Il "palazzaccio" di Via Garraffa, a Marsala, è stato realizzato anche grazie ad un finanziamento pubblico, tramite fondi comunitari dedicati al recupero dei centri storici. Ma già nel 2018 il Comune aveva diffidato la ditta a sospendere i lavori. Sono altri particolari che emergono dalla vicenda sollevata da Tp24 sul nuovo palazzo che sorge nel centro di Marsala.
Emergono altri particolari nella vicenda del palazzo con facciata in marmo e vetri di via Garraffa, accanto la barocca ex chiesa del Purgatorio e di fronte al fossato con resti dell’antica Marsala. Una vicenda per la quale l’ufficio tecnico del Comune, diretto dall’ingegnere Mezzapelle, e i vigili urbani stanno indagando. Obiettivo: scoprire come sia stato possibile che un edificio in stile "moderno" sia potuto venire alla luce in pieno centro storico. Un vero “pugno nell’occhio” in quel contesto architettonico. Emerge che l’edificio per come realizzato sarebbe in difformità dal progetto approvato dal Comune. Questo, infatti, prevedeva la conformità al contesto storico-architettonico e infissi di diversa natura. A cominciare dal portone d’ingresso, che doveva essere in legno.
L’immobile è di proprietà di Paolo Laudicina, titolare della “Fatima srl”, mentre il progetto è stato redatto dagli architetti Giovanni Cammarata (tecnico storico di Michele Licata) e Andrea Pellegrino.
L’iter per la costruzione inizia nel 2017, quando viene presentata richiesta di concessione edilizia per la ristrutturazione di un vecchio immobile.
I lavori, finalizzati alla realizzazione di una struttura ricettiva, vengono finanziati nell’ambito del Por Sicilia. Iniziano i lavori, ma il Comune chiede altri documenti per integrare la pratica della concessione. Non tutti i documenti richiesti, però, a quanto pare, vengono presentati. E nel 2018, il Comune invia una diffida a sospendere i lavori. Ma i lavori proseguono ugualmente e nelle more viene anche acquistato e inglobato un edificio attiguo. Vengono presentate varianti in corso d’opera e “Scia”, non tenendo conto della diffida del Comune a sospendere i lavori. Nel 2019, inoltre, entra in vigore una nuova normativa che impone la richiesta del nulla-osta, ai fini architettonici, della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali. Ma non si ha notizia di una tale richiesta. Intanto, l’eventuale mancato rispetto del progetto approvato dal Comune potrebbe anche avere come conseguenza la revoca del finanziamento pubblico Por Sicilia. E per cercare di salvare capre e cavoli, proprietario e tecnici si sono rivolti all’avvocato amministrativista Salvatore Giacalone.