Non passa giorno in cui i nostri lettori non ci segnalano, anche con foto, la presenza di cumuli di spazzatura disseminati sul territorio salemitano.
Oggi e’ il turno della contrada Gessi, a pochi passi dal centro abitato e dalla zona artigianale, e non in aperta campagna. Il che la dice lunga su questo triste fenomeno.
Le foto che pubblichiamo ce le ha inviate l’ex consigliere comunale e politico di lungo corso Nicola Bendici
Diciamoci la verità. Chi tra noi, trovandosi in aperta campagna, non ha saputo resistere al liberatorio gesto di tirarsi dietro le spalle i noccioli di una nespola o di una ciliegia appena gustata?
Un inconscio istinto primitivo rimasto nel nostro Dna ereditato dai nostri antichi progenitori.
Nulla di scandaloso, trattandosi di rifiuti biologici restituiti alla madre terra nel rispetto dell’ enunciato del settecentesco chimico-filosofo Lavoisier secondo il quale in Natura “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Se la stessa scena, però, si replicasse in una piazza affollata di gente tutti storcerebbero il naso, pronti a bollare il gesto come segno di inciviltà o quantomeno di mala educazione.
Stranamente, però, lo stesso giudizio non viene emesso se si vede gettare per terra altro tipo di rifiuti cosiddetti minori.
Eppure gli angoli delle nostre strade e piazze ne sono stracolmi. Mucchietti di cicche davanti ai bar, colorati incarti di merendine nei pressi delle scuole, svolazzanti scontrini in prossimità di negozi e supermercati, fastidiose gomme da masticare disseminate sui marciapiedi, bottigliette di birra e lattine su dirupi sottostanti a distributori , come spesso accade ad esempio sul Viale della Rimembranza di Salemi.
Si tratta di fenomeno ancora molto diffuso in Italia senza differenza di latitudine, al Nord come al Sud, e che non conosce nemmeno differenza d'età o di genere.
Una inveterata cattiva abitudine lasciataci in eredità, a cui però gli anglosassoni hanno dato un nome ben preciso per combatterlo.
Non si puo’ combattere un nemico se non se ne conosce il nome!
Loro, gli inglesi, lo chiamano 'littering'. In italiano, non a caso, non ha una traduzione. Come a voler sottintendere che il problema non esiste.
Con anticipo hanno già provveduto a battezzare diffuso malcostume che vede i rifiuti di piccola dimensione gettati o abbandonati con noncuranza nelle aree pubbliche, invece che negli appositi bidoni o cestini dell'immondizia.
Per loro, colui o colei che fa ‘littering’ viene chiamato “litterer” , cioè, colui o colei che imbratta, sporca l’ambiente.
Di recente, il fenomeno ha cominciato ad interessare anche in Italia. Lo testimonia una ricerca universitaria condotta dall’Università degli Studi di Torino che ha indagato il profilo sociologico del “litterer” italiano.
Il risultato e’ sorprendente, anche se era facile prevederlo.
Dall’indagine infatti e’saltato fuori che non si è “litterer” (sporcaccione) per sempre, ma a tempo determinato.
In altre parole, giusto come l’antico adagio che avverte che e’ “l’occasione a fare l’uomo ladro”, anche nel caso dei rifiuti gettati per strada, e’ l'occasione, una determinata circostanza, un particolare contesto ambientale, che ci “porta a compiere un'azione che normalmente condanneremmo”.
E’ l’ambiente degradato che ci rende “litterer“, imbrattatori e incivili, ma ( per fortuna) solo momentaneamente ( almeno, si spera).
Ciò significa che, in condizioni di vita diverse, in un contesto sano, la stessa persona potrebbe non compiere la stessa azione di “inciviltà”.
Diciamolo più chiaramente. E’ un determinato territorio con evidenti segni di abbandono e degrado a creare le condizioni ideali perché prosperi e si diffonda il littering, cioè la dispersione di rifiuti di piccole dimensioni, ma, non per questo, meno dannosi per l’ambiente.
Lo studio universitario non esita, nelle conclusioni, a parlare di una vera e propria 'devianza' ecologica e civica.
Lo stesso discorso vale per le numerose micro discariche che oltraggiano tanti spazi di un territorio comunale. Fenomeno, questo, tutto meridionale e siciliano, sempre a prestare fede alle statistiche.
E’ stato notato che, paradossalmente, la loro presenza e’ direttamente proporzionale alla quota di raccolta differenziata raggiunta dai singoli comuni.
Tanto più questa e’ elevata, tanto più copiosa e’ la presenza di cumoli di sacchetti e di rifiuti di grandi dimensioni, che fanno bella mostra di sé nei posti più impensati.
Rifiuti ingombranti come elettrodomestici, vecchi materassi, materiale edile di scarto, ma anche sacchetti di pattume indifferenziato, plastica e organico, sono spesso il biglietto da visita in cui i cittadini si imbattono all’ingresso delle città, nelle zone periferiche, nelle scarpate e campagne, lungo gli argini di fiumi e corsi d’acqua, in discariche improvvisate ai cigli delle strade e, sempre più spesso, anche nelle aree di raccolta dei rifiuti dei condomini.
E che dire dei sacchetti ricolmi di maleodorante spazzatura disposti in maniera maniacale dove meno te lo aspetti, tanto da far pensare piuttosto a persone affette da disturbi mentali, anche se ancora non classificati?
Quale impulso spinge talune persone a collocare il sacchetto di spazzatura sopra una pietra miliare o su un guard-rail, o ad appenderlo ad un ramo di un albero, o collocarlo al centro di una strada o tra le inferriate di un traliccio di alta tensione?
Si sa che il serial killer, o assassino seriale, è un pluriomicida di natura compulsiva. talvolta priva di movente, devianze in genere legate a traumi della sfera emotivo-sessuale.
Viene spontaneo chiedersi da quale impulso invece sono spinte queste persone che sistematicamente passano il loro tempo a sporcare e talvolta ad inquinare con rifiuti pericolosi il territorio, quando sanno che potrebbero metterli nei mastelli della raccolta differenziata o conferirli nelle isole ecologiche?
Risparmiando anche parte del loro tempo.
Da quale inconscia ribellione? E contro chi? Le autorità costituite? La società organizzata? Per un dispetto nei confronti della maggioranza dei cittadini che le regole le osservano?
Una piaga che interessa la totalità dei comuni e in particolar modo, e’ stato sottolineato in diversi studi e analisi, in quelli dove è stato attivato il sistema di raccolta differenziata porta a porta.
Come liberarsene?
Non sappiamo altri rimedi se non che con la prevenzione e una severa repressione.
Occorre effettuare un deciso giro di vite sul problema creando una sinergia stabile e non occasionale tra Comune, la Polizia Municipale, il Corpo Forestale e, perché no? anche la Protezione Civile.
Occorre lanciare un appello pressante, diramare la massima allerta e una seria dichiarazione di guerra contro l’abbandono indiscriminato dei rifiuti con l’apposizione di fototrappole, appostamenti e controlli a tappeto.
Occorre una pressante e incessante campagna pubblicitaria che miri a lanciare un messaggio di impatto diretto e immediato, che scoraggi i cittadini da un comportamento lesivo dell’ambiente e della comunità.
Non e’ più tollerabile che gli effetti dell’inciviltà di pochi diventino onerosi per tutti, sia a causa del maggior carico di lavoro degli operatori ambientali, sia per i costi di cui si deve far carico la società che gestisce i rifiuti urbani in tutte le fasi del loro ciclo integrato.
Non tutti riflettono sul fatto che si tratta, in sostanza, di soldi che vanno a gravare sulle tasse di smaltimento dei rifiuti dell’anno successivo e di conseguenza, sulle tasche dei cittadini. Spese che vanno a gravare su tutti, anche su chi effettua correttamente la raccolta differenziata.
Per gli assassini seriali, giustamente scatta l’allarme di tutte le polizie e si apre la caccia all’assassino.
Non si capisce perche la stessa cosa non deve accadere in presenza di chi sistematicamente oltraggia, violenta e uccide l’Ambiente e la Natura che ci circonda!
Franco Ciro Lo Re