Il Covid uccide, anche indirettamente. Anche quando non c’è. E la testimonianza che oggi pubblichiamo racconta di una vita spezzata nell’ambito di un’emergenza sanitaria che penalizza anche chi il Covid non ce l’ha.
E’ la storia di un uomo morto dopo un aneurisma, è una storia di ritardi, di attese inspiegabili, di un tampone molecolare positivo ma a quanto pare sbagliato. La testimonianza che ci arriva è del signor Filippo Rallo, che alla nostra redazione ha raccontato le fasi convulse degli ultimi giorni di vita del signor Pietro Ferro, di Marsala.
Egr. Direttore , desideravo portare a conoscenza dell’opinione pubblica, tramite la sua testata giornalistica che tanto eco riscuote nella nostra provincia, che si può’ morire anche a causa di un tampone molecolare errato.
E precisamente , una decina di giorni fa verso le h. 08:00 Pietro si trova in un bar di Mazara del Vallo per lavoro assieme a due suoi colleghi quando improvvisamente si sente male e viene accompagnato immediatamente al pronto soccorso dell’ospedale della stessa città. Viene diagnosticato un aneurisma, il paziente sempre cosciente attende l’arrivo della moglie e dei figli da Marsala e prima di essere sedato è lui stesso a riferire loro di attenderlo in sala di aspetto che presto avrebbero fatto ritorno a casa, pertanto si presume che il danno non possa essere irreparabile.
Dopo aver sistemato tutta la parte burocratica, verso le h. 10.30 parte l’ambulanza direzione Palermo ospedale Villa Sofia , sennonché arriva il contrordine che deve rientrare immediatamente a Mazara in quanto il paziente risulta essere positivo al Covid. Alla domanda del perché non si fosse provveduto prima di far partire il mezzo ci viene risposto che il risultato del tampone molecolare doveva pervenire da Marsala (non si capisce la motivazione…) e che si sarebbe provveduto a trasferire il paziente in un reparto covid.
Intanto i minuti e le ore preziose passano inesorabili, e questi rimane parcheggiato nell’atrio del pronto soccorso all’interno di un’ambulanza in attesa che si riesca a trovare un ospedale con reparto Covid (veniva sanificato tutto il pronto soccorso e le zone dove era transitato il paziente). Finalmente attorno alle h.13:00 arriva l’ok del Civico di Palermo, solo che considerato che la situazione stava precipitando, bisognava attendere l’arrivo dell’elisoccorso impegnato in altra operazione ad Ustica. Sempre alla domanda del come mai non si fosse fatto intervenire prima con non poca arroganza ci veniva risposto (da un infermiere) che “era occupato e che i costi di questi interventi sono troppo esosi”: come se la vita di una persona si possa paragonare al dio denaro, (e’ evidente che in mezzo a tanti angeli/eroi ve ne fosse qualcuno imbecille ….).
Attorno alle h.15:00 arriva l’elisoccorso e verso le h.20:00 Pietro finalmente entra in sala operatoria, l’intervento a detta dei medici sembra essere andato bene solo che bisognava tenere Pietro in coma farmacologico e attendere sperando che (considerato il tempo trascorso) non ci fossero stati danni irreparabili e che l’emorragia non si fosse profusa al cervello. Uno dei medici confida al figlio che chiunque arrivi dalla provincia di Trapani con tali problematiche ha una percentuale molto più bassa di salvare la pelle rispetto a chi arrivi da Palermo o zone limitrofe in quanto in questi casi estremi bisogna intervenire prima possibile…
Il giorno dopo, dietro insistenza dei familiari (tutti negativi) vengono ripetuti 3 tamponi a Pietro e, ironia della sorte, risultano essere tutti e 3 negativi. Di questo errore umano se accertato qualcuno ne dovrà rispondere nelle sedi preposte, chi ci garantisce che a causa di questa negligenza Pietro non si poteva salvare?
Infatti Pietro non uscirà piu dal coma e dopo 11 lunghissimi giorni di agonia per lui e per i familiari cessa di battere il cuore di un uomo nel pieno della sua attività lavorativa, familiare e sociale.
Se ne era andato Pietro Ferro (Pitrino per gli amici) persona di un'intelligenza raffinata, con grande senso dell’umorismo, di umanità e di spirito di sacrificio innato.
Ed è per questo, affinché non si ripeta un altro caso simile, che preghiamo chi ci amministra di interessarsi al fine di poter fare in modo che in uno dei 5 ospedali della nostra provincia possa domani sorgere un reparto dedicato a tali problematiche, perché chiunque di noi (nessuno escluso) potrebbe vivere un’esperienza simile a quella di Pietro e dei suoi familiari.
Buon viaggio capitano , siamo certi che anche lassù sarai imbattibile con la tua canna da pesca…