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16/12/2020 06:00:00

Lo sguardo di chi legge il mondo. Intervista ad Alessandro Cutrona

di Marco Marino

Che la lettura sia un’irrinunciabile esperienza dell’intelletto, è un dato di fatto. Che la letteratura sia il principale spazio – fisico e spirituale – dell’umana possibilità, è una certezza. Ma entrambe queste convinzioni negli anni si sono vestite di una pesante retorica, di un grave fardello di luoghi comuni. Un interessante saggio di Alessandro Cutrona, Questione di sguardi. Il punto di vista e la narrazione (il Palindromo), ci aiuta con enorme efficacia a toglierci di dosso molti di questi luoghi comuni e a entrare in profondità nei gangli della narrazione, a scoprirne i meccanismi, le sequenze e i ritmi.

Abbiamo voluto chiedere ad Alessandro Cutrona, dottorando di ricerca presso l'Università degli Studi di Enna "Kore", di anticiparci qualcosa del suo lavoro.

Quando hai capito, quando hai sentito che la tua passione per la lettura, per la letteratura, dovesse diventare anche il tuo impegno di studi, di vita?

All’università, quando ho cominciato a seguire i primi corsi di letteratura e di critica.

E adesso che per te la letteratura è diventata un campo di studio, è in qualche modo diminuita la tua passione per la lettura?

No, lo studio e la ricerca hanno acuito la mia curiosità e passione per la lettura.

La nostra è l'epoca della pluralità, dell'antidogmatismo, degli sconfinamenti, eppure la dimensione intellettuale in cui spesso ci ritroviamo a vivere non è una dimensione intellettuale che abbonda di punti di vista nuovi, di prospettive inedite. Sembra che alla possibilità di avere molti più punti di vista di prima corrisponda una riduzione di questi. Come se l'estrema possibilità di averne, riducesse il desiderio di maturarli.

Una pluralità di sguardi può aiutare a cogliere aspetti inediti, ma quello che più conta è il non soffermarsi alla superfice delle cose. Un fatto che ormai diamo per assodato da un’altra prospettiva può cambiare del tutto. Raffaele La Capria ne Lo stile dell’anatra ci insegna proprio questo. “Tempus fugit”, oggi più che mai nell’ipermedialità quotidiana, ma ogni tanto ricordiamoci di praticare “l’elogio dell’indugio” profetizzato da Umberto Eco.

Potresti consigliarci due opere letterarie che negli ultimi hanno offerto un nuovo punto di vista sul mondo?

Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, pubblicato nel 1985 ma portato alla ribalta dalla serie tv omonima e Due vite di Emanuele Trevi. In queste due letture ho trovato punti di vista originali sulle storie, sul ricordo e sul senso di appartenenza delle nostre esistenze.

Oggi possiamo dire, senza incorrere nell'eresia, che una stagione di Better Call Saul, dell'Amica geniale, viene percepita o ha lo stesso valore letterario di un romanzo di Dostoevskij?

Il rapporto tra letteratura e serialità non è qualcosa di nuovo, si pensi per esempio a Dumas, a Collodi; questo legame con il tempo si è rafforzato e le odierne narrazioni seriali hanno quasi sempre una matrice letteraria: House of cards, Il trono di spade, Normal people, Olive Kitteridge, L’amica geniale, Il commissario Montalbano. Ci sono grandi narrazioni seriali che ormai potremmo definire dei classici e non hanno nulla da invidiare ai grandi romanzi, sia per la qualità produttiva sia per la sapienza dietro a certe sceneggiature. L’originalità di alcune storie per mezzo di ampie architetture di trame e intrecci indicano uno sperimentalismo piuttosto interessante.

Secondo te, perché la malia della narrazione letteraria continua ad affascinare nonostante la multimedialità del nostro mondo? Perché un libro come I leoni di Sicilia riesce ancora a vendere centinaia di migliaia di copie e ad appassionare centinaia di migliaia di persone, pur non essendo una serie tv di Netflix?

Da sempre le storie di finzione ci “aiutano a vivere”, ci proiettano in altri mondi e ci fanno stare bene. La lettura non è mero intrattenimento, ma qualcosa di più complesso. Oggi è mutato il modo di ricezione e fruizione di un racconto, non il suo fascino. Il successo de I leoni di Sicilia lo si deve senza dubbio ad un’appassionate narrazione di una storia familiare.

- Alessandro Cutrona, Questione di sguardi. Il punto di vista e la narrazione, il Palindromo, Palermo 2020, pp.240, 13€