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23/03/2021 06:00:00

Marsala, il "palazzaccio" di Via Garraffa. Le carte esclusive 

 Torniamo ad occuparci del caso del "palazzaccio" di Via Garraffa a Marsala.

Si tratta del palazzo ristrutturato per farne un'attività ricettiva, accanto la Chiesa di Santa Cecilia, di fronte largo San Gerolamo e la scuola "Garibaldi". La struttura ha, incredibilmente, un prospetto moderno, nonostante si trovi in pieno centro storico, in un'area archeologica e vicinissima ad una chiesa dalla facciata barocca.

L'immobile è di proprietà della Fatima Srl di Paolo Laudicina, proprietario del Megamarket, e il progetto è degli architetti Giovanni Cammarata (tecnico storico di Michele Licata) e Andrea Pellegrino, che hanno realizzato un prospetto utilizzando vetro, cemento e laminato, assolutamente fuori contesto e per questo è spontaneo e naturale chiedersi come sia potuto accadere e se la Soprintendenza abbia dato la sua approvazione. Adesso, ad opera realizzata e dopo che Tp24 ha sollevato il caso, c'è stato l'intervento del Comune, che nel 2018 aveva diffidato la ditta esecutrice dal sospendere i lavori, ma questi sono proseguiti. E tra l'altro l'ammodernamento del palazzo è stato realizzato anche grazie ad un finanziamento pubblico, tramite fondi comunitari dedicati al "recupero" dei centri storici

Mentre dalla Soprintendenza tutto tace, dopo quasi due mesi dalla richiesta di chiarimenti fatta da Tp24, si muove la Procura della Repubblica, mentre accertamenti sono stati fatti dal Comune di Marsala. 

Da parte loro, progettisti e proprietà, sostengono di avere le carte in regola. L'unica difformità, non di poco conto, secondo quanto appreso da Tp24, riguarda la facciata, che, in origine, doveva essere realizzata con materiale diverso (e forse già questa prescrizione avrebbe evitato lo scandalo di queste settimane). 

Ma c'è dell'altro. Al Comune risulta presentata la pratica (n.80357) l'8 Settembre del 2017 da parte della Pismar Srl (amministratore unico: Pietro Vinci) per la ristrutturazione edilizia e il cambio di destinazione d'uso da attività artigianale ad attività commerciale (cioè, un ristorante) e da civile abitazione a casa vacanze dell'immobile di Via Garraffa. La pratica viene esitata favorevolmente dall'Ufficio Suap del Comune di Marsala il 23 Settembre, dopo neanche due settimane dopo. Un parere condizionato da alcune prescrizioni: il parcheggio per le aree attigue, le opere di urbanizzazione primaria, le opere di scavo fatte sotto la sorveglianza della Soprintendenza.

E' l'amministratore unico della Fatima Srl, Pietro Vinci, a chiedere poi il nullaosta alla Soprintendenza di Trapani per la ristrutturazione e il cambio di destinazione d'uso. La Soprintendenza fa notare che l'area interessata all'intervento ricade in zona archeologica del Comune di Marsala, e vista la documentazione tecnica, autorizza i lavori "a condizione che le operazioni di scavo vengano eseguite sotto il controllo esclusivo del personale tecnico scientifico" dell'Unità Operativa 4 (Sezione per i beni archeologici) della Soprintendenza. E a firmare, il 7 Marzo 2019, è proprio il Soprintendente di allora Guazzelli. Il responsabile del procedimento è il funzionario Bartolomeo Adragna. Quindi, da queste carte, il "palazzaccio" sembra avere l'ok della Soprintendenza. E bisogna capire come mai, rispetto ad altri progetti, sicuramente meno invasivi dal punto di vista dell'impatto estetico.

Dal Comune dicono di aver trovato, all'interno della struttura, dei piccoli abusi (scandalo sicuramente minore rispetto al resto della struttura), ma anche in questo caso dalla proprietà sono convinti di essere in buona fede, e l'autorizzazione, ad esempio, per i servizi igienici - che sono oggetti di contestazione - risale addirittura al 2010, e lo scavo realizzato, secondo la Soprintendenza, in una nota che portava la firma dell'allora dirigente Rossella Giglio, e dell'allora Soprintendente Sebastiano Tusa "non ha arrecato alcun danno al patrimonio archeologico" e dà l'ok alla prosecuzione delle opere.

Resta allora da attendere quali saranno le conclusioni dei periti nominati dalla Procura della Repubblica, per chiarire una volta per tutte chi e perché ha permesso la costruzione, in questo modo, dell'edificio



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