Assolto in primo grado e adesso anche in Appello.
Lui è Lillo Giambalvo, il discusso ex consigliere comunale di Castelvetrano conosciuto per quelle intercettazioni in cui diceva che si sarebbe fatto 30 anni di galera per nascondere Messina Denaro.
Ma anche che, se fosse stato al posto del boss, non avrebbe esitato ad uccidere uno dei figli di Lorenzo Cimarosa, il collaboratore di giustizia che aveva cominciato a dare il suo contributo contro la cosca.
Alla base di questa seconda assoluzione, per altro, ci sarebbe proprio l’inutilizzabilità delle propalazioni di Cimarosa (defunto nel 2017).
Giambalvo era stato arrestato nel 2014 per associazione mafiosa, nell’operazione “Eden 2”. Dopo l’assoluzione in primo grado era tornato in consiglio comunale, accendendo quella miccia che poi ha portato allo scioglimento del comune.
La procura aveva fatto ricorso in Appello, chiedendo 8 anni di reclusione (in primo grado la DDA ne aveva chiesti 10), ma la IV sezione della Corte d’Appello di Palermo lo ha assolto.
Intanto, commentando la notizia su facebook, decine di suoi amici gli hanno fatto gli auguri (ai quali lui ha risposto con un cuoricino).
Ma quando qualcuno gli ha invece rinfacciato il contenuto delle sue intercettazioni, lui ha risposto sottolineando l’importanza di “credere alla magistratura”.
Nella discussione è intervenuto anche Giuseppe Cimarosa, il figlio del collaboratore che Giambalvo avrebbe voluto uccidere se si fosse trovato al posto di Matteo Messina Denaro:
“Lillo Giambalvo, ma mi faccia capire! Ha pure il coraggio di parlare?? Lo chieda a me a cosa credo? Credo nelle parole che sono uscite dalla sua bocca, dove dice che avrebbero dovuto uccidermi per mettere a tacere mio padre! Nega anche questo o adesso almeno vuole pormi le sue scuse ufficiali?”
Al momento in cui scriviamo, le scuse non sono arrivate.
Intanto a Giuseppe Cimarosa abbiamo chiesto un commento su questa assoluzione, che certamente non cancella quelle terribili intercettazioni. Ci ha risposto così:
“Per me questa assoluzione non ha nessun valore. Anche se non ci sono rilevanze penali, le sue orrende affermazioni rimangono gravissime. Una vittoria sul piano legale non purifica sul piano morale. Non può mai essere una brava persona uno che augura la morte del figlio di un collaboratore di giustizia solo perché ha intaccato il sistema del suo amatissimo Matteo Messina Denaro. Ancora di più ai miei occhi, visto che quel figlio sarei io! Adesso comunque da uomo libero avrà il tempo di dedicare davvero trent’anni e anche più al suo amichetto di caccia augurandogli però che tra una lepre e l’altra, le prede possano diventare loro, finendo catturati dallo Stato.”
Egidio Morici