Biagio Valenti, medico e rappresentante dello Snami, il sindacato che unisce i medici di base nel nostro Paese. Siete un po’ la trincea nell’affrontare l’emergenza Coronavirus, la medicina del territorio quella più vicina alle persone, che andrebbe potenziata, in realtà accade che siamo costretti a vedere scelte un po’ schizofreniche dell’autorità sanitaria, l’Asp come la Regione. Da tempo, ad esempio, esiste un accordo con i medici di base per poter fare loro i tamponi e curare i pazienti a casa, questo permetterebbe un miglior tracciamento. Chi conosce meglio i propri pazienti del medico di base, e comporterebbe uno sgravio sugli ospedali. Ma c’è anche un’altra emergenza quella del vaccino influenzale. Ci sono tantissime segnalazioni che ci dicono che i vaccini negli ambulatori dei medici non arrivano. Valenti, che sta succedendo?
La Regione aveva pensato bene di iniziare la campagna di vaccinazione con un mese di anticipo rispetto agli altri anni e noi avevamo iniziato il 5 di ottobre, e così evitare l’assembramento negli ambulatori e soprattutto evitare la coincidenza con l’arrivo dell’influenza nei mesi di gennaio/febbraio, con la pandemia da Coronavirus. Avere vaccinato un maggior numero di pazienti sarebbe stata una cosa di buon senso. Invece è accaduto che ai primi di ottobre ci hanno dato un numero esiguo di vaccini, soprattutto il Fluad per i pazienti anziani e un numero limitato per le persone con età inferiore ai 65 anni. Io ho ricevuto ai primi di ottobre 72 Fluad e 50 Vaxigrip, altri miei colleghi ancora meno. Poi il Vaxigrip sia pure a poco a poco è arrivato, del Fluad non ne abbiamo saputo più nulla. Ho chiamato il dipartimento il 31 di ottobre e non ho avuto nessuna risposta. Successivamente, riceviamo una lettera, quasi di minacce dal dipartimento, con la quale si chiede un elenco di pazienti a rischio, anticipando che comunque i vaccini non sarebbero stati disponibili per tutti e minacciando i medici di fare la verifica sulla gente che veniva proposta per la vaccinazione. Un ribaltamento della frittata irresponsabile e poco corretto, per non dire altro.
Valenti, i vaccini li compra l’Asp e li fornisce ai medici?
Esatto, li acquista l’Asp e li fornisce ai medici di medicina generale.
E' vero che il vaccino va fatto presto perché sia realmente efficace?
Questo è vero ma da noi l’influenza arriva abitualmente nel mese di gennaio, quindi un mese di anticipo, fare il vaccino a novembre o ai primi di dicembre non è un’idea affatto peregrina per evitare che ci possa essere un’attenuazione della risposta immunitaria nel mese di aprile, perché a volte l’influenza dura fino ad aprile. Il problema di fondo è che abbiamo perso un’occasione per riuscire a vaccinare più gente possibile, per evitare le difficoltà enormi che intravedo con la terza ondata del Covid. Di questo ho avvisato il sindaco Massimo Grillo perché è giusto che, lui da responsabile della sanità pubblica deve sapere che l’Asp non dà risposte e non dà informazioni sulle difficoltà che ci sarebbero state nelle settimane avvenire. Per esempio, se ci avessero detto che il Fluad non sarebbe arrivato più, noi avremmo potuto anche riservare una quota di vaccini che si usano per i pazienti più giovani anche per pazienti più a rischio e con un’età più elevata.
Dottore Valenti, si torna a parlare di medicina del territorio ora che è scoppiata la pandemia. Ma non ci dovrebbe essere un maggiore raccordo tra la medicina del territorio e il presidio sanitario locale?
Assolutamente, sarebbe auspicabile. La medicina del territorio non ha avuto attenzioni fino ad oggi. La nostra concezione è ospedalo-centrica, tutto ruota attorno all’ospedale. In realtà, solo attraverso il potenziamento della medicina del territorio, per quel che riguarda la prevenzione e la intercettazione precoce delle malattie è possibile prevenire l’ingolfamento degli ospedali. La medicina del territorio è stata gravata di fare i tamponi rapidi, per la verità come sindacato pensavamo che era più logico che questi tamponi rapidi li facessero i laboratori di analisi, per evitare le difficoltà logistiche che già stiamo vivendo, con la mancanza di locali idonei e soprattutto dei dispositivi di protezione individuale, e un corso di formazione per la vestizione e svestizione e il percorso sporco-pulito. Credo che anche negli ospedali i colleghi sono stati presi alla sprovvista. Non so quanti di loro avevano competenze nella gestione dell’epidemia. A me risulta che i reparti di anestesia non avevano competenze specifiche e si sono formati sul campo. Sono 251 ad oggi i medici che ci hanno rimesso la pelle tra ospedalieri e medici di medicina generale, che hanno pagato con la vita il prezzo dell’attaccamento al dovere. Noi vorremmo agire protetti, in locali sicuri o con la tecnica del drive in, che dà maggiori garanzie per evitare una infezione. Se un medico di famiglia si ammala, si mette in quarantena e si blocca tutto il sistema. Sarebbe stato opportuno intanto che l’avessero fatto i laboratori di analisi ma se dobbiamo farlo noi lo facciano, ma con le dovute protezioni e garanzie.