C'è un modo molto semplice e lineare che il commissario dell'Asp Paolo Zappalà e il Sindaco di Marsala, Massimo Grillo, hanno, per uscire fuori dall'imbarazzante figura rimediata con il caso del nuovo padiglione Covid dell'ospedale di Marsala (breve riassunto: grande manifestazione per l'avvio dei lavori a Dicembre, opera da 12 milioni di euro, promessa solenne che a Maggio sarà operativa. Poi Tp24 scopre che i lavori non sono mai iniziati, e che non c'è neanche un progetto approvato ...).
E' un modo che non richiede l'ingaggio di portavoce o di esperti di comunicazione, nè il richiamo a chissà quale complotto, o gli appelli video con il tono da rosario del pomeriggio davanti la cineseria di casa.
E il modo, semplice, si risolve in due parole.
E le parole sono: chiedere scusa.
Chiedere scusa ai marsalesi, ingannati per la seconda volta in pochi mesi, e sempre dagli stessi soggetti (eccezion fatta per Zappalà, chi c'era prima di lui lo hanno arrestato ...) su opere pubbliche faraoniche annunciate, date per fatte, inaugurate e che in realtà non esistono.
Chiedere scusa a tutti i cittadini della provincia di Trapani, in realtà, perché quello che non è chiaro a molti è che questo famoso padiglione Covid del quale i nostri avevano celebrato la "posa della prima pietra" è un'opera che serve all'intera Sicilia occidentale, e libererebbe le comunità di Marsala, Mazara, Partinico dal fatto di avere i loro ospedali in nome dell'emergenza Covid.
Chiedere scusa ai malati, alle famiglie delle vittime, a chi è dentro, mani e piedi, nell'emergenza, e vive un periodo drammatico. Come terribile è il periodo per i lavoratori dello spettacolo e per gli esercenti, per i ristoratori e per chi lavora nel turismo. Il sacrificio enorme che tutti noi stiamo facendo dovrebbe essere ripagato da una classe politica quanto meno un po' più attenta e responsabile. E invece ci tocca subire certi copioni, recitati anche male.
Cominciando da Paolo Zappalà, commissario pescato chissà dove da Musumeci e Razza ( i rumor dicono che sia un altro coniglio uscito dal cilindro di Mimmo Turano, via Lorenzo Cesa, e Turano è un altro che dovrebbe chiedere scusa per le sue frequentazioni con Vito Nicastri, da lui candidamente ammesse ...). L'ultima volta che l'ho visto Zappalà ha messo su un disco che in realtà è tipico dei non siciliani quando vengono ad assumere posizioni di potere da queste parti e vogliono spiegarti come vivere: "Ma perchè vi lamentate sempre? Ma perché non parlate delle eccellenze di questa terra?". Perchè non solo chi c'era seduto prima di Zappalà è stato arrestato per corruzione - è la risposta fin troppo facile - ma anche perchè sono proprio operette buffe come quelle del padiglione Covid di Marsala a farci perdere ogni speranza di redimibilità di questa terra.
Il Sindaco Massimo Grillo, invece, deve chiarire, una volta per tutte da che parte sta. Se vuole fare il Sindaco dei marsalesi o se vuole fare politica, se rappresenta i nostri interessi o se, invece, gli sono più cari gli interessi della bottega del centrodestra, dato il modo in cui arrampica sugli specchi pur di giustificare il comportamento di Razza e soci. Decida dunque: sta con l'elite o con i marsalesi? Il Sindaco, in questa come in altre vicende, sta scavando un enorme fossato tra noi (i cittadini) e loro (quelli che governano). E non gli è chiaro che una cosa è fare politica, e un'altra cosa è fare il Sindaco, e che non funziona, per chi amministra, il vittimismo, nè la propaganda, perchè è un copione che può durare un mese, un anno, poi la gente si stanca. E' troppo semplice scappare dal contraddittorio, e dire a favore di smartphone, sulla vicenda del padiglione Covid: "Non avete capito, i lavori ancora devono cominciare". Perchè abbiamo capito benissimo, invece. Ed è stata spacciata da inaugurazione dei lavori e "posa della prima pietra" un'operazione da cinegiornale. Se non si ci fossimo stati noi di Tp24 a scoperchiare la vicenda tutto sarebbe passato in cavalleria.
E quindi non ha senso sentirsi aggrediti, cercare alibi, delegare ad altri. Bisogna dire solo: "Abbiamo sbagliato, chiediamo scusa".
Giacomo Di Girolamo