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03/01/2021 20:00:00

Giustizia, addio agli “omissis”: in Sicilia il CGA sceglie gli pseudonimi

 Sentenze con nomi di fantasia al posto degli omissis: è l'innovazione giudiziaria - per evitare di incorrere nella violazione della privacy e rendere più comprensibile il testo delle sentenze - avviata dal Consiglio di giustizia amministrativa (Cga), l'equivalente del Consiglio di Stato per la Sicilia.

È frequente in liti che coinvolgono interessi o dati sensibili la necessità di oscurare nomi e altri elementi di riferimento come quelli geografici, ma, scrivono i giudici nella deliberazione numero 1134 del 2020, il risultato è spesso una sentenza densa di omissis o iniziali dei nomi e dei cognomi che rendono complicata la comprensione del contenzioso trattato.

Di qui la soluzione: sostituire omissis e iniziali con pseudonimi, nomi di assoluta fantasia. In questo modo - riporta il SecoloXIX - esisterà un testo originale della sentenza a disposizione delle parti interessate, che riporterà nomi, indirizzi e termini assolutamente autentici. Ma ci sarà anche una sentenza dello stesso contenuto, ma con nomi di fantasia, utilizzabile per la diffusione sulla stampa, per gli archivi digitali o per ricerche di approfondimento.

Nel caso specifico, deciso dal Cga della Sicilia, presidente Rosanna De Nictolis e relatore Carlo Modica De Mohac, si trattava dell'ipotesi di infiltrazioni mafiose attuate con assunzione di dipendenti, rapporti commerciali tra famiglie e imprenditori, spesso con lo stesso cognome: se il testo fosse stato ripulito secondo le usuali tecniche vi sarebbe stato un susseguirsi di "omissis" o di iniziali di nomi.

I giudici, invece, questa volta, prima di entrare nel merito hanno introdotto i personaggi e gli interpreti del caso, come nei vecchi libri o nei libretti d'opera, assegnando loro dei nomi di fantasia. Così nella sentenza il Cga Sicilia parla delle vicende di Giovanni Bianchi, Antonio Neri, Concetta Rossi, Gaetano Rossi, Salvatore Rossi e delle società Immobiliare Bianchi e Bianchi bis, e così via.

Il risultato è, secondo i giudici, più efficace perché consente di comprendere i rapporti intercorsi, le amicizie, le intese commerciali tra i vari soggetti e i loro comportamenti. "La semplice (e sola) sostituzione dei nomi delle persone - spiega il Cga - con l'espressione 'omissis' o con sostantivi indicativi della posizione processuale di queste ultime (l'attore, il convenuto, il ricorrente, il resistente, l'appellante, il ricorrente incidentale e altro), o ancora con le semplici iniziali dei nomi e dei cognomi, rende la sentenza difficilmente leggibile e comprensibile, se non addirittura ostica".

E inoltre "talvolta può costituire un rimedio inidoneo a raggiungere l'obiettivo, come nel caso in cui si usino le iniziali del nome e del cognome, specie nei centri urbani meno popolosi, dove - sottolinea il Gca - l'espediente non scongiura di certo il riconoscimento delle persone". Mentre, osservano i giudici, l'uso di pseudonimi, segni grafici o espressioni letterali in sostituzione dei nomi delle parti processuali o dei soggetti comunque coinvolti nel giudizio, non è espressamente vietato dalla normativa sulla privacy". Nel caso in questione si parlava del ricorso di un imprenditore che chiedeva di sospendere un'interdizione antimafia emessa da una prefettura all''Immobiliare Bianchi' dopo che il titolare, 'Giovanni Bianchi', ha assunto come segretaria 'Concetta Rossi', nipote del capomafia 'Salvatore Rossi', condannato a più di dieci ergastoli e figlia di 'Gaetano Rossi', fratello del boss.

Inoltre, scrivono i giudici, 'Giovanni Bianchi' avrebbe "intrattenuto relazioni d'affari con il pregiudicato 'Antonio Neri". Il Cga ha rigettato il ricorso e condannato l'imprenditore 'Giovanni Bianchi' al pagamento delle spese, che saranno sostenute dal vero ricorrente e non dal suo pseudonimo.



Native | 2024-07-16 09:00:00
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