Sono arrivati a Mazara i 18 pescatori che sono rimasti prigionieri in Libia per 108 giorni. E' oggi Natale a Mazara del Vallo.
12,00 - "Non lo sapevate, ma non eravate soli. Vi abbiamo pensato ogni giorno. Le vostre mogli, i vostri figli, le vostre madri hanno fatto cose inimmaginabili per farvi tornare a casa". Con queste parole il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, ha accolto sulla banchina del porto i 18 pescatori tornati questa mattina dalla Libia, dove sono rimasti prigionieri per 108 giorni. Con il sindaco anche il prefetto di Trapani Tommaso Ricciardi. Dopo lo sbarco dei pescatori sono state liberate 18 colombe bianche.
I pescatori dopo essere scesi dai pescherecci Medinea e Antartide sono stati sottoposti a test rapido anti-Covid che ha dato esito negativo per tutti e hanno potuto riabbracciare i familiari. Un momento di grande emozione.
11,20 - Sono tutti negativi al test anti-Covid i 18 pescatori di Mazara tornati oggi in città dopo aver trascorso 108 giorni prigionieri in Libia. I pescatori possono riabbracciare i propri cari. E' un momento molto emozionante per le famiglie dei 18 pescatori che in questi mesi hanno messo a ferro e fuoco un Paese per poterli riportare a casa. Proteste non solo a Mazara ma anche a Roma, Palermo, con le famiglie dei pescatori che hanno raccolto la solidarietà di tutte le marinerie italiane.
10,30 - Hanno toccato terra, sono sbarcati i pescatori al porto di Mazara dove ad attenderli c'erano i familiari e tutta la città. I due pescherecci Medinea e Antartide sono adesso ormeggiati al porto nuovo di Mazara del Vallo e i 18 pescatori stanno effettuando i test anti-covid come previsto. Se negativi potranno riabbracciare i propri cari subito al porto. Se qualcuno dovesse essere positivo al Covid verranno tutti accompagnati presso le proprie abitazioni per la quarantena. Ci si augura ovviamente, che i pescatori possano da subito riabbracciare i propri cari che li stanno aspettando al porto sotto la pioggia assieme a centinaia di persone.
10,15 - Sono arrivati al porto di Mazara i due pescherecci Antartide e Medinea, accompagnati dalla guardia costiera. Hanno fatto l'ingresso in porto con il sottofondo delle le trombe delle altre imbarcazioni ormeggiate.
10,00 - Si vedono. Sono a poche miglia dalla costa i pescherecci Antartide e Medinea con a bordo i 18 pescatori tornati liberi dopo 108 giorni di prigionia in Libia.
I due pescherecci attraccheranno al Porto Nuovo di Mazara tra circa un'ora. Una volta attraccati salirà a pordo del personale sanitario per i controlli di routine, poi in un gazebo i pescatori saranno sottoposti a tampone rapido e molecolare. Poi potranno riabbracciare i familiari che sono già in attesa al porto da ore.
6,00 - E’ il giorno della festa a Mazara del Vallo. E’ il giorno del ritorno dei 18 pescatori tornati liberi dopo 108 giorni di prigionia a Bengasi. E’ il giorno in cui potranno riabbracciare i familiari che in questi mesi hanno sperato, pianto, protestato, urlato, per riportare a casa i marittimi.
I pescherecci Medinea e Antartide arriveranno nel porto di Mazara oggi in mattinata, per l'occasione la Capitaneria di Porto ha deciso di interdire la navigazione nel bacino portuale a tutte le imbarcazioni sia da pesca che da diporto.
Anche i pescatori, partiti due giorni fa dal porto di Bengasi con gli stessi pescherecci che erano stati sequestrati, dovranno sottoporsi ai controlli sanitari anti-Covid. Saranno infatti sottoposti a test anti-covid una volta arrivati in porto. Si attenderà l'esito del tampone rapido e se sarà per tutti negativo allora i pescatori potranno riabbracciare i propri cari. Se anche solo uno di loro dovesse risultare positivo allora verranno messi tutti su un autobus e portati ciascuno nelle proprie abitazioni dove trascorreranno la quarantena.
Ma in ogni caso ad attendere i pescatori al porto ci saranno i familiari che per più di tre mesi hanno tenuto alta l’attenzione sui marittimi prigionieri del governo di Haftar.
Mogli, madri, figli, delusi però per l’insufficiente e tardiva attività del governo italiano per riportare presto a casa i marittimi.
“Il Governo si è mosso tardi. Non lo ringrazio. Non voglio ascoltare Di Maio”. Cristina Amabilino, una delle donne coraggio, moglie di uno dei 18 pescatori di Mazara, non vuole “rovinare” il momento di felicità per la liberazione del marito.
E così, lei che è stata tra le portavoci dei familiari dei pescatori sequestrati in Libia, ha disertato l'incontro in videoconferenza tra i familiari e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio fissato per ieri. “L'ho invitato diverse volte, ma non ha mai partecipato. Non lo voglio ascoltare, il governo si è mosso tardi”, dice la signora Cristina la vigilia del ritorno a casa di suo marito con gli altri 17 pescatori.
In questi giorni di gioia però vengono fuori molti aspetti di questi 108 giorni di prigionia. "Il giorno dopo il sequestro dei pescherecci ho ricevuto una foto di mio marito e ho visto che aveva l'occhio destro semichiuso e la guancia arrossata, segno che aveva subito violenze". Dice Marika Calandrino, moglie di Giacomo Giacalone, marinaio trentatreenne del peschereccio Anna Madre sfuggito al sequestro.
La donna ha sentito il marito il 13 novembre e nei giorni scorsi, ma della questione non hanno mai parlato: "Tra di noi - spiega Marika - esiste un codice di comunicazione tutto nostro. Quando gli ho chiesto come stava, mi ha risposto dicendo che è 'come quando ti schiaccio l'occhio, e cioè non posso parlare'. Questo, nel nostro linguaggio significa 'ora sto bene ma prima no'".
"Abbiamo cambiato quattro prigioni. Ce la siamo vista brutta. Abbiamo avuto paura". Dice invece Pietro Marrone, comandante del peschereccio Medinea. "In questi 108 giorni le condizioni di vita erano sempre più difficili. L'ultimo carcere dove siamo stati era al buio, ci portavano il cibo con i contenitori di metallo. È stato davvero molto complicato: accendevano e spegnevano le luci, a loro piacimento".
Nel frattempo Musumeci ha scritto al premier Conte, per sollecitare un’azione politica affinchè non si verifichino più episodi del genere.
“Non c’è più tempo da perdere: la dolorosa vicenda, a lieto fine, del sequestro dei pescatori siciliani da parte delle autorità libiche impone, in termini ormai non più procrastinabili, una decisa azione politica e diplomatica del governo italiano in sede internazionale”.
Lo scrive il governatore della Sicilia Nello Musumeci in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ricordando come “da oltre mezzo secolo i nostri pescherecci vanno a lavorare nel mare Mediterraneo mettendo a rischio la propria sicurezza e, per ben tre volte, pagando con la vita le aggressioni delle motovedette tunisine e libiche”.
Secondo il presidente della Regione Siciliana “va definita una volta per tutte sia la delimitazione del cosiddetto Mammellone, nel mare antistante la Tunisia, sia la Zona economica esclusiva che la Libia ha spostato arbitrariamente oltre 65 miglia in avanti. Pretese insostenibili, che finiscono per colpire solo la marineria isolana, sempre più vittima di angherie e soprusi da parte dei due Paesi nordafricani”.
Nella sua lettera al premier, Musumeci ha sottolineato “la necessità che Conte chieda all’Unione europea di smetterla di girarsi dall’altra parte e di intervenire finalmente, in maniera risoluta, con un efficace ruolo di mediazione. I nostri pescatori - conclude Musumeci - sono stanchi di essere considerati pirati nel loro mare”.