finalizzato al “contenimento matematico” dei contagi da Covid-19 nella popolazione siciliana, e scongiurare ovvero ritardare il passaggio della Sicilia in “zona rossa”.
L’analisi dei dati pandemici comunicati al Ministero della Salute, con quelli estrapolati dalle conversazioni telefoniche intercettate ha fatto rilevare una evidente “difformità”, a tal punto da far presumere che sia stato indotto in errore il Ministero e l’Istituto Superiore di Sanità nell’adozione delle adeguate misure di contenimento del Coronavirus.
Ma dalle conversazioni captata emergerebbero anche gravi elementi indiziari a carico dell' assessore regionale alla Salute Ruggero Razza che pur sapendo dalla "disinvoltura" della dirigente Di Liberti la lasciava fare.
In questa direzione significativa è la conversazione avvenuta, nel novembre del 2020, tra Di Liberti e un suo collaboratore, Andrea Nicosia. I due funzionari pubblici commentano i dati dei decessi Covid-19 nella zona di Biancavilla (Catania). Nello specifico Di Liberti, dopo essersi accertata che Nicosia era in compagnia dell’assessore, gli chiede come gestire i dati relativi ai decessi Covid-19 del comune di Biancavilla e cioè se inserirli in unica soluzione o spalmarli in più giorni. “Spalmiamoli un poco”, la risposta di Razza
Nel dicembre del 2020, Di Liberti contatta Razza: “Ruggero, ti dicevo, in questo modo vengono 868 sono pochi rispetto ai 1000, di solito 1100. Diamo questi e basta, per questo ti ho richiamato”. I due parlano dei dati relativi ai nuovi contagi Covid-19 regionali e della provincia di Catania, che devono comunicare. L'assessore commenta "Si, però, i 400 che oggi abbiamo messo su Catania, sono quelli della giornata.” ed alla conferma della dirigente continua dicendo: “I suoi, quelli mettiamoci, mettiamoli tutti.”. Di Liberti, allora, cerca di far comprendere all’assessore che il dato è troppo basso rispetto agli altri giorni e che vorrebbe incrementarlo di altri 50 casi. In quel momento cade la linea e dopo tre minuti la stessa chiama Emilio Madonia: “Niente, almeno 50 mettiamoli perché altrimenti diventano troppo pochi ok?”. In altra conversazione registrata dagli investigatori, Di Liberti chiama Razza per informarlo “di aver verificato, attraverso una serie di telefonate, che i ricoveri odierni erano complessivamente + 40” per cui non sapeva , cosa fare, in quanto i dimessi erano solamente 13. L’ assessore, avendo concordato che i dati erano troppi, prima di chiudere la conversazione telefonica le dice: “Vediamo … semmai, stringiamo na picca … vediamo … va”. Ma le telefonate tra Di Liberti e Razza sono tante e tutte dello stesso tenore: scongiurare che la Sicilia potesse essere declassata in zona rossa.
12,20 - “Ho chiesto al presidente Musumeci di accettare le mie dimissioni“. Così l’assessore regionale alla Salute in Sicilia, Ruggero Razza, indagato dalla Procura di Trapani nell’inchiesta sulla presunta trasmissione di dati falsi all’Iss per alterare le informazioni sul Covid.
In un’intercettazione, tra le altre, l’assessore avrebbe detto a uno degli altri indagati: “Spalmiamo un poco i morti”.
Ecco la dichiarazione di Razza:
«Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie. Non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico, perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi».
«I fatti che vengono individuati - prosegue Razza - si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l’andamento reale dell’epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione. Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell’autorità giudiziaria competente individuata dal Gip. Ma deve essere chiaro che ogni soggetto con l’infezione è stato registrato nominativamente dal sistema e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità. Ciò nonostante, soprattutto nel tempo della pandemia, le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto. Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni».