“Si sono appropriati di somme concesse a titolo di contributi ai gruppi parlamentari, recando un danno all’immagine” dell’Assemblea Regionale Siciliana “certamente non trascurabile, anche per via del ruolo di presidente rivestito da ciascuno in seno al gruppo di appartenenza”.
Sono lapidarie le espressioni utilizzate dai giudici della terza sezione del tribunale di Palermo nelle motivazioni della sentenza sulle “spese pazze” all’Ars che ha visto condannati ex parlamentari regionali. Tra questi ci sono due volti noti della provincia di Trapani.Giulia Adamo, ex sindaco di Marsala, condannata a 3 anni e mezzo, e Livio Marrocco, ex deputato regionale trapanese, condannato a 3 anni. Insieme a loro i giudici hanno condannato Salvo Pogliese a 4 anni e 3 mesi, Cataldo Fiorenza a 3 anni e 8 mesi, Rudy Maira a 4 anni e mezzo (pena più pesante rispetto ai 3 anni e mezzo chiesta dai Pm). Unico assolto l’ex deputato Titti Bufardeci.
Il collegio presieduto da Fabrizio La Cascia, con giudici a latere Daniela Vascellaro e Elisabetta Stampacchia, hanno dato seguito alle indagini coondotte dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Laura Siani, prematuramente scomparsa qualche mese fa, assieme ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Indagini che coinvolsero un’ottantina di persone tra onorevoli e dipendenti passando al setaccio le spese dei capigruppo in carica dal 2008 al 2012.
In questi anni ci sono state sentenze di condanna da parte della Corte dei Conti, che ha inflitto agli ex onorevoli il pagamento di laute somme come risarcimento per le “spese pazze”, Adamo ad esempio deve dare 180 mila euro. Il percorso seguito dalla giustizia contabile è stato parallelo, ma più spedito della giustizia ordinaria, e ha visto già emettere condanne definitive.
Anche per i giudici di primo grado del Tribunale di Palermo cravatte, spese, cene, regali, erano spese personali, ingiustificate e che poco c’azzeccavano con la rappresentanza politica. Anche in un parlamento regionale, quello siciliano, che ha sempre avuto regole elastiche e generose sulle spese per i gruppi parlamentari.
I giudici, nelle motivazioni della sentenza di condanna, parlano di “disvalore delle condotte degli imputati, oltre che apprezzabile in termini di danno patrimoniale alle casse dell’Erario come rilevato nel corso dei giudizi di responsabilità contabile, conclusisi con sentenza di condanna, è stato anche e soprattutto di ordine morale, essendo stato leso il prestigio e l’immagine dell’Ars, la quale è bene ricordare in virtù della sua storia e del particolare stato legislativo di cui gode, è l’unica assemblea regionale all’interno dello Stato Italiano i cui componenti sono definiti deputati, al pari di quelli nazionali”.
Tornando alle spese, nel carrello di Giulia Adamo c’erano liquori e vini pagati 1600 euro, la famosa borsa Luis Vuitton costata 440 euro, cravatte e carrè di seta Hermes da 1.320 euro, una borsa Bagagli da 145 euro. Tutti acquisti “estranei all’attività parlamentare” e privi di “giustificazione contabile coerente con la finalità per cui era stato concesso il contributo”, scrivono i giudici. Su Adamo, la cui condanna le ha fatto perdere il treno per la candidatura alle amministrative di Marsala, ci sono due episodi singolari.
Uno riguarda la festa in casa dei suoceri del deputato Aricò “dove era stata organizzato su input del presidente della Regione Lombardo una sorta di festa di riconciliazione dopo alcuni contrasti politici che avevano caratterizzato quel periodo. A tale evento avevano partecipato numerosi onorevoli e lo stesso presidente della Regione”. Per ringraziarli Adamo regalò un portafogli Luis Vuitton. Una circostanza che i giudici hanno fatto passare, perchè, seppure si era trattato di un evento conviviale era stato organizzato per “ragioni politiche interne” e se avessero dovuto affittare un locale, gli sarebbe costato molto di più. C’è poi anche il regalo a Gianfranco Miccichè, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, 300 euro in bottiglie di vino. Ma questa circostanza è stata smentita. Non poteva essere un regalo per l’attuale presidente dell’Ars: lo scontrino era datato 29 aprile, Miccichè compie gli anni il primo aprile.
Per l’altro trapanese, Livio Marrocco, sono state ritenute legittime le spese per l’evento organizzato il 19 luglio 2012, all’hotel Villa Igiea, al quale era presente l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini, ritenute spese di rappresentanza e in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio.
Non ammessi invece i 1600 euro per regali vari, come agendine, e l’acquisto di periodici e fumetti Diabolik. Spese “palesemente estranee alla finalità per cui contributi erano stati concessi al gruppo e al presidente le cui giustificazioni sono stata a dir poco superficiali e poco pertinenti”.